1.05.2014

La risposta al conflitto trans-nazionale iracheno sia di recupero verità storiche e rilancio opzione politico-nonviolenta

Da oltre 48 ore le città di Fallujia e Ramadi nell'Iraq occidentale non son più sotto il controllo della autorità di Bagdad. Forse non son sotto il controllo di altro che non siano bande di criminali senza scrupoli e senza obiettivi politici arricchitisi grazie al commercio e al sostegno di alcuni governi della regione da troppi intenti in una guerra per procura per l'egemonia della regione mascherata da conflitto etnico-religioso.

Gli ultimi sviluppi della guerra in Siria, con la parcellizzazione delle fazioni in conflitto, hanno creato una zona di nessuno che lega ampie parti di Iraq, Giordania e Siria in una deserto di legalità fertile per ogni tipo di violenze e commerci e par difficile non imputarle all'invasione dell'Iraq del 2003.

A poco più di due settimane dalla Conferenza cosiddetta Ginevra 2 che dovrà riunire in summit tutti gli attori del conflitto siriano per la ricerca di una soluzione politica a un conflitto sempre più regionale, occorre che prima di avviare qualsiasi processo negoziale a 360 gradi la comunità internazionale si interroghi sulle ragioni per cui là dove gli 'occidentali' avrebbero dovuto esser salutati come liberatori oggi regna la violenza e il caos istituzionale.

Il Partito Radicale è pronto a contribuire a questo processo con delle proposte che, facendo tesoro di quanto accaduto oltre 10 anni fa tra Washington e Londra, con l'attivo sostegno di Roma e Tripoli, contro la possibilità di 'sbarazzarsi' di Saddam Hussein col suo esilio, vogliono creare le condizioni normative e generali necessarie perché l'opzione politica, e nonviolenta, possa esser perseguita anche in un contesto come quello mesopotamico che sembra essere destinato a restare l'infermo di queste ore.

Nei prossimi giorni verrà lanciata un'iniziativa ad hoc sulla base del materiale raccolto a questo sito.

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