10.22.2009

Contro le mine

Discussione dei disegni di legge:

(1780) Ratifica ed esecuzione del Protocollo V della Convenzione sulla proibizione o limitazione dell'uso di alcune armi convenzionali che possono essere considerate dannose o aventi effetti indiscriminati (Convention on Certain Conventional Weapons - CCW), fatta a Ginevra il 10 ottobre 1980, relativo ai residuati bellici esplosivi, fatto a Ginevra il 28 novembre 2003, nonché modifiche alla legge 7 marzo 2001, n. 58, recante istituzione del Fondo per lo sminamento umanitario (Approvato dalla Camera dei deputati)

(632) PETERLINI. - Ratifica ed esecuzione del Protocollo del 28 novembre 2003 relativo ai residuati bellici esplosivi (Protocollo V) allegato alla Convenzione del 10 ottobre 1980 sulla proibizione o la limitazione dell'uso di alcune armi convenzionali che possono essere considerate dannose o aventi effetti indiscriminati


PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Perduca. Ne ha facoltà.

PERDUCA (PD). Signor Presidente, innanzitutto desidero aggiungere le firme della senatrice Poretti e mia all'ordine del giorno G100 del senatore Pedica, che pare non soltanto puntuale, ma anche opportuno perché rielabora alcune considerazioni assolutamente necessarie, visto e considerato che molto spesso le mine antiuomo in giro per il mondo sono di produzione italiana. Pertanto, credo che sia opportuno investire denaro pubblico perché si possa passare allo sminamento di zone a noi vicine; penso ancora una volta ai Balcani, ma anche all'Asia centrale o al Sud-Est asiatico. Questi sono esempi concreti di un passato che a volte ha visto anteporre gli interessi economici alla vera promozione della pace e della sicurezza internazionale. Tra l'altro, quando era Commissario europeo per gli affari umanitari, la presidente Bonino riuscì a negoziare le fasi finali del bando mondiale delle mine antiuomo. Credo quindi sia quanto meno opportuno che l'Italia continui in questa direzione.

Quanto detto dai colleghi che mi hanno preceduto è di sicuro ampiamente condivisibile, ma credo anche che questioni di tale importanza richiedano una maggiore partecipazione, non tanto nella fase finale del dibattito in Aula, quanto nell'approfondimento dei temi, e infatti è di questo che oggi abbiamo discusso in Commissione prima che venissero presentati all'Aula i disegni di legge di ratifica al nostro esame.

Alcuni dei temi trattati sono meramente burocratici, mentre altri attengono a questioni ben più importanti: ecco, sarebbe opportuno riuscire a trovare il modo di interessare quanto più possibile non soltanto le Commissioni competenti, ma anche l'Aula, e non in maniera formale, come già avviene, ma sostanziale. E la soluzione non è di certo la richiesta del voto elettronico per far sì che i senatori siano presenti in Aula. In tal modo ci si potrebbe dedicare alla ratifica dei trattati internazionali non per recuperare il tempo passato nelle scorse legislature (che era uno degli obiettivi che ci erano stati posti in 3a Commissione permanente all'inizio dell'attuale legislatura) e neanche per riempire dei vuoti. Questo soprattutto considerando il fatto che - mi si consenta di farlo notare ai presenti, ma anche ai nostri ospiti ed agli ascoltatori che ci seguono tramite Radio radicale - il carico di lavoro del Senato non ci impedisce di approfondire molte delle questioni trattate.

Ribadisco quindi che noi rappresentanti della delegazione radicale desideriamo aggiungere le nostre firme all'ordine del giorno G100, preannunciando che esprimeremo voto favorevole al provvedimento in esame. (Applausi della senatrice Poretti).

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