Dopo il forte segnale dato dal Ministro Frattini nel congelamento delle relazioni diplomatiche con Damasco e le iniziative simili intraprese da Arabia Saudita, Kuwait e Bahrein e la chiara presa di posizione di Ankara occorre che tutta la comunità internazionale affronti la carneficina siriana che in quattro mesi ha ucciso oltre 2000 persone, fatto fuggire oltre 50mila dalle loro case e fatto sparire nelle violente carceri migliai di militanti pacifici.
Dopo la dichiarazione adottata la settimana scorsa e la risposta violenta di Assad, che pare abbia sollevato dalle proprie responsabilità il ministro della difesa perché si era riufiutato di usare i carri armati contro i manifestanti, occorre che il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni unite si riconvochi per adottare una risoluzione che che dia mandato alla Corte penale internazionale di aprire un'inchiesta formale per le responsabilità politiche delle repressioni ma che al contempo congeli anche lo status della Siria all'Onu non come è stato fatto per il Sudan di Bashir o la Libia di Gheddafi perché altrimenti la minaccia di un'incriminazione e conseguente mandato di cattura internazionale non avrebbe, come purtroppo la storia ci dimostra, alcun effetto. Frattini che per primo ha avuto il coraggio della sospensione delle relazioni bilaterali prosegua sulla strada giusta.
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