PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.
È iscritto a parlare il senatore Perduca. Ne ha facoltà.
PERDUCA (PD). Signor Presidente, inizio innanzi tutto rivolgendo un ringraziamento al senatore Marcenaro per aver trovato un'ottima sintesi, tant'è vero che la mozione in esame è stata sottoscritta da rappresentanti di tutti i Gruppi, poiché tiene conto delle iniziative portate avanti negli anni, ma anche dell'opportunità che ci si presenta in questi giorni e speriamo nei prossimi mesi, nella pienezza di tutta una prima - e ci auguriamo anche seconda - presidenza Obama.
Dico questo perché i radicali sono stati da sempre vicini ai dissidenti cubani: per anni è stato iscritto al partito radicale transnazionale Francisco Chaviano, che dalle carceri ci informava come poteva, via posta, delle condizioni in cui la dissidenza liberale, democratica e non violenta era trattata in quelle galere.
Inoltre, il filoatlantismo radicale storicamente è stato una caratteristica distintiva, ma se è vero che siamo amici di Platone (essendo Platone la bandiera a stelle e strisce), siamo forse più amici della verità: e la verità oggi è che c'è una possibilità di apertura reale, non tanto di dialogo con il regime castrista, quanto se non altro di avvio di un dibattito all'interno della comunità internazionale, che - con atteggiamenti diversi - si è sempre rapportata nei confronti di Cuba, e all'interno del regime castrista stesso. Le dichiarazioni di Raul Castro di apertura o, se non altro, di attenzione e, addirittura, di invito ad un dialogo diretto con Washington su questioni che attengono anche al rispetto dei diritti umani devono essere salutate con soddisfazione come, allo stesso tempo, credo debbano esserlo anche le presunte smentite di Fidel Castro, che va a mettere in crisi una visione monolitica della politica cubana.
La settimana scorsa, poco dopo aver sottoscritto questa mozione, mi sono incontrato con un altro dei dissidenti cubani che vive da una quindicina d'anni in Svezia, il quale mi ha fatto notare il forte rischio che - se non si passa dalla politica sbandierata sui giornali ad un vero e proprio ingaggio sul terreno, inteso come Nazioni Unite, ma anche come rapporti regionali, multilaterali e anche bilaterali con Cuba - il cambiamento di Raul Castro non necessariamente vada verso la libertà e la democrazia.
Allo stesso tempo, però, come viene detto molto chiaramente nel preambolo della nostra mozione, l'embargo imposto per mezzo secolo al regime non ha fatto altro che rafforzarlo, con una propaganda nazionalista, che ha sempre utilizzato il demone degli Stati Uniti o dei ricchi contro i poveri per fortificare invece un regime che non era altro che liberticida: certo, forse in maniera differente da molti altri regimi con i quali magari l'Italia intrattiene rapporti (come la Libia o la Bielorussia), ma sicuramente lo era.
Dunque, credo che adottare all'unanimità questa mozione possa dare all'Italia la possibilità di recuperare il ruolo che negli ultimi mesi sta ritagliandosi all'interno delle Nazioni Unite: il ruolo di chi finalmente scompiglia gli atteggiamenti di inerzia diplomatica e recupera una politica che vuole anteporre la ricerca della libertà, e quindi anche la ricerca dalla verità, all'interno di un consesso che invece molto spesso la mette da parte per motivi ideologici, per motivi commerciali o per disinteresse.
La mia ultima raccomandazione è diretta al nostro Governo. Devo dire che da sempre sull'isola il Governo italiano - qualsiasi esso fosse - ha avuto un atteggiamento di grande apertura, mettendo a disposizione degli intellettuali liberali e dissidenti i propri locali in ambasciata. Noi speriamo che, anche a seguito dell'adozione di questa mozione, non soltanto si confermi il nostro impegno - come già è stato fatto dal sottosegretario Scotti in merito ad un'interrogazione che abbiamo depositato alcuni mesi fa con la senatrice Poretti - ma addirittura si aumenti perché probabilmente anche dagli intellettuali può venire un ulteriore contributo all'apertura e, finalmente, all'avvio di una transizione verso la democrazia. Infatti, se tale transizione non viene gestita di concerto dalla comunità delle democrazie si potranno creare situazioni in cui magari non entrerà sull'isola un nuovo Batista, ma sicuramente non si raggiungerà quel livello di democrazia e Stato di diritto che invece i cittadini cubani meritano ormai da cinquant'anni e che nessuno è stato in grado di concedere loro. (Applausi dal Gruppo PD).
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