10.02.2014

aspettando #Bananas4Democracy su @ilfoglio_it di venerdì #umbrellarevolution

Secondo Gandhi, celebrato nel giorno del suo compleanno il 1° di ottobre con la giornata mondiale per la nonviolenza, un mezzo giusto porta a un fine giusto. La nonviolenza gandhiana era l'unica lotta possibile per arrivare all'indipendenza dell'India senza massacri. 

Se, per dirla con Marco Pannella, i mezzi prefigurano i fini, a Hong Kong siamo di fronte al più grande spiegamento di nonviolenza spontanea degli ultimi anni, un movimento senza capo ideologico o capi pronti a cavalcade l'onda, un movimento che separa la carta dalla plastica e raccoglie anche l'umido. Un movimento che educatamente ed efficientemente occupa una zona di massimo traffico della città cercando di evitare inutili sconfinamenti nella vita e affari dei propri concittadini. 

Come tutti i movimenti, per quanto spontanei, ha i suoi simboli: l'ombrello che ripara dalla pioggia, dal sole e dai gas lacrimogeni e gas urticanti, un fiocchetto giallo, da indossare preferibilmente su una maglietta nera, shartphone a non finire, occhiali protettivi mascherine sul naso, pantaloni corti, scarpe da ginnastica e banane.

Il caldo umido in questo ottobre a Hong Kong è soffocante, lasciare l'umido alla mercede di 30 gradi col 90% di umidità sarebbe altamente controproducente - anche perché si dorme dove si mangia, si legge, dove si cammina, si comizia dove si studia. La sciare le banane ad ammuffire per la strada creerebbe un problema sanitario controproducente. Anche quelle vanno riciclate. 

Già le banane. Nella cultura occidentale le banane si associano alla giugla, ai selvaggi, agli scivoloni o, se si è un po' dietrologi, ai conflitti armati dell'America centrale. In Asia invece la banana fa bella mostra di sé dappertutto e nella ex colonia di sua maestà, il frutto caro a Andy Worhol, in questi giorni è diventato l'ingrediente principale della dieta manifestante. Banane, acqua e gallette son il menu' dei militanti, son gialle, come i fiocchetti attaccato un po' dappertutto a simbolo delle richieste riformatrici, son ricche ti potassio, saziano con soddisfazione e hanno una bella buccia liscia sulla quale si posson scrivere messaggi di solidarietà con chi dorme in piazza o slogan contro Pechino. 

La via giusta della nonviolenza spontanea di questi giorni è anche fatta di messaggi di scuse per chi non partecipa e continua a lavorare e di ordinate code per usare i bagni degli edifici pubblici presidiati dalla polizia. Quella stessa polizia che qualche giorno prima aveva usato i lacrimogeni oggi supervisiona i liquidi igienizzanti. 

Ma se i fini della mobilitazione son quelli della modifica del sistema elettorale per il 2017, a un certo punto l'approccio olistico alla risoluzione del conflitto finirà e allora la leadership di fatto dovrà venir fuori con scelte di "palazzo". 

L'ultimatum delle dimissioni, lanciato dagli Studenti più risoluti non è stato accolto da Leung Chun-ying, il capo dell'esecutivo di Hong Kong. La risposta era l'avvio dell'occupazione di alcuni edifici pubblici strategici. Ieri sera il governo dell'isola ha annunciato di voler dialogare con i manifestanti purché questi rimandano pacifici... Domattina, quando si apriranno gli uffici vedremo chi manifesterà maggiore calma. 

Quando il gioco si fa duro i duri iniziano a giocare, carta, plastica e umido si mischieranno, ma state certi che le banane resteranno sul menu.

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