7.18.2012

Contro la regionalizzazione della candidatura pel Senato federale

PERDUCA (PD). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PERDUCA (PD). Signor Presidente, anch'io sono rimasto colpito dal fatto che il senatore Procacci abbia poc'anzi anticipato la fine dei nostri lavori. Siamo qua, ormai un mese e mezzo, a discutere della modifica della Costituzione già sapendo che non andrà da nessuna parte. Allora, bisognerebbe fare una sorta di mozione d'ordine. A parte il fatto che bisognerebbe sapere chi ha detto al senatore Procacci come va a finire questa faccenda: sarebbe importante acquisirlo agli atti perché in effetti, ad oggi, 315 - quanti siamo - senatori possono decidere, assumendosi le proprie responsabilità di andare anche contro il fato (non voglio chiamare in causa altri tipi di Olimpo perché sono sufficientemente ben rappresentati e altrettanto forti all'interno di queste Aule). Mi sfugge però la razionalità di questo emendamento.

Se dovessi partire dalla conclusione dell'intervento del senatore Divina, mi muovo nella direzione auspicata del Senato federale se posso votare il mio vicino di casa perché lo è stato per un tot numero di anni, ma che non conosco, né potrò scegliere all'interno di una lista fissa, se rimane questo sistema elettorale; se invece un domani dovesse cambiare il sistema elettorale, indipendentemente dalle qualità umane, scientifiche, etiche, morali, religiose e politiche dell'individuo, esclusivamente per il fatto che è mio vicino di casa va meglio di quello che mi viene suggerito provenire dall'altra parte del Paese.

Non starò a fare la lunga lista di esempi, compresi quelli del partito del senatore Divina, di persone paracadutate in collegi sicuri, perché non sarebbe utile. Faccio un altro tipo di esempio: Hillary Clinton, tanto per parlare di un Senato realmente federale e di una persona talmente nota da non essere mai stata residente, se non una settimana prima delle elezioni, nello Stato di New York, che poi è andata a rappresentare al Senato federale degli Stati Uniti d'America. E lo ha fatto talmente bene da essere poi ritenuta all'altezza di ricoprire la carica di Segretario di Stato, rappresentando nel mondo la più grossa potenza mondiale, non essendo stata residente di Chappaqua - così si chiama il paese dove ha comprato casa insieme a Bill Clinton - per neanche una settimana. E siccome, "ciapa qua, ciapa là", stiamo andando avanti un po', come ha detto poco fa la senatrice Poli Bortone, con una serie di dichiarazioni che sarebbero state meglio in un consesso politico di tipo diverso, e non legislativo, io questo non lo "ciapo qua», e voterò contro, invitando a fare altrettanto tutti coloro i quali credono sicuramente nel Senato federale, ma non in quello che è stato votato poco fa, e ancor di più credono nella possibilità di far tornare ai cittadini italiani il diritto garantito dalla Costituzione di scegliere direttamente i loro rappresentanti alla Camera e al Senato. Questo, facendo economia di alcuni ragionamenti un po' strani, come quelli del senatore Giovanardi, che insiste dicendo che se si ripete la stessa cosa tante volta poi quella diventa verità. Ecco, la sua è una nota autobiografica, la capisco perfettamente, ma qui noi stiamo cercando di affrontare la Carta fondamentale della nostra Repubblica italiana.

Dichiaro il voto contrario e chiedo, anche se siamo alla fine della seduta, la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, per chiudere in bellezza la serata. (Applausi dal Gruppo PD e del senatore Pardi).

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