1.29.2013

Sul Mali l'Italia faccia propri obiettivi dell'appello della Fondazione Chiarac

Contriamente alle frettolose e superficiali dichiarazioni del Presidente Monti, il dibattito sulla presenza e partecipazione italiana in Mali avvenuto in Parlamento settimana scorsa non ha mai avuto come oggetto altro che quanto contenuto nel decreto missioni (cioè la previsione di 24 istruttori militari delle truppe ECOWAS all'interno della forza dell'Unione europea) e l'offerta di sostegno logistico all'intervento francese. Detto questo, più voci nelle settimane e mesi scorsi, e sicuramente quelle dei Radicali, hanno insistito perché l'impegno nazionale e internazionale fosse relativo al sostegno politico ed economico alle istituzioni democratiche maliane nonché all'aiuto alle centinaia di migliaia di persone che rischiano di morire di fame indipendentemente dal conflitto.

Nell'estate scorsa Marco Pannella aveva rilanciato l'appello della Fondazione Chirac, sostenuto anche dall'ex presidente senegalese Abdou Diouf e dal premio nobel Desmond Tutu, che chiedeva un piano Marshall per il Sahel e un ritorno dell'Africa sull'agenda politica europea. Quell'iniziativa sembrava aver raccolto anche l'interesse del rappresentante del Segretario generale dell'ONU per quella parte del mondo Romano Prodi.

Come la storia dell'interventismo militare di questi ultimi 20 anni dovrebbe insegnare, la sola risposta armata non potrà risolvere le crisi in corso: da una parte la questione dei tuareg deve trovare una risposta che affronti i limiti della sovranità nazionale, dall'altra la lotta presenza di gruppi legati ad al qaeda e alle narco-mafie globali deve rientrare in politiche che vadano alla radice dei problemi della povertà e del proibizionismo piuttosto che tentare di controllare con qualche migliaio di soldati un deserto grande come il Texas!

Nei mesi di luglio, agosto e settembre, il Partito Radicale raccolse quasi 1500 firme in tutto il mondo a sostegno dell'appello di Chirac, tra questi 300 parlamentari italiani. Quelle richieste restano tutte ancora valide; adesso e' il momento di assumersi la responsabilità e di tornare alla politica senza limitarsi alla risposta militare. Piuttosto che consultarsi colla partitocrazia, Monti farebbe bene ad ascoltare le proposte di chi frequenta l'Africa da qualche decennio...

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