6.28.2016

Tempi di #Brexit, mia lettera su @ilfoglio_it con risposta di @claudiocerasa

Al direttore - Veloce o lento che sia, io lo preferirei piuttosto lento, il distacco tra Regno Unito e Unione europea dovrebbe esser gestito per far conoscere la complessità delle implicazioni politiche, economiche, finanziarie e culturali che in effetti esso rappresenta. 

Non si tratta di invocare la "trasparenza" dei processi decisionali - qui l'unica cosa trasparente è la totale inadeguatezza delle classi dirigenti europee a governare i fenomeni contemporanei - si tratta piuttosto di far emergere, punto per punto, quel che significa aver abbandonato un'unione politica nata per promuovere pace, democrazia e libertà e che - con tutti i suoi difetti spesso ingigantiti - resta l'unica potenzialità di progetto politico-istituzionale con prospettiva e visione capaci di promuovere stato di diritto e prosperità per tutti. I negoziati sulla secessione dovrebbero naturalmente esser affrontati a reti unificate e in tutte le lingue ufficiali dell'Ue. 

Se la separazione verrà trasformata da un esercizio burocratico a uno pienamente pedagogico, si riusciranno ad aiutare i britannici a capire cosa hanno fatto e altri europei a non farlo - e magari gli scozzesi a vietarlo sonoramente! Scopo ulteriore, se non principe, di questo sforzo di educazione civica sarebbe quello di invitare i vertici dell'Unione a trarne le debite conseguenze e: farsi un esame di coscienza politica e riformare in primis se stessi, o farsi da parte.
Marco Perduca

Giusta l'educazione civica. Ma per rispetto degli elettori inglesi, il Regno Unito deve essere accompagnato all'uscita il prima possibile dall'Unione europea. Sarà traumatico per tutti - d'altronde, come diceva Churchill, la democrazia funziona davvero quando a decidere siamo in due, e l`altro è malato - ma sarebbe più traumatico dare la sensazione che gli elettori possono decidere in libertà quello che vogliono, tanto poi qualcuno ci mette una pezza.



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