3.18.2009

Sulla questione sospensiva

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il senatore Perduca per illustrare la questione sospensiva QS1. Ne ha facoltà.

PERDUCA (PD). Signor Presidente, sono il primo firmatario di una proposta di questione sospensiva che, prima di illustrare, voglio inquadrare in ciò che è avvenuto almeno negli ultimi due mesi, non soltanto in questa Camera ma anche nel Paese. Siamo stati bombardati quotidianamente dalla necessità di dover affrontare una legge che potesse dare ai cittadini italiani la possibilità di manifestare le proprie volontà dichiarandole nel momento in cui ci si fosse trovati in una fase della propria vita ritenuta non più dignitosa di essere vissuta o in cui non si era più capaci di intendere e di volere o in cui per alcuni vi era vita e per altri non vi era più vita in quell'organismo.

Abbiamo avuto accelerazioni; è stato addirittura detto che sono stati usati toni esasperati. Abbiamo avuto una grande manipolazione mediatica di ciò che in realtà stava accadendo all'interno del corpo di una persona che per 17 anni non era più con noi, se non dal punto di vista della materia, ma sono stati anche fortunatamente attivati quei pochi strumenti che le nostre Camere consentono per avviare, se non altro, un dibattito relativamente al merito della questione, di un decreto, poi trasformato in corso d'opera in un disegno di legge, grazie al diniego di firma da parte del Presidente della Repubblica, che avrebbe voluto porre fine al dibattito che si stava aprendo relativamente ai temi cosiddetti di fine vita.

Il Senato, che oggi mi pare particolarmente disattento (d'altra parte stiamo soltanto parlando di questioni che attengono alla fine della vita di ciascuno di noi e mi meraviglia che i senatori della Lega, di solito molto attenti e silenziosi, invece abbiano altro a cui pensare proprio oggi), in quelle ultime fasi, grazie in particolare all'impegno della senatrice Poretti che a nome della delegazione radicale ha avviato un lavoro di approfondimento, articolo per articolo, del testo unificato prima firma Calabrò in Commissione sanità, al quale mi sono unito per ore, avendo l'onore di assistere ad un dibattito che tutto è stato tranne che ostruzionismo (tant'è vero che spero che alcuni degli studenti oggi qui con noi un domani possano trovare il tempo di approfondire la questione leggendo non soltanto nel merito i nostri emendamenti ma anche il Resoconto sommario dei lavori in Commissione), e grazie a tutte le questioni poste, anche le più radicalmente opposte a quelle al centro del testo Calabrò, ha fatto uscire dal dibattito in Commissione un testo pessimo, ma sicuramente meno peggiore di quello con cui avevamo iniziato il nostro lavoro.

A seguito di tutto questo discutere, tanto all'interno quanto all'esterno del Parlamento - giustamente faceva notare poco fa la senatrice Poretti che molto spesso le voci della maggioranza in seno alla Commissione erano utilizzate esclusivamente per ritirare degli emendamenti o a cinque minuti dalla mezzanotte per tentare di aprire un dibattito, quando si sapeva che la Commissione di lì a poco si sarebbe conclusa - in quelle ore rappresentanti di tutti i Gruppi (spero in virtù della nostra Costituzione che stabilisce che i parlamentari non hanno vincolo di mandato) sottoscrissero un appello chiedendo una moratoria legislativa, come è stato ricordato poco fa anche dalla senatrice Bonino quando ha illustrato la sua pregiudiziale di costituzionalità. Ebbene, quell'appello ha ricominciato a circolare, grazie al lavoro di approfondimento e di forte e radicale critica al testo Calabrò, ancora in queste ore all'interno dei dibattiti extraparlamentari ma che noi riteniamo poter riversare in questo avvio di fase relativo alla discussione del testo cosiddetto Calabrò.

Passo quindi alla lettura della proposta di questione sospensiva, appellandomi in modo particolare a tutti coloro i quali firmarono quell'appello per la moratoria che, lo ripeto, facevano parte di Gruppi di maggioranza quanto di opposizione:

«Il Senato, premesso che:

ai sensi dell'articolo 9 della Convenzione fatta a Oviedo il 4 aprile 1997 e resa esecutiva dalla legge n. 145 del 2001, le manifestazioni di volontà, con cui il paziente rende nota la determinazione di porre fine alla propria esistenza, sono prese in considerazione come atto di consenso alla sospensione dei trattamenti;

ritenuto che:

il testo base all'ordine del giorno dell'Assemblea disattenda questa fondamentale previsione di diritto internazionale pattizio, in violazione della clausola dell'articolo 117, primo comma, della Costituzione, secondo cui "La potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto della Costituzione, nonché dei vincoli derivanti dall'ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali";

delibera:

di sospendere l'esame del disegno di legge, che versa in evidente condizione di incostituzionalità, sino all'adozione di un nuovo testo che tenga conto di tutti i disegni di legge presentati».

Insisto sulla parola "tutti" perché c'è stato presentato un documento intitolato "testo unificato" che avrebbe dovuto raccogliere tutto ciò che era stato presentato dall'inizio della legislatura. Ebbene, caso strano, è rimasto fuori da questo tipo di rassegna il disegno di legge n. 1238, sottoscritto dai senatori Poretti, Bonino e Perduca, comunicato alla Presidenza il 26 novembre dello scorso anno, e che constava di due parti. La prima si intitolava: «Norme in materia di consenso informato e di dichiarazioni di volontà anticipata nei trattamenti sanitari» e la seconda: «Disciplina dell'eutanasia». Questo documento è stato ritenuto non includibile, perché si riteneva che la Commissione sanità non fosse competente relativamente al tema. Devo dire però che nella prima versione del testo Calabrò l'articolo 2 prendeva in considerazione la questione in un modo che non teneva conto della realtà. Si continua cioè a professare quotidianamente il dogma proibizionista, ritenendo che proibendo o vietando un qualcosa, un fenomeno o un comportamento, questo automaticamente venga cancellato. Se continua ad essere presente e si deve prendere in considerazione la questione dell'eutanasia, non si capisce perché il nostro disegno di legge n. 1238 non sia stato incluso nella rassegna di questo testo unificato.

Il disegno di legge in questione è soltanto l'ulteriore evoluzione di oltre vent'anni di proposte di legge da parte dei radicali in Parlamento, anche con il sostegno popolare, che vogliono imprimere una linea antiproibizionista rispetto a tutta una serie di fenomeni; non perché si sia a favore dell'eutanasia o non si sia mai stati a favore dell'aborto, del divorzio o di tutta un'altra serie di questioni che abbiamo voluto regolamentare con leggi precise, ma perché si ritiene che proibendo un fenomeno che esiste e si manifesta, e che è stato anche documentato da studi (come quello fatto dalla Regione Toscana), si va soltanto a creare una zona oscura, dove vige la legge del più forte e non la forza della legge. Quindi, i più deboli, cioè i discriminati, cadranno vittima di chi impunemente (perché tutto ciò continua a essere impunito), praticherà in questo caso l'eutanasia, come 25 anni fa praticava l'aborto.

Ricorderete in molti anche la vicenda di Piergiorgio Welby, che per 90 giorni, alla fine del 2006, decise di praticare una forma di non violenza (a noi radicali sconosciuta e che abbiamo imparato da lui, che era diventato radicale negli ultimi cinque anni della sua esistenza), quella di sottoporsi ad una tortura, che sarà poi quella che grazie a questo disegno di legge diventerà obbligatoria per chiunque si trovi in una situazione simile alla sua, per arrivare ad avere, proprio come nel caso Englaro, una serie di sentenze che gli consentissero di porre fine ad un'esistenza che egli non riteneva più degna di essere vissuta.

L'obiettivo della nostra legge era quello di rispondere ad un bisogno sempre più avvertito da un numero crescente di cittadini, ma anche sollecitato da numerosi organismi internazionali, e in ultimo di aprire un dibattito parlamentare che lo stesso Presidente della Repubblica volle porre al centro dell'attenzione politica, rispondendo.. (La luce sul microfono inizia a lampeggiare).

PRESIDENTE. Senatore Perduca, la invito a concludere.

PERDUCA (PD). Lo farò nei tempi che mi sono concessi. La luce sul microfono inizia a lampeggiare un minuto prima della conclusione.

PRESIDENTE. Senatore Perduca, per ogni intervento sono previsti dei minuti parametrati. Lei potrà svolgere altri interventi, naturalmente, ma per ogni intervento vi è un numero di minuti già previsto. (Il microfono si disattiva automaticamente, poi viene riattivato). Date un altro minuto al senatore Perduca.

PERDUCA (PD). La ringrazio. Lei deve pregare me ma prima ancora deve pregare il microfonista, ma la nostra prassi mi pare sia quella per cui, quando la luce inizia a lampeggiare, vuol dire che manca un minuto. Lei ha suonato la campanella quando la luce ha iniziato a lampeggiare.

PRESIDENTE. Infatti, io l'avevo solo invitata a concludere, ma le è stata erroneamente tolta la parola. Quindi, gliela ridò ora, per il tempo di un minuto, che decorrerà tra qualche istante. Invito gli Uffici a fare decorrere nuovamente un minuto di tempo.

PERDUCA (PD). La ringrazio, sono onorato della sua attenzione perché sono stato l'unico ad essere degnato di questo tipo d'invito (Brusìo). Ciò non toglie che fossi alla conclusione del mio intervento...

PRESIDENTE. Le chiedo ancora scusa, senatore Perduca. Colleghi, vi prego, un po' di attenzione. Non intendo far lavorare così l'Aula. Non è possibile.

PERDUCA (PD). Mi appello a tutti i senatori che hanno voluto firmare quel documento in cui si chiedeva una moratoria, perché forse queste potrebbero essere le ultime ore in cui l'autodeterminazione - e non stiamo parlando di fasi di fine vita - può essere concessa a questa Camera.

[...]

PRESIDENTE. A questo punto, invito tutti i colleghi a prendere velocemente posto.

Metto ai voti la questione pregiudiziale, avanzata, con diverse motivazioni, dalla senatrice Poretti e da altri senatori (QP1), dal senatore Perduca e da altri senatori (QP2), dal senatore Ceccanti e da altri senatori (QP3); e dal senatore Pardi.

Non è approvata.

PERDUCA (PD). Chiediamo la controprova.

PRESIDENTE. Ordino la chiusura delle porte. Procediamo alla controprova mediante procedimento elettronico.

Non è approvata.

PRESIDENTE. Ordino la riapertura delle porte.

Metto ai voti la questione sospensiva QS1, avanzata dal senatore Perduca e da altri senatori.

Non è approvata.

PERDUCA (PD). Chiediamo la controprova.

PRESIDENTE. Ordino la chiusura delle porte. Procediamo alla controprova mediante procedimento elettronico. Non è approvata

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