4.23.2014

Sui Segreti di Stato Renzi declassifichi i documenti sul ruolo dell'Italia nella preparazione della guerra in Iraq

Se il Presidente Renzi è veramente intenzionato ad aprire gli armadi che contengono migliaia di documenti secretati, occorre da subito si includano nella lista di ciò che è necessario far conoscere agli italiani (e non solo) anche le informazioni relative ai primi tre mesi del 2003 quando la "coalizione dei volenterosi" lanciò l'attacco a Baghdad.
Secondo un decennale costante lavoro di documentazione e denuncia del Partito Radicale, coordinato e pubblicato sul sito www.iraq.radicali.it da Matteo Angioli, l'Italia avrebbe giocato un ruolo di mediatore tra Bush e Blair e Gheddafi nella pianificazione e boicottaggio dell'esilio di Saddam  Hussein ormai prossimo ad esser accettato e annunciato dallo stesso dittatore iracheno. In particolare segnalo a Matteo Renzi l'esistenza di un memorandum consegnato intorno alla metà di febbraio del 2003 da Berlusconi a Gheddafi, attraverso il ministro degli esteri Shalgam, e il cui contenuto resta a oggi sconosciuto. Se secondo ricostruzioni di stampa pubblicate da varie agenzie il 17 febbraio di quell'anno (vedi sotto) avrebbe dovuto favorire l'esilio di Saddam. A seguito di quel contatto però, l'ex rais libico, attaccando in diretta tv la delegazione saudita, si rese protagonista della distruzione del consenso che all'interno del summit della Lega araba di Sharm el Sheik dei primi di marzo stava emergendo per invitare Saddam a lasciare il proprio paese.
Sono ormai 10 anni che Marco Pannella e il Partito Radicale chiedono, e non solo all'Italia, che venga fatta chiarezza su quelle settimane che precedettero l'attacco all'Iraq perché far emergere quei fatti, quelle verità e quelle responsabilità, equamente distribuite dai qua e di là dall'Atlantico, può contribuire al recupero della reputazione occidentale nel mondo arabo e mediorientale e, ancor di più, al recupero della necessità di una politica internazionale fondata sul rispetto degli obblighi derivanti dall'esser membri delle Nazioni unite e quindi dall'esser legati dal proposito di promuovere la pace internazionale attraverso l'affermazione dello Stato di Diritto e dei diritti umani.
Su questi "segreti" occorre che Matteo Renzi non faccia come il suo idolo Tony Blair, maestro della "ragion di stato" che da anni tiene bloccati i lavori della commissione d'inchiesta sulla guerra in Iraq creata nel 2009 dal governo di Gordon Brown e guidata da Sir John Chilcot per paura che venga conosciuto il contenuto di alcune sue conversazioni dirette con George W. Bush... 
collazione di agenzie del 17 febbraio del 2003:
"Igor Man scrive: «il Premier [Berlusconi], ci rivela essere in corso una grossa operazione diplomatica: Berlusconi ha chiesto a Gheddafi, sì ad al Qaid, la Guida, insomma al Colonnello dalle sette vite e dalle settecento uniformi, se fosse disposto a far da “intermediario”.
In verità si tratterebbe di far pressioni su Saddam Hussein affinché il dittatore si rassegni all'esilio (dorato) così salvando l'innocente popolo iracheno ch'egli, il raiss, giura (sul Corano, ovviamente) di amare più di se stesso (e qualcuno magari gli crede). Gheddafi si sarebbe detto “disponibile”, tanto da spedire il suo ministro degli Esteri (il diplomatico-poeta che fu già graditissimo ambasciatore a Roma) a via del Plebiscito, sede operativa del Premier.
All'ottimo Shalgam che gli portava un «appunto» di Gheddafi il nostro presidente del Consiglio avrebbe affidato una sorta di memorandum da consegnare urgentemente al Colonnello. Non si poteva fare tutto per fax o e-mail o col cifrato? No: l'elettronica è oramai un libro aperto, meglio tornare al bocca-orecchio, come ai tempi di Lawrence d'Arabia. Va qui detto che l'iniziativa è partita da Gheddafi. Ad Addis Abeba per quel vertice africano, il Colonnello, a precisa domanda della immancabile Cnn ha risposto d'esser pronto a far da mediatore. “Mi piacerebbe salvare la pace internazionale”, ha detto.
E il nostro Premier ha colto al volo la disponibilità di al Qaid col quale, del resto, aveva diciamo così simpatizzato durante la recente visita di Stato del Nostro a Tripoli. [...] Ammuina anche il palazzo fatto costruire da Gheddafi a Tripoli per ospitare Saddam, se all'ultimo secondo decidesse di andare in esilio? Lo sapremo presto».
Berlusconi ha trasmesso a Tripoli un memorandum riservato «con le indicazioni della soluzione che potrebbe essere accettata da Saddam Hussein». Si parla di una località blindata, in Libia dove il Raiss potrebbe trovare rifugio. Gheddafi ha preso l'impegno di discutere con il diretto interessato anche se finora non è arrivata risposta. Difatti nel caso in cui da Tripoli non giungesse risposta, ha in animo di fare opera di convincimento su un interlocutore ancor più diretto: Tareq Aziz."

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