Spero
che domani, quando la Camera prenderà di nuovo in considerazione il
decreto sulle missioni internazionali, vi sarà qualcuno, magari di
quelli che ritengono che i militari italiani siano in Afghanistan a fare
la guerra, che trovi il modo di chiedere formalmente al Governo Letta
di farsi promotore di un'iniziative in discontinuità cogli anni passati
in merito alla confisca dell'oppio afgano.
In queste ore infatti, tra i tanti drammi che vivono i filippini a seguito del tifone Haiyan, vi è anche quello dello scarso accesso agli analgesici. Se solo si volesse molto del raccolto di oppio sequestrato in Afghanistan potrebbe esser processato in pochi giorni in India per farne anti-dolorifici per decine di migliaia di persone colpite dalla calamità. Da sempre l'Organizzazione mondiale della sanità ci dice che i paesi in via di sviluppo non conoscono analgesici e da sempre l'OMS si appella alla comunità internazionale perché questo divenga un problema da risolvere strutturalmente e non da mantenere in vita in tutta la sua tragica drammaticità da affrontare a seguito di emergenze.
Dal 1961 si è deciso di proibire la produzione il consumo e il commercio del seme di papavero e dei suoi derivati salvo che per motivi medico-scientifici; quanto è avvenuto nelle Filippine, in virtù delle accresciute necessità farmacologiche può far modificare la domanda legale di oppiacei e quindi innescare un meccanismo virtuoso di offerta legale che, paradossalmente, potrebbe nutrirsi del prodotto afgano dichiarato arbitrariamente illecito dalle tre Convenzioni Onu in materia di stupefacenti.
No comments:
Post a Comment