5.07.2011

in Siria ormai tanti morti quanti in Libia. Cosa si aspetta a intervenire alle Nazioni Unite e a sostenere dissidenti democratici nonviolenti?

Secondo uno studio dell'Istituto dei diritti umani Sawasia aggiornato alla fine di aprile, ammonterebbero a oltre 800 le vittime delle rivolte in Siria. Se dovessimo tenere di conto degli ultimi attacchi ai civili si arriverebbe a un numero di morti uccisi dal regime di Assad pari a quelli della Libia. Nei giorni scorsi son state approntante una serie di misure di restrizioni di liberta' di movimento e di isolamento della leadership siriana che non hanno interessato la famiglia Assad, a questo punto pare difficile non includere anche il capo di stato siriano perche' se non direttamente coinvolto negli ordini, cosa difficile da credere, sicuramente non ha posto veti all'uso della forza.
 
L'Italia, che poco prima delle rivolte aveva ratificato un accordo bilaterale di cooperazione culturale colla Siria, di concerto colla Francia deve interessare il Consiglio di sicurezza di quanto sta avvenendo in Siria e passare al sostegno della dissidenza democratica e nonviolenta che pur esiste, aspettare oltre comportera' costi in termini di vite umane e di dispiegamenti bellici molto di piu'.
 
E' sicuramente difficile ipotizzare una soluzione politica che anche in questo caso preveda il passaggio di consegne da un regime liberticida a un governo di transizione, specie se si tratta del maggiore alleato dell'Iran nonche' culla di fondamentalismi sciiti e sunniti e specie all'indomani del riavvicinamento tra Hamas e al Fatah, ma neanche tentarci non contribuira' a chiarire da che parte stanno le 'democrazie' in medio oriente. A oggi l'unica cosa che e' certa e' che, in particolare gli europei, coi nostri ritardi lasciamo aperta solo l'opzione dell'uso della forza.

No comments: