3.31.2011

interrogazione sul regime tariffario agevolato per il servizio di fornitura idrica al Vaticano

Ripresa dello svolgimento di interrogazioni (ore 16,40)

PRESIDENTE. Segue l'interrogazione 3-01899 sul regime tariffario agevolato per il servizio di fornitura idrica. Il rappresentante del Governo ha facoltà di rispondere a tale interrogazione.

AUGELLO, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signora Presidente, prima di rispondere a questa interrogazione vorrei precisare agli interroganti che abbiamo consegnato loro la copia corretta della risposta alla precedente interrogazione, risposta che abbiamo dato per esteso ma con alcuni salti che poi abbiamo integrato. È pertanto quella che fa fede.

In relazione all'atto di sindacato ispettivo presentato dai senatori Perduca e Poretti, concernente il pagamento da parte dell'Italia delle spese per l'acqua utilizzata dalla Città del Vaticano, in conformità a quanto comunicato dall'Ufficio studi e rapporti istituzionali della Presidenza del Consiglio dei Ministri si fa presente quanto segue.

La questione concernente il regime idrico dello Stato Città del Vaticano è stata esaminata da un'apposita Commissione bilaterale istituita nel 2001, che ha approfondito tutti gli aspetti connessi con tale regime sulla base della lettera e dello spirito del Trattato Lateranense dell'11 febbraio 1929, in particolare dell'articolo 6, e della Convenzione attuativa del 1931.

A conclusione di tali approfondimenti, la questione è stata definitivamente risolta nel 2004 e con completa soddisfazione reciproca, attraverso lo scambio di lettere tra il Presidente del Consiglio dei Ministri e il Cardinale Segretario di Stato, costituente un'Intesa chiarificatrice dell'interpretazione e dell'attuazione dell'articolo 6 del Trattato Lateranense. Tale articolo, infatti, prevede che sia assicurata alla Città del Vaticano una adeguata dotazione di acque in proprietà e che sia altresì assicurato il coordinamento dei servizi pubblici alla stessa connessi.

Nell'intesa si riafferma il principio della gratuità della fornitura di acqua alla Città del Vaticano, sia all'interno delle Mura Leonine che all'esterno, a beneficio delle sedi di Dicasteri e degli enti centrali della Chiesa indicati dalla Santa Sede in un apposito elenco.

La Santa Sede continua comunque a corrispondere all'ACEA un contributo periodico in riconoscimento degli oneri connessi con il trasporto dell'acqua, già erogato sulla base della Convenzione del 1931 e della Convenzione del 1982, attuata da una prassi consolidata e parte integrante della nuova Intesa. In base ad esse, inoltre, la Santa Sede ha versato all'ACEA, a titolo di contributo una tantum per i costi di gestione delle risorse idriche che gravano sull'ente erogatore, una somma corrispondente al costo della costruzione di un depuratore, pari a 1.100.000 euro.

Nella legge finanziaria 2004 (1egge n. 350 del 24 dicembre 2003) è stata introdotta una norma volta a porre fine alla controversia con l'ACEA, in base alla quale il Ministero delle infrastrutture ha erogato una somma pari a circa 20 milioni di euro, corrispondente al debito vantato dalla società erogatrice per il passato, e versa dal 2005 una somma annuale non superiore a 4 milioni di euro per i costi di depurazione delle acque.

Con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 23 aprile 2004, emanato su proposta del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, recante modalità, criteri ed ammontare del contributo compensativo a carico del bilancio dello Stato, da corrispondere ai sensi dell'articolo 3, comma 13 della legge n. 350 del 24 dicembre 2003 a favore dei soggetti creditori per la fornitura dei servizi idrici dello Stato Città del Vaticano, sono state disciplinate le modalità, i criteri e l'entità delle erogazioni.

PERDUCA (PD). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PERDUCA (PD). Signora Presidente, ringrazio il sottosegretario Augello per aver risposto ad alcune delle domande, senza purtroppo essersi soffermato su ciò che sarebbe al centro della interpretazione a seguito dei lavori della famosa Commissione. Infatti, se è vero che l'Italia deve provvedere, a mezzo degli accordi occorrenti con gli enti interessati, che alla Città del Vaticano sia assicurata una adeguata quantità di acqua in proprietà, non sono state date risposte soddisfacenti relativamente allo smaltimento dei reflui, che invece ha un certo impatto dal punto di vista dell'impegno economico che si ha nei confronti dello Stato Città del Vaticano in virtù del Concordato.

Avevamo anche chiesto di capire se e come, essendo tra l'altro in questi mesi aperto in Italia un dibattito relativamente all'acqua per quanto attiene sia alla proprietà che al bene pubblico che essa rappresenta, vi siano in corso campagne relative al contenimento del consumo idrico.

Negli ultimi mesi si sono verificati fatti che vanno al di fuori della legge e che credo debbano essere presi in considerazione. Sappiamo che senza alcuna autorizzazione il Vaticano sta costruendo un palazzo accanto a San Paolo con tanto di auditorium e sta ingrandendo i padiglioni dell'ospedale «Bambino Gesù». Poiché ci si avvale dell'immunità diplomatica, i vigili urbani non possono entrare nei cantieri per verificare cosa stia succedendo. Tutto ciò è contro la legge perché sono veri e propri abusi edilizi.

Vorrei sapere se noi, come Stato italiano, continueremo a pagare attraverso questa bolletta (che, come mi pare di capire, non viene calcolata necessariamente sulla quantità di acqua consumata, ma sulla base di indennizzi forfetari nei confronti dell'ACEA) anche la fornitura di acqua in questi luoghi dove - lo ripeto ancora una volta - si sta costruendo contro la legge, in abuso edilizio. Credo che tutto ciò non possa essere tollerato.

Ringrazio quindi il rappresentante del Governo per la risposta fornita della quale mi dichiaro soddisfatto al 50 per cento: infatti, rispetto alle sei domande poste, è stata fornita risposta soddisfacente soltanto a tre.

Tra l'altro, da una mia ricerca indipendente risultava che nella legge finanziaria fossero stati stanziati 25 milioni di euro; oggi apprendiamo che invece sono 20 milioni. Occorrerà capire se in effetti è stato così, a meno che non si volessero aggiungere quelli che dal 2005 sono stati forniti ad integrazione.
Ripeto però che resta il problema di arrivare ad un'interpretazione - non so se dovremo presentare un'altra interrogazione parlamentare al riguardo - per comprendere il motivo per cui si ritenga che nell'acqua in proprietà debbano rientrare anche i reflui; francamente si stenta a capire quale possa essere il nesso di questo tipo di interpretazione, a meno che non si voglia continuare a far pervenire determinati finanziamenti senza poter mai controllare il reale utilizzo di tali risorse economiche. In questo caso, non mi riferisco al Vaticano, ma all'ACEA.

No comments: