12.12.2012

Giustizia: via libera comm. Senato riforma forense, mercoledi' in Aula =

Giustizia: via libera comm. Senato riforma forense, mercoledi' in Aula = (ASCA) - Roma, 12 dic - La commissione Giustizia del Senato ha licenziato per l'Aula il ddl di riforma della professione forense, che approdera' all'esame dell'assembea, ultimo provvedimento parlamentare di questa legislatura, mercoledi' 19 dicembre.

Giunto al Senato in terza lettura, nonostante le perplessita' che permangono su alcuni punti del provvedimento, la commissione ha deciso di respingere tutti i 160 emendamenti presentati in modo da consentire al ddl di concludere il suo iter approdando in Aula. L'obiettivo e' quello di approvare una riforma che interviene su una legislazione oramai vecchia di 79 anni, riservandosi di intervenire sui punti controversi con interventi mirati nella prossima legislatura.


Grande la soddisfazione espressa dal presidente della commissione, Filippo Berselli: 'C'e' stato un importante lavoro da parte di tutti i gruppi, che ringrazio per l'impegno, anche da parte di coloro che sono stati critici col provvedimento, come ad esempio i Radicali, che in commissione hanno accantonato atteggiamenti ostruzionistici, consentendoci di consegnare il testo per l'Aula. Condivido alcune loro perplessita' e formulo l'auspicio che possano essere superate nel prossimo futuro, con interventi mirati.


Oggi abbiamo ottenuto il massimo risultato possibile, direi che e' stato quasi un miracolo riuscirci'.
Le perplessita' comunque permangono, specie da parte dei Radicali, che preannunciano una pregiudiziale di costituzionalita' sul ddl come primo passo in Aula.


'L'ultimo lascito di questa legislatura - spiega il senatore Marco Perduca - rischia di essere una legge che pone problemi di costituzionalita': direi che sia il peggior modo per concluderla'. I Radicali criticano in particolare alcuni forti paletti posti in ingresso alla professione mentre d'altro canto la riforma crea degli 'scivoli' in uscita che rischiano di penalizzare una platea valutata in 60 mila avvocati, mettendo a rischio la prosecuzione della professione. 'Del resto ci sara' pure un motivo per cui il 30% degli avvocati si e' espresso contro questa riforma' conclude Perduca.


'Noi senatori del Pd siamo convinti della necessita' della riforma, nonostante alcuni suoi punti deboli che conosciamo benissimo e che sono tutti indicati e oggetto di nostri emendamenti - spiega dal canto suo il capogruppo democratico in commissione Giustizia, Felice Casson -. Alcuni punti andranno modificati, in particolar modo quelli a tutela dei giovani avvocati e per facilitare il loro ingresso nella professione. Ma a fine legislatura, nella scelta tra fare una riforma perfettibile e non farla abbiamo scelto la prima via, con l'impegno a intervenire nella prossima legislatura. I punti da migliorare li conosciamo tutti'.
njb 121641 DIC 12 NNNN

6 comments:

Anonymous said...

Questi chiudono la professione, in italia contano solo le coorporazioni sempre più forti e nessuno le ferma , Perduca provi ad evitare il disastro .
Ma l'europa non ha come cardine il libero mercato ???

Anonymous said...

ORDINI E REGOLE

La (contro)riforma degli avvocati
Passo indietro per le liberalizzazioni
(fonte: Corriere della sera del 19 giugno 2012)


La riforma viaggia a fari spenti, nel silenzio generale. Ma sta per raggiungere il traguardo: due settimane fa la commissione Giustizia della Camera ha acceso il verde del semaforo, adesso tocca all'Aula, poi il timbro finale del Senato. Una formalità, dato che quest'ultimo ne aveva già discusso il testo nel 2010. E il nuovo testo ridisegna la professione d'avvocato, sotto lo sguardo compiaciuto del Consiglio nazionale forense e dei 133 avvocati eletti in Parlamento.

Una lobby? No, una corporazione, che rischia suo malgrado di riesumare la Camera dei fasci e delle corporazioni. Non a caso la nuova legge, per aggiornare la vecchia disciplina brevettata dal Regime nel 1933, assegna ai Consigli locali e a quello nazionale una funzione di «rappresentanza istituzionale». L'espressione è copiata per l'appunto dalla dottrina fascista delle corporazioni, e non era mai stata usata prima d'ora nell'ordinamento repubblicano. Perché la Carta del 1947 colloca la dimensione associativa in uno spazio di libertà, rigettando l'idea di rappresentanza necessaria, nonché uno Stato nei panni del tutore rispetto alle formazioni sociali. Succede tuttavia l'opposto, con buona pace della Costituzione. Mentre la crisi economica ci morde alle caviglie, mentre l'unità degli italiani è lacerata da congreghe e camarille armate l'una contro l'altra, avremmo bisogno come l'aria di liberalizzazioni autentiche, energiche, efficaci. Ma per ottenerle è necessario tagliare un po' le unghie agli ordini professionali, lascito imperituro del fascismo. Che invece con la riforma prossima ventura avranno il loro nuovo campione: il Consiglio nazionale forense.

Quest'ultimo somma infatti funzioni normative, consultive, di proposta, giurisdizionali. È legislatore e giudice: il vecchio Montesquieu, padre della separazione dei poteri, finirà per rivoltarsi nella tomba. Vigila sull'esame di Stato, che peraltro non ha mai impedito l'elefantiasi del sistema (l'Italia ha 5 volte gli avvocati della Francia). Bacchetta i reprobi, anche se poi cane non mangia cane: nel 2010, su 230 mila avvocati, i procedimenti disciplinari pervenuti al Consiglio nazionale forense sono stati 334. Impartisce lezioni di diritto, dato che la riforma obbliga i tirocinanti a frequentare corsi gestiti dal Cnf, anziché dalle università. Infine tiene chiusa a chiave la cassaforte del tesoro. Dove la riforma deposita tre nuove perle, per la gioia degli italiani.

Primo: agli avvocati viene riservata l'esclusiva sulle attività di consulenza legale, anche fuori dal processo. Insomma Clinton e Blair possono redigere un parere, Monti no. Un giro di vite sulla libertà di concorrenza, nonostante la segnalazione dell'Antitrust nel settembre 2009, le raccomandazioni del Fondo monetario internazionale, la lettera della Bce inviata nell'agosto 2011. Secondo: limiti agli avvocati stranieri, ancora una volta in contrasto con la direttiva 98/5/Ce, che invece facilita l'esercizio della professione forense negli Stati europei diversi da quello d'origine. Terzo: obbligo di esercizio continuativo della professione. Significa - verosimilmente - fatturato minimo da garantire, altrimenti l'ordine forense ti sfila la toga. Per i giovani, per chi comincia, una palla al piede(...)

Michele Ainis
(Costituzionalista)

19 giugno 2012 | 9:26©

michele.ainis@uniroma3.it


http://www.corriere.it/opinioni/12_giugno_19/ainis-contro-riforma-degli-avvocati_006810d2-b9e0-11e1-88e3-74eab70f59c2.shtml

Anonymous said...

PRATICANTI AVVOCATI: Gratis per legge? Sul web è polemica dopo l’articolo del Corriere

14 dicembre 2012

Sul web infuria la polemica dopo l’articolo pubblicato oggi dal “Corriere della Sera” a firma di Gian Antonio Stella dal titolo “I futuri praticanti avvocati lavoreranno gratis per legge” che prende di mira la riforma forense che dovrebbe arrivare al traguardo la prossima settimana. Così, per l’editorialista, sebbene in Parlamento ci fossero ben altre priorità “l’unica legge messa in calendario dal Senato ormai agli sgoccioli è la riforma della disciplina forense cara a un sesto dei senatori (presidente compreso) di mestiere avvocati. Riforma che consente di imporre ai praticanti (laureati) di lavorare gratis come i «ragazzi-spazzola» dei barbieri di una volta”.


“Troppo tardi - prosegue sarcasticamente l’articolo - per approvare la soppressione delle province. Troppo tardi per varare le misure alternative al carcere care alla Guardasigilli Paola Severino.Troppo tardi per legge sul pareggio di bilancio…Troppo tardi. Restava giusto il tempo … per far passare una sola legge… la «Nuova disciplina dell’ordinamento della professione forense», scritta dalla vecchia maggioranza PdL-Lega su ispirazione del Consiglio Nazionale Forense”.

Ma nel mirino entra anche il trattamento riservato ai praticanti. Secondo la legge, infatti: “Decorso il primo semestre, possono essere riconosciuti con apposito contratto al praticante avvocato un’indennità o un compenso per l’attività svolta per conto dello studio, commisurati all’effettivo apporto professionale dato nell’esercizio delle prestazioni e tenuto altresì conto dell’utilizzo dei servizi e delle strutture dello studio da parte del praticante avvocato”. Per Stella la traduzione è che “il titolare di uno studio può pagare un obolo al giovane praticante avvocato che sgobba per lui solo dopo il primo semestre”.

Non si fa attendere la risposta del presidente del Consiglio nazionale forense Guida Alpa, il supposto ispiratore della legge: “L’articolo pubblicato oggi sul Corriere della Sera … è offensivo per il Presidente del Senato, per il Presidente e i Componenti della Commissione Giustizia e per i Senatori che hanno il titolo di avvocato”. Oltreché “gravemente lesivo dei doveri professionali del giornalista, è pretestuoso e mentitorio”.
E nel merito secondo Alpa: “Non è vero che l’unico provvedimento da approvare tra i rimanenti di questa legislatura sia stato quello che interessa gli avvocati-Senatori: è il testo che aveva ottenuto più letture, è stato discusso nei minimi dettagli per quattro anni, è atteso da più di cinquanta anni”.
Non solo “È il provvedimento che introduce principi di civiltà e di tutela dei cittadini perché richiede all’avvocato di qualificarsi e gli dà l’opportunità di specializzarsi, istituisce l’obbligo di iscrizione contestuale all’albo e alla Cassa di previdenza forense”. E “Per i praticanti prevede un rimborso adeguato, commisurato al periodo dedicato al tirocinio e alla preparazione dell’esame”.

http://www.diritto24.ilsole24ore.com/guidaAlDiritto/civile/civile/news/2012/12/praticanti-avvocati-gratis-per-legge-sul-web-e-polemica-dopo-larticolo-del-corriere.html

Anonymous said...

L’articolo del Corriere della Sera

I futuri praticanti avvocati lavoreranno gratis per legge

«L’ imperativo categorico è dare un futuro ai giovani», ha tuonato paterno Renato Schifani. Detto fatto, l’unica legge messa in calendario dal Senato ormai agli sgoccioli è la riforma della disciplina forense cara a un sesto dei senatori (presidente compreso) di mestiere avvocati. Riforma che consente di imporre ai praticanti (laureati) di lavorare gratis come i «ragazzi-spazzola» dei barbieri di una volta.
Spiegano a palazzo Madama che per carità, alla larga dalle malizie, è tutto normale. Certo, il tempo è tiranno e, visto che dopo il varo della legge di stabilità Mario Monti darà le dimissioni e le Camere saranno sciolte, non ci sono proprio i giorni necessari (ahinoi!) per fare tante cose.
Troppo tardi per approvare la soppressione delle province. Troppo tardi per varare le misure alternative al carcere care alla Guardasigilli Paola Severino (…). Restava giusto il tempo, prima dello scioglimento del Senato, per far passare una sola legge. E dovendo scegliere che cosa ha scelto la conferenza dei Capigruppo, tra i quali non mancano gli avvocati? La «Nuova disciplina dell’ordinamento della professione forense», scritta dalla vecchia maggioranza PdL-Lega su ispirazione del Consiglio Nazionale Forense.
Che arriva in aula con grande soddisfazione del presidente della commissione Giustizia Filippo Berselli (mestiere? Avvocato) dopo la bocciatura di tutti i 160 emendamenti presentati dalla (vecchia) opposizione. Di fatto, ha scritto Il Sole 24 Ore, la riforma «riporta per molti versi le lancette della professione legale a prima degli interventi “liberalizzatori” di riordino» (…).

Gli aspetti più contrastati sono diversi (…). Più ancora, però, Ichino e altri sono indignati per il comma 11 dell’articolo 41. Il quale dice che «ad eccezione che negli enti pubblici e presso l’Avvocatura dello Stato» (come a dire: facciano pure, loro, tanto sono soldi pubblici) «decorso il primo semestre, possono essere riconosciuti con apposito contratto al praticante avvocato un’indennità o un compenso per l’attività svolta per conto dello studio, commisurati all’effettivo apporto professionale dato nell’esercizio delle prestazioni e tenuto altresì conto dell’utilizzo dei servizi e delle strutture dello studio da parte del praticante avvocato».
Traduzione: il titolare di uno studio può pagare un obolo al giovane praticante avvocato che sgobba per lui solo dopo il primo semestre. Non è obbligatorio: primi sei mesi gratis, poi è un rimborso facoltativo. Quanto all’accenno all’«utilizzo dei servizi e delle strutture dello studio» che vuol dire: che se il praticante fa una telefonata gli va detratta? La sedia su cui siede va detratta? (...)

Un meccanismo, accusano i giovani legali, che «impedisce ogni prospettiva di crescita, di progressione di carriera del giovane, oltre a costituire una vera e propria emergenza sociale nei confronti di quei giovani che non riescono a raggiungere la soglia dei mille euro al mese».
Domanda: che sia una coincidenza che una legge così venga salvata in «zona Cesarini», a discapito di ogni altro provvedimento destinato a spirare insieme con la legislatura, da un Palazzo Madama presieduto da un avvocato nel quale gli avvocati sono addirittura 50 su poco più di trecento senatori?

(Gian Antonio Stella)

Anonymous said...

LA FAZIOSA RISPOSTA DEL CNF

La risposta del Consiglio nazionale forense:

Cari Colleghi,

l’articolo pubblicato oggi sul Corriere della Sera a p. 33 di Gian Antonio Stella sul progetto di riforma forense la cui discussione in aula è prevista per il prossimo 18 dicembre, a conclusione di un iter durato più di quattro anni, è offensivo per il Presidente del Senato, per il Presidente e i Componenti della Commissione Giustizia e per i Senatori che hanno il titolo di avvocato.

E’ gravemente lesivo dei doveri professionali del giornalista, è pretestuoso e mentitorio.

E’ mia premura, per ragioni etiche e istituzionali innanzitutto, contestarne i toni e i contenuti, e per evitare che i Senatori possano essere sfiorati dalle proditorie insinuazioni dell’autore e si possano formare una valutazione distorta del provvedimento in esame.

Molto brevemente. Non è vero che l’unico provvedimento da approvare tra i rimanenti di questa legislatura sia stato quello che interessa gli avvocati-Senatori: è il testo che aveva ottenuto più letture, è stato discusso nei minimi dettagli per quattro anni, è atteso da più di cinquanta anni (tanti ce ne sono voluti per arrivare a questo punto, sul filo di lana, dal Congresso di Genova del 1961 in cui era stata annunciata l’approvazione imminente di un testo innovativo rispetto a quello oggi ancora vigente del 1933); è il provvedimento che introduce principi di civiltà e di tutela dei cittadini perché richiede all’avvocato di qualificarsi e gli dà l’opportunità di specializzarsi, istituisce l’obbligo di iscrizione contestuale all’albo e alla Cassa di previdenza forense, migliora l’accesso dei giovani alla professione, qualifica le Scuole forensi che danno un sussidio alle Scuole di specializzazione legale delle Università , le quali non possono soddisfare l’enorme richiesta degli aspiranti avvocati, e innova tanti altri aspetti della professione che, non lo si deve dimenticare mai, è costituzionalmente garantita . Se l’autore dell’articolo infamante avesse letto il testo approvato dalla Camera e poi confermato al Senato senza emendamenti - piuttosto che ossequiare i potentati economici – avrebbe capito che le notizie che voleva diffondere sono false e le sue critiche del tutto pretestuose oltre che astiose. L’autore insiste sul fatto che i praticanti non avrebbero un compenso adeguato e sarebbero sfruttati dagli studi legali.

Per i praticanti il testo prevede un rimborso adeguato, commisurato al periodo dedicato al tirocinio e alla preparazione dell’esame.

L’articolo è scritto per colpire caste immaginarie, esistenti solo nella fantasia di chi vuol radicare pregiudizi, creare sconcerto, disagio, odio sociale.

Il progetto di legge di riforma forense è stato esaminato in quattro anni sotto tutti i profili, nessun rilievo di costituzionalità è fondato, nessuna vessazione sarebbe legittimata.

Di tutto ciò sono ben consapevoli Deputati e Senatori, e sarebbe un delitto, oltre che un’offesa per i cittadini, buttare a mare un lavoro immenso che rimedia ai ritardi del legislatore.

Con molti cordiali saluti

Guido Alpa

Anonymous said...

Liberalizzzazione totale delle attività economiche svolte in forma imprenditoriale o professionale ex art. 3, comma 5, lett. a) del d.l. n. 138/2011 - Decreto Presidente della Repubblica 7 agosto 2012 n. 137 (cd. Professioni) – Abolizione esame di stato di avvocato in Italia per violazione artt. 81-82 Trattato CE (norme comunitarie antitrust), nonché per violazione della Direttiva sui Servizi 2006/123/CE (recepita con il decreto legislativo n. 59/2010)


Dalla Direttiva Servizi del 2006, si evince che:
l'esercizio di impresa e' identico all'esercizio di un'attivita' professionale e, dunque, e' libero;
nella fattispecie, non possono piu' esserci restrizioni quantitative nell'accesso alle professioni(non possono esservi restrizioni legate al numero di professionisti presenti sul mercato,e cio' anche qualora questi fossero gia' in sovrannumero).
La Repubblica Italiana ha recepito la Direttiva cd. Servizi col decreto legislativo n. 59/2010 e, quindi, deve applicarla.
E' risaputo che all'esame di stato di avvocato corruzione e malaffare regnano sovrani.
L'esame-farsa di avvocato, in quanto voluto dagli ordini per impedire l'accesso e sbarrare la strada ai giovani deve essere eliminato, e cio' in quanto incompatibile con le disposizioni comunitarie in tema di concorrenza.
Peraltro, l'abolizione dell'esame di avvocato e' anche una necessaria conseguenza della riforma dei percorsi universitari avviata dal 2001, ed e' frutto della naturale evoluzione del diritto stesso:
la laurea quinquennale in giurisprudenza e' ora specialistica-Magistrale:
il laureato in giurisprudenza possiede gia' tutte le competenze specialistiche per svolgere la professione di avvocato, tanto quanto il laureato in medicina possiede quelle che gli consentono di svolgere la professione medica;
sono gli ordini, invece, che vogliono far credere il contrario (in quanto a loro fa comodo scremare il numero degli aspiranti facendo una selezione quantitativa, a discapito della qualita', ragion per cui favoriscono spesso, per ragioni di concorrenza, i meno meritevoli e quelli di preparazione medio-bassa, predeterminando, inoltre, in base agli abbinamenti delle Corti d'Appello, la percentuale di promossi, che si aggira intorno al 33-34% a livello nazionale).
Il diritto comunitario deve prevalere necessariamente sulle singole norme degli ordinamenti nazionali (principio del primato del diritto comunitario):
l'accesso alla professione deve essere totalmente libero (senza alcuna limitazione quantitativa quale determinata dall'attuale esame-farsa di stato)e cio' come espressamente previsto dall'articolo 3, comma 5, lett. a) del decreto-legge 138/2011 e dal Decreto del Presidente della Repubblica (di riforma di tutte le professioni, compresa quella di avvocato) del 7 agosto 2012;
per tale motivo la controriforma forense Alfano, voluta solo dagli Ordini (che vogliono continuare a mantenere il controllo sull'accesso) e dal Cnf, non puo' essere approvata perche' contraria al diritto comunitario, oltre che incostituzionale. In ogni caso, il superamento di un esame-farsa con illegalita' e malcostume non autorizza a danneggiare il prossimo gratuitamente e ad impedire l'attivita' professionale a migliaia di giovani, aspiranti avvocati, che hanno sostenuto seriamente gli esami all'universita' (non come ai tempi del 68 col 18 politico).
Viceversa, ad una moltitudine di avvocati sessantottini e' consentito di affollare le aule di giustizia, e di spendere la propria "eccelsa" professionalita' a difesa delle proprie tasche, facendo credere al Popolo italiano di battersi per difendere i diritti dei cittadini ....
Ma in che Paese crede di vivere la gran parte degli avvocati italiani? non sanno che dal 1948 siamo diventati una Repubblica e che facciamo parte dell'Unione Europea, ove vige il primato del diritto comunitario?
o forse sono rimasti all'Italia dei fasci e delle corporazioni del 1933?