Nella giornata di ieri alla Riunione dei governi dell'Unione africana tenutasi in Libia e' stata adottata una risoluzione, fortemente voluta dal Sudan col sostegno del governo ospite, che annuncia che i membri dell'UA non collaboreranno con la Corte Penale Internazionale per quanto riguarda l'arresto del presidente sudanese Al Bashir contro il quale e' stato spiccato un mandato di cattura per crimini contro l'umanita' e crimini di guerra perpetrati in Darfur.
Occorre che l'Italia che ha ospitato la conferenza che ha adottato lo statuto della Corte affronti la questione, a partire dal G8 della settimana prossima, perche' se i 30 paesi africani che a oggi riconoscono la giurisdizione della Cpi non dovessero iniziare a collaborarci per motivi di convenienza politica, essendo in corso processi che hanno a che fare prevalentemente con conflitti africani, nel giro di pochi mesi si potrebbe annullare il lavoro di anni per tentare di imporre una giustizia giusta e super partes.
Occorre pero' anche ripensare radicalmente al modo con cui ci si comporta con personaggi come il dittatore libico Gheddafi che non solo tempo addietro ebbe a dire che la Cpi era il vero terrorismo internazionale, ma che ha imposto come candidato alla presidenza della prossima Assemblea generale, il suo ministro Al Triki che fece una feroce campagna contro la Corte intimando ai suoi colleghi africani di ritirarsi dal Trattato di Roma. La Farnesina, se investita del problema da parte dell'Ateneo sassarese, dia parere negativo sulla laurea honoris causa in legge a Gheddafi.
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