5.14.2014

Sulla Siria, l'UE sostenga risoluzione francese su ricorso alla Corte penale internazionale

Di fronte allo stallo dei negoziati sulla Siria e alla vigilia delle elezioni presidenziali in un paese in conflitto, occorre che la comunità internazionale si assuma la responsabilità di attivare tutti gli strumenti istituzionali a sua disposizione per porre fine allo scempio di legalità internazionale che caratterizza il contesto siriano da oltre tre anni.

Dopo oltre 150mila morti e le recenti rinnovate accuse di uso di armi chimiche e atrocità commesse dai vari gruppi attivi in Siria, occorre che il Consiglio di Sicurezza riferisca quel paese all'ufficio del Procuratore della Corte penale internazionale affinché le violenze in Siria vengano indagate da un'istituzione super partes con un chiaro mandato politico. 

Il 12 maggio scorso, la Francia ha fatto circolare una bozza di risoluzione che, proprio come accadde nel 2011 nei confronti della Libia, ritiene le violazioni del diritto umanitario internazionale in Siria di tale portata che debbano divenire centrali per l'azione di una giurisdizione che ha competenza sui crimini contro l'umanità. Regno unito, USA, Lussemburgo, Argentina, Australia, Corea del sud, Lituania e Nigeria hanno già manifestato il loro favore alla bozza francese; adesso occorre che l'UE in quanto tale faccia ufficialmente propria tale risoluzione e si prepari a sostenerla politicamente nelle prossime settimane in tutti i contatti anche bilaterali che pur continuano col regime di Assad e con la Russia di Putin che non deve arrivare a usare la Siria come pedina di scambio per ciò sta perseguendo in Ucraina.

A gennaio dell'anno scorso 54 paesi avevano votato a favore di una risoluzione dell'Assemblea generale che si prefiggeva il medesimo scopo, non con cogliere questa congiuntura favorevole sarebbe condannare, una volta di più, i siriani all'annientamento totale.

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