Con sempre maggiore insistenza, ma
al momento senza prove o documentazione pubbliche, le autorità cinesi
stanno imputanto agli uiguri la responsabilità dell'incidente
accaduto in piazza Tienamen il 29 ottobre scorso.
Posto che nel giro di poche ore la censura cinese ha cancellato dalla Rete le poche
documentazioni fotografiche dell'accaduto che presenti e passanti avevano
pubblicato su vari siti, e tenendo presente che le indagini
continuano nel massimo della segretezza, in attesa di poter conoscere
ulteriori sviluppi sulle ricerche che oggi vedrebbero privilegiare la "pista uigura",
occorre che nel riportare gli eventi la stampa non generalizzi, come
invece spesso è accaduto in passato, presentando tutti gli uiguri
come dei fondamentalisti violenti dediti alla lotta armata
secessionista della regione autonoma uigura dello Xinjiang.
Più volte, anche recentemente, Marco
Pannella ha ricordato come la leadership della diaspora uigura, a
partire dalla presidente del congresso uiguro Rebya Kadeer, abbia
annunciato pubblicamente e ufficialmente il proprio desiderio di
dialogare con Pechino per promuovere delle riforme di progresso
democratico che interessino la Cina intera e quindi tutti i cittadini
che vivono in quel paese.
Come risposta invece le autorità cinesi,
colla partecipazione di un certo tipo di stampa amche nostrana, hanno
creato le
condizioni per far di tutta l'erba un fascio e promuovere una sorta
di uigurofobia che fa il pari con la islamofobia o arabofobia
conseguente all'11 di settembre che non ha consentito alcun tipo di
riflessione politica di fondo sui fatti e su le rivendicazioni o pretese
delle parti chiamate in cuasa.
Occorre quindi che nel continuare ad
affrontare quell'incidente si faccia informazione nel senso più
proprio del termine, anche perché in Cina la censura e i filtri sono
la regola e non l'eccezione.
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