2.28.2015

mia lettera su @ilfoglio_it su riforme e difesa

Al direttore - tra i vari campin in cui l'Italia conferma d'esser strutturalmente "unfit" c'e' quello delle riforme. In un momento in cui occorrono tagli orizzontali in tutte le voci del bilancio dello stato, e' necessario che anche il comparto sicurezza e difesa facciano la loro parte. 

Ma un conto e' comprare qualche jet in meno e un conto e' unificare le forze di polizia smilitarizzandole tutte; un conto e' ritirare carabinieri e finanzieri dal Kosovo e un altro e' promuovere nei fatti una difesa europea. Meno uomi, preparati e coordinati meglio a livello transnazionale, con tecnologie all'avanguardia e addestrati ad agire nel pieno risptto del diritto umanitario internazionale sono la risposta alle minacce vere o presunte di questi anni.

Oggi, il mero aumento degli investmenti nella "difesa" servirebbe, servira', ad arricchire quello che una volta era noto come "complesso militare industriale" e non a far diventare l'Italia "fit" per agire o reagire in alleanze internazionali o ad hoc. Benvenga quindi una "leadership coraggiosa che promuova un nuovo tipo di dibattito" ma, soprattutto, benvenga un dibattito che includa analisi e proposte che affrontino alla radice la dicotomia "ragion di stato" "Stato di Diritto" - il vero problema politico da porre sul piatto delle relazioni internazionali e scenari per il futuro.

E' noto che per la Difesa, la miglior difesa non e' l'attacco ma restar al margine per sostenere la politica e la diplomazia nel loro lavoro. E' questa la differenza tra la civilta', le societa' aperte e  loro nemici.

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