11.19.2009

Approvazione in un testo unificato, con il seguente titolo: Introduzione di una disposizione transitoria per l'integrazione del Consiglio d Presidenza

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Perduca. Ne ha facoltà.

PERDUCA (PD). Signor Presidente, credo sia significativo che ad ascoltarci oggi ci sia una scolaresca che, penso, abbia ricevuto una pessima lezione di diritto in generale, quale quella che è stata chiosata dal primo oratore come sostenuta da scarni argomenti. Purtroppo non si è trattato di scarni argomenti, ma di affermazioni gravissime che hanno anteposto una supposta esistenza di Costituzione materiale alla certezza del diritto e alla certezza dello Stato di diritto.

Apprezzo il fatto che il senatore Quagliariello, magari in virtù del ricordo remoto di una sua militanza passata, si sia autodenunciato, ma ciò non toglie che questi non sono argomenti scarni, ma sono affermazioni gravissime. Siccome quando è stata letta la relazione l'Aula non era necessariamente piena, mi prendo due minuti di tempo per leggere la relazione che è stata preparata come presentazione di questo documento, che fonde almeno tre proposte presentate nel mese di settembre e all'inizio del mese di ottobre. «L'articolo 5, nella parte in cui disciplina la composizione del Consiglio di Presidenza, é la disposizione del Regolamento del Senato che ha subito il maggior numero di interventi. Infatti, successivamente alla sua entrata in vigore nel 1971, esso è stato modificato nel 1988, nel 1993, nel 1999, nel 2001 e nel 2007». Diciamo quindi che la Costituzione materiale, nata secondo il senatore Quagliariello nel 1994, in parte ha già visto tre modifiche di questa parte del nostro Regolamento.

Continua la relazione: «Questo susseguirsi di modifiche è indice della difficoltà di trovare uno stabile punto di equilibrio tra l'esigenza di rappresentatività del Consiglio di Presidenza e la necessità di evitarne composizioni troppo ampie». Già gli attuali otto senatori mi paiono sufficientemente numerosi per rappresentare tutto ciò che in questo Parlamento di nominati è presente. «Nella XIV legislatura, con effetto a partire dalla legislatura successiva, si è affermato il superamento del principio della rappresentanza necessaria di tutti i Gruppi parlamentari in seno al Consiglio di Presidenza». (Brusìo).

Capisco che durante lo svolgimento di altri interventi non c'è bisogno del silenzio per ascoltare: sarebbe però opportuno che il Presidente aiutasse l'Assemblea a comporsi, perché credo si stia parlando di qualcosa di molto grave.

PRESIDENTE. Senatore Perduca, avendo avuto due turni di Presidenza, visto che la collega Bonino non può essere presente, è da stamani che mi sto adoperando in tal senso. Dato che non basta neppure la sospensione della seduta, mi suggerisca lei per iscritto, senatore, che cosa si dovrebbe fare. Forse mi dovrei mettere accanto a ogni senatore o fare l'appello come a scuola. Provi a darmi un suggerimento.

PERDUCA (PD). Obbedirò, signor Presidente.

Continuo la lettura della relazione. «E questa regola è rimasta sostanzialmente immutata nella legislatura successiva e in quella attuale con la sola introduzione - nella XV legislatura - di una limitata deroga, atta a consentire l'elezione di non più di due ulteriori Senatori Segretari. Tuttavia, l'assetto che si è venuto in tal modo a determinare non può ancora considerarsi del tutto soddisfacente,» - non sia mai! Siamo 322! - «in quanto del Consiglio di Presidenza non fa parte oggi un Gruppo parlamentare di significativa consistenza, espressione di una forza politica di rilievo nazionale. La presente proposta di modifica regolamentare è intesa ad ovviare a questo contingente stato di cose, salvaguardando comunque - ed in modo automatico - il preesistente rapporto tra maggioranza e opposizione». Anche in questo caso: non sia mai! «Tutto ciò, con una disposizione dichiarata espressamente transitoria, e quindi destinata a valere solo per la legislatura in corso». Inoltre, la disposizione medesima non varrà per i Gruppi che dovessero ipoteticamente formarsi nel prosieguo della legislatura. Anche qui: non sia mai, visto e considerato che già si sentono scricchiolare compattezze tanto nell'opposizione che nella maggioranza.

Gli scarni argomenti a sostegno di questa modifica regolamentare possono essere riassunti con qualcosa che alcuni colleghi medici - e ve ne sono molti - chiamano tenia: la tenia partitocratica. Oggi spero che sarete chiamati a votare mediante procedimento elettronico, per lasciare agli atti i nomi e i cognomi di coloro i quali voteranno un obbrobrio. Non so se il senatore Divina, alla fine della votazione, chiederà anche un giuramento per la prossima legislatura, affinché non si debba un'altra volta essere sottoposti a un obbrobrio del genere. Si tratta di una «modificazione tenia»: la tenia partitocratica frutto della consociazione di tutti i Gruppi e - dispiace dirlo - fatta in particolare per fare un piacere al Gruppo che ha convocato in piazza, il 5 dicembre, una manifestazione contro il Presidente del Consiglio, cari amici del Popolo della Libertà.

La norma tenia è la seguente, ovvero il comma 2 della disposizione transitoria: «Tutte le volte che, per effetto dell'accoglimento della richiesta, risulti alterato a sfavore dei componenti dei Gruppi di maggioranza il rapporto numerico tra essi e i componenti dei Gruppi di opposizione, si proceda altresì alla contemporanea elezione di un ulteriore Senatore Segretario». Non so se in questo obbrobrio la Lega avrà ottenuto un altro Segretario di Presidenza: spero di no, per quello che ha affermato il presidente Divina, che vedo sta facendo cenno di no con la mano. Vedremo nel segreto dell'urna cosa avverrà. Già che ci siamo, do un consiglio per chi sta alacremente lavorando alla riforma del Regolamento: si voti per scrutinio palese, urlando il nome. E se non dovesse essere pronunciato il nome della persona desiderata, uno «scappellotto» dalla Presidenza, si torna a casa e si riprova. Perché state facendo proprio questo: un ulteriore strame della certezza del diritto nel nostro Paese. Non si tratta certo di andare a nominare il Ministro degli esteri dell'Unione europea, ancora una volta frutto della consociazione partitocratica tra PD e PdL, ma soltanto un Segretario d'Aula. Ma questa non è che l'appendice di uno stato di cose.

Sarà difficile, quando si parlerà di questioni interne, andare ad individuare, grazie alla nomina, che a questo punto gli auguriamo perché sennò saremmo chiamati a votare perpetuamente il prossimo Segretario d'Aula, un rappresentante del Gruppo Italia dei Valori; e spero che lo diciate alla manifestazione del 5 dicembre prossimo con cui state cercando di convocare l'Italia contro questo "zozzone" del Presidente del Consiglio. (Applausi dei senatori Poretti, Serra, Mariapia Garavaglia e Longo).

[...]

PERDUCA (PD). Domando di parlare per dichiarazione di voto in dissenso dal Gruppo.

PRESIDENTE. Ne prendo atto e le do la parola.

PERDUCA (PD). Signor Presidente, preliminarmente informo il senatore Ceccanti che né demagogia, né populismo hanno mai albergato in me, neanche per un solo secondo della mia militanza politica nel Partito radicale.

Registro inoltre, anche per gli stenografi, il lapsus del presidente D'Alia di poco fa il quale ha detto: «l'Italia dei favori»! Ecco, questo è quello che il senatore Quagliariello ha voluto in qualche modo articolare dicendo che lui, per quanto attento alle istituzioni e fermo sostenitore di questo Governo che pare essere osteggiato esclusivamente dall'Italia dei Valori, comunque manifesta un certo - come direbbe lui, esperto dei sistemi costituzionali anglosassoni - fair play, e quindi concede (contro il Regolamento e modificandolo con una deroga che vale soltanto per i prossimi mesi) l'elezione di rappresentanti dell'unica opposizione parlamentare a questo Governo di Silvio Berlusconi.

C'è un altro problema però. Sicuramente le concezioni delle istituzioni del senatore Quagliariello e le mie sono radicalmente diverse, mi verrebbe da dire. Gli suggerisco però di ricontrollare, la prossima volta che cita dei sistemi costituzionali anglosassoni, la differenza di possibilità di incidere dell'elettore attivo nei confronti del gioco e delle dinamiche politiche. In questo Paese, grazie anche a un altro obbrobrio, frutto in particolare di un autorevole esponente del Gruppo della Lega Nord, con la legge elettorale adottata nel dicembre del 2005 tutto ciò non è più possibile. Quindi, credo che la predica - diciamo professorale - relativamente alla qualità di alcuni sistemi (che non sono il nostro e verso i quali quello italiano non pare tendere in nessun aspetto del nostro vivere politico) sia da confinare alle Aule parlamentari, con la speranza che qualcuno la apprezzi, la apprenda e poi la pratichi e non invece la violi dal giorno in cui gli viene chiesto di divenire legislatore. Ma in Italia i sistemi costituzionali anglosassoni sono argomento di dibattito e - ahimè - non di pratica quotidiana: la pratica quotidiana è la tenia partitocratica dell'Italia dei favori. (Applausi della senatrice Poretti).

2 comments:

Anonymous said...

Altro che tenia qui opera il verme solitario del sistema partitocratico che mangia tutto quello che sarebbe destinato al benessere del paese.

Andate avanti così.

L'esser senatori Radicali lo si dimostra giorno per giorno con la presenza e la pervicacia della lotta per conoscenza e la verità.
J.

Anonymous said...

errata coorige: il mio commento doveva iniziaere da "Qui opera.." tenia e verme solitario sono la stessa cosa ;-)
J.