Dalla prossima settimana inizia il cammino che porterà entro gennaio 2019 al congresso fondativo di Più Europa. Forza Europa, Centro Democratico e Radicali italiani hanno nominato i loro cinque rappresentanti e avanzato i nomi dei candidati a coordinatore. Questo gruppo dovrà lavorare alla versione definitiva dello statuto che potrebbe prevedere anche l'apertura ad altri soggetti organizzati da affiancare all'adesione individuale.
Dal 13 luglio sarà possibile iscriversi direttamente con 50 euro e creare club tematici o territoriali. Le informazioni sul come farlo verranno condivise a breve.
Total disclosure: Radicali Italiani mi aveva chiesto di far parte della sua cinquina, ho declinato perché ritengo di non avere sufficiente tempo a disposizione per impegnarmi come dovrei vista l'importanza del compito prefisso - nelle prossime settimane si capirà anche a cosa saranno dedicate le mie giornate. Avevo suggerito qualcuno, prima che mi fosse chiesta la disponibilità, ma la candidatura non è andata a buon fine. Peccato.
Il valore aggiunto della partecipazione personale diretta contribuisce sicuramente a qualificare il prodotto collettivo, e gli apporti singolari sono molto importanti in politica, ma agire sotto un costante carico di lavoro eccessivo (il tempo passa per tutti e sono anni che vado avanti così) influisce negativamente sulla qualità generale dell'elaborato. Per certi cert cose occorrono atmosfere esteriori e interiori, specie se si vuole guardare avanti, in alto o oltre.
Ecco, io spero sinceramente (non è una clausola di stile altrimenti avrei detto "auspico"), che nei prossimi mesi si venga raggiunti da parole chiare e proposte concrete per guardare avanti, in alto o oltre tutto quello che (non) abbiamo visto fino ad oggi arrivare dalla lista elettorale +E relativamente al progetto politico +E, ma anche, se non soprattuto, relativamente all'Europa.
Le due cose non posson essere separate anzi! Necessitano di riforme in parallelo.
L'europeismo non è una categoria della politica. E' una semplificazione o caratterizzazione di un sentimento che (sicuramente e latentemente) alberga nelle menti e nei cuori di chi vive in Europa senza (spesso) rendersi conto o apprezzare appieno (in buonissima fede, s'intende) della fortuna che gli è capitata alla nascita.
Lungi dall'essere l'"arte" di alcunché, la politica si nutre di conoscenza (in primis storica), fa tesoro delle esperienze (positive e negative) e delle evidenze (scientifiche e socio-culturali) per governare territori, persone e fenomeni coinvolgendoli direttamente e indirettamente nel suo operare.
Se queste premesse fossero valide, e l'intenzione fosse quella di guardare avanti, in alto o oltre, occorre una Più Europa molto diversa da quella che (non) abbiamo conosciuto fin qui e, forse ancora di più, un'Europa significativamente diversa da quella che abbiamo (non) conosciuto - o voluto far conoscere - e sentito raccontare da "europeisti" e "anti-europeisti" in questi (tanti) anni.
Più che più Europa, ci vuole più attenzione a quello che siamo, come progetto politico e entità istituzionale, e, quasi paradossalmente, ci vuole ancor più attenzione a quello che lasciamo fuori dalle preoccupazioni, proposte e istituzioni e consessi interni.
Molte di queste esclusioni devono fare i conti con un dato di conoscenza, non meramente o esclusivamente statistico, dei fenomeni e devono tener di conto di quello che occorre come risposta. Semplificando all'osso: le esclusioni riguardano i nuovi "VIP" (vecchi, ignoranti e poveri di tutti i colori) e le "vere" élite, quelle che rappresentano eccellenze intellettuali e creative.
La prima riforma necessaria a +E, come all'UE, è quindi pretendere la pratica della prospettiva rivoluzionante della cessione di sovranità. Non fideisticamente, ma perché il nuovo non può essere la sommatoria del vecchio. Quando si uniscono "diversi" (amici o nemici oggi poco importa) l'unione dev'esser qualcosa che affonda le radici in un passato comunque - che può esser a favore di qualcosa o contro qualcuno (sempre meglio la prima) e tendere verso un futuro di segno diverso. Magari per approssimazioni successive, ma qualcosa di "altro da sé" (questo naturalmente non vuol dire mutilarsi di pensiero o azione).
Nessuno dei contraenti deve poter vantare posizioni dominanti, men che meno abusarne. Quanto sta accadendo in questi giorni di in seno al Consiglio europeo deve fungere da lezione. Non che qui e ora si possa incidere nelle dinamiche inter-governative dei 28 Stati membri dell'UE, ma le scelte individuali e collettive vanno denunciate politicamente e, sia che si tratti di modifiche di leggi a livello nazionale che decisioni a livello multilaterale, occorre attivare direttamente o indirettamente tutti i meccanismi previsti dall'architettura legale dell'Unione per bloccarle e chiedere che si rispetti la legalità nazionali o continentale.
Pur essendo tutti e tre i soci fondatori di +E promanazioni di storie e tradizioni politiche italiane riformatrici e liberali (e progressivamente moderate), essi non possono vantare esclusività di rappresentanza liberale, democristiana o radicale. E' un limite, ma anche un sollievo e forse uno stimolo. Minore il bagaglio più agevole il viaggio, più agile il processo decisionale maggiore la velocità di adeguamento alle necessità che si vogliono affrontare politicamente.
"Cedere la sovranità" è paradigmaticamente (ma non paradossalmente) il contrario di "metterci la faccia" (una delle espressioni più abusate e volgari degli ultimi tempi). Per quanto la lista elettorale avesse scritto sul simbolo, e molto opportunamente, a chiare lettere il nome di Emma Bonino, occorre progressivamente de-nominalizzare il progetto politico (anche perché a oggi Emma Bonino si è caratterizzata su altri temi e in modi che non hanno previsto la condivisione di idee preventivamente alla presa di decisioni) e riempirlo di politica. Il federalismo (non esclusivamente europeo) è una declinazione politica del sentimento comune dell'europeismo. Ma il federalismo è anche un modello di decentramento del poter decisionale tanto verso l'alto quanto verso il basso, sia che si tratti di diritti civili e politici, sia che si parli di quelli economici e sociali - per non parlare delle questioni economico-finanziarie.
La prima politica, che non necessariamente è cosa politica (anche se ormai si è talmente "fatti dalle cose" - e sempre più velocemente - che tocca ragionare in questi termini) è quella di impostare in modo seri, mi verrebbe da dire classico, la comunicazione. Un'impostazione che chiaramente non può esser architettata per supplire alla politica.
Al posto delle belle illustrazioni, video, loghi, frizze lazzi e social media manager o slogan accattivanti, occorre pesare le parole e usarle quando necessario, senza cedere alle tentazioni velociste del momento (una 500 non ingaggia una Ferrari). Avvicinandosi le ferie estive del Parlamento la qualità del dibattito pubblica tenderà ad abbassarsi, se non a scomparire, e quindi saremo costretti a confrontarci con toni "balneari", ma sarà necessario, se sarà necessario, rispondere coi fatti o con proposte scandalose perché attaccate alla realtà.
Affermare le cose per come stanno e non per come si pensa l'uditorio si aspetti che certi argomenti vengano trattati. Smascherare tanto il messaggio che il medium utilizzato, denunciando l'alleanza di superficialismi e banalità (del male) che ormai prende per buono qualsiasi stronzata venga detta o scritta su i mezzi di condivisione di massa e ripetuta viralmente e acriticamente. Assumersi la responsabilità di far applicare leggi esistenti (anche) in materia di informazione. Senza il pane della conoscenza si avranno solo "menu turistici". Ricorrere ai classici della politica comprensibile, quella che non "ci mette la faccia" ma quella che "dà corpo".
Agitare spauracchi di "fascismi", "sovranismi", "populismi" aiuta a far bella figura perché in contrapposizione coi cattivi e sicuramente concorre a galvanizzare la propria base, ma anche a lavare la coscienza (a buon mercato), ma non incide di una virgola nella mezzora successiva - né sopratutto sedurrà qualcuno convincendolo a seguirci sul motivo del contendere.
Salvini chiude i porti alle navi delle ONG non italiane che hanno bisogno di rifornirsi di viveri, medicinali e carburante? Dopo aver dato dei "fascisti" a Salvini e Toninelli occorre organizzare una supplenza militante di rispetto di un'interpretazione progressista del diritto internazionale e organizzare un soccorso civile di aiuto a chi aiuta. In inglese si dice put your money where your mouth is. Questo va fatto: essere conseguenti a quel che si dice.
Occorre distinguerci da amici e avversare per fare le cose che si dicono. Poi verranno i giorni delle alleanze, delle unioni, dei rassemblement, e delle liste elettorali, nel fare i primi agognati passi bisogna caratterizzarsi non per un'identità ma per delle proposte che, viste le tradizioni di riferimento dei soggetti costituenti di +E non potranno che essere sinceramente di libertà, ma non a chiacchiere.
A questa Più Europa mi unirò volentieri da militante, mentre un'Europa che si rispetti la difenderò quotidianamente.
Di "sogni", "spes contra spem", doppioni, bufale, millantati crediti o copie sbiadite ne abbiamo già sentite e viste abbastanza. Perseverare è diabolico (anche se non si crede in satana! ;-).
Grazie per esser arrivati fin qui.