7.02.2009

No alla fiducia sul Disegno di legge Sicurezza

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Perduca. Ne ha facoltà.

PERDUCA (PD). Signor Presidente, durante la giornata di ieri, il Presidente del Consiglio ha detto che il popolo e il Parlamento sono con lui. Non so di quale Parlamento stesse parlando, perché se il Parlamento e chiaramente la sua maggioranza fossero realmente con lui, come ci è stato decantato dai banchi della maggioranza, su un argomento così popolare come quello affrontato dal disegno di legge sulla sicurezza quale timore si avrebbe nel sottoporlo al voto palese in Aula o anche al voto segreto, visto e considerato che c'è una forte domanda di sicurezza da parte di questi poveri italiani, assediati - Nord, Centro, isole, montagne, mari e pianure - da un'orda di barbari che proviene da tutto il resto del mondo e che, indipendentemente da ciò che li caratterizza (e, ahinoi, non è soltanto la fame ma anche i conflitti armati), vuole venire nel Paese del Bengodi a stuprare le nostre donne, prenderci il posto di lavoro e, se possibile, a svaligiare tutte le nostre villette o appartamenti in megacomplessi industriali?

Questo Parlamento che è con il Presidente del Consiglio probabilmente (silenziosamente o meno silenziosamente) deve aver fatto capire che il "popolo della sicurezza" non è così compatto, che forse ancora qualche spazio di libertà all'interno del Popolo della Libertà esiste e che quindi bisogna imporre la fiducia per portare a casa queste misure necessarie per difenderci dallo straniero.

Il popolo a questo punto - c'è stato detto adesso - sceglie chi impone la sicurezza. Posso però ricordare che se proprio si fosse così dediti all'imposizione della sicurezza, magari, quando si è sindaco, si deciderebbe di fare il sindaco piuttosto che il sindaco e anche il senatore, perché nei tre giorni in cui si è assenti dal proprio ufficio al Comune sicuramente può essere messo a ferro e fuoco il paesello dell'ultima valle della Padania. Lo stesso si dica per i vicesindaci della capitale. Questo è un argomento che un giorno bisognerà affrontare, visto e considerato che non si può necessariamente fare bene allo stesso tempo due lavori. Quando poi vengono pubblicati i dati relativi alla qualità e alla quantità dell'attività dei suddetti risulta che non si è presenti qui e figuriamoci dall'altra parte, dove si è stati eletti in maniera un po' più democratica di quanto non siamo stati eletti noi che sediamo nelle Aule parlamentari.

Questo popolo, ci viene detto, chiede a gran voce misure per la sicurezza perché è sottoposto a minacce di tutti i tipi. Un istituto che - ahinoi - non esiste più, grazie al Popolo della Libertà in particolare, ovvero il Centro di monitoraggio dell'emittenza radiotelevisiva fondato dal Partito Radicale oltre due decenni fa, ha dimostrato che dal 2003 al 2007 il tempo dedicato dai telegiornali di maggiore ascolto - quelli che vengono trasmessi durante l'ora di pranzo o l'ora di cena - alla piccola criminalità, alla cronaca nera, alla cronaca giudiziaria e ai vari casi di omicidio irrisolti, che molto poco hanno a che vedere con la sicurezza di 60 milioni di italiani, è passato dal 10 al 30 per cento. Immagino che si potrebbe indurre a qualsiasi tipo di desiderio, oltre che di paura, triplicando il tempo dedicato alla pubblicità di certi fenomeni.

L'Italia è però uno dei Paesi a più basso tasso di criminalità e a maggiore sicurezza nel vivere tanto nelle grandi città quanto nelle periferie: non lo dicono l'opposizione, i radicali o le organizzazioni non governative che, buon'ultima Amnesty International in questi ultimi giorni, da tutto il mondo stanno ponendo sempre maggiore attenzione al modo in cui vengono violati sistematicamente i diritti umani in Italia, ma lo sostengono le stesse istituzioni italiane ed europee, come il CENSIS e l'Eurobarometro. A fronte di un contesto in cui, malgrado la situazione di crisi economica (durante la quale di solito la piccola criminalità riprende vita in alcune zone), si vive non dico d'amore e d'accordo (dubito che esista un posto al mondo dove in effetti si possa vivere d'amore e d'accordo) ma comunque in condizioni di sicurezza accettabili, da quando è iniziata la campagna elettorale del 2008 la maggioranza che oggi siede in Parlamento ci ha martellato con la necessità di inasprire qualsiasi pena già esistente e di introdurre addirittura nuove fattispecie di reato.

Ricordo che poche settimane fa, con il disegno di legge in materia di stalking, abbiamo addirittura ipotizzato di applicare il regime previsto per i condannati per reati di mafia a chi si ipotizza possa essere responsabile di atti persecutori, prevedendo anche la custodia cautelare in carcere. Non so quanti dei pochi senatori presenti - più tra i banchi dell'opposizione che della maggioranza, e comunque ringrazio chi è rimasto ad ascoltare questa parte di dibattito - ha l'ardire di entrare ogni tanto in un carcere italiano. Siamo arrivati ad una situazione in cui ci sono oltre 65.000 ospiti, buona parte ancora in attesa di giudizio, oltre il 60 per cento dei quali non è cittadino italiano. Una buona metà di questi - italiani e non - è detenuta per reati connessi alle cosiddette sostanze stupefacenti. Si registra la sovrappopolazione di una serie di penitenziari che, grazie ai tagli orizzontali, non soltanto non hanno più dotazioni per la manutenzione o l'ordinaria amministrazione, ma hanno dovuto subire anche gli effetti degli stessi tagli orizzontali sulla polizia penitenziaria, nella quale si registra sempre tra un 15 a un 20 per cento di distacchi; ci sono infatti persone che, invece di lavorare in case circondariali o in altre strutture, vengono distaccate per fare la guardia alle ville di alcune autorità, per le scorte o addirittura per trasportare i carcerati da un istituto all'altro. Ebbene, in questo contesto con misure proibizionistiche e punitive andiamo ad intasare ulteriormente una situazione carceraria che adesso, con la bella stagione, con l'aumento degli arrivi (checché se ne dica magnificando i contatti con il compagno Gheddafi) e con l'aumento dello spaccio di sostanze stupefacenti, potrebbe raggiungere i 75.000 ospiti da qui alla fine di agosto.

Vi state candidando a fare dell'Italia - in questo caso, sì - un'ex repubblica sovietica, dove qualsiasi cosa si faccia deve essere punita sempre e solo con una sanzione penale, in un contesto in cui per l'amministrazione della giustizia il nostro Paese è considerato dalla Corte dei diritti umani di Strasburgo delinquente abituale, perché quotidianamente abbiamo una sentenza che a questo ci espone.

Quindi, il voto della delegazione radicale, delle senatrici Bonino, Poretti e mio, è un no convinto sul disegno di legge in esame. (Applausi del Gruppo PD).

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