1.22.2013

Nella distrazione sul Mali l'Italia dà treni al dittatore eritreo Afewerki. Camera dica no


Se le operazioni in Mali catalizzano l'attenzione politica e mediatica là dove si ritiene che la sicurezza internazionale sia in pericolo, altrove in Africa resistono longevissime dittature, come quella eritrea, che, malgrado sotto embargo militare, continuano a intrattenere relazioni "civili" col nostro paese. Nel decreto di rifinanziamento delle missioni internazionali adottato dal Senato la settimana scorsa (senza il voto dei Senatori Radicali Perduca e Poretti) è prevista la cessione di materiale ferroviario "fuori servizio" al governo di Asmara. In aula relatori e governo hanno dato parere faroverole a un mi emendamento che voleva impedire tale cessione.

Oggi però, alla luce del tentato colpo di stato di ieri, che segnala come quel regime sia riuscito a scontentare anche l'esercito colle sue politiche in stile nordcoreano, occorre che l'Italia sospenda la fornitura dei treni all'Eritrea sia perché a rischio inquinamento da amianto, come denunciato dal deputato Radicale Maurizio Turco e dal segretario del Partito pei Diritti dei Militarei Luca Comellini già nell'estate del 2009, sia perché si andrebbe a sostenere, anche se non nel settore bellico, uno dei più sanguinari regime ancor oggi esistenti. Tutte le maggiori organizzazioni pei diritti umani ritengono che in Eritrea vi siano fino a 10mila prigionieri politici e che le pessime condizioni di vita siano frutto delle politiche liberticide di Afewerki. Siccome l'Italia ha deciso di rafforzare il proprio sostegno agli attacchi francesi in Mali, si emendi il decreto alla Camera per quello scopo e si cancelli il sostegno civile ad Asmara. Troppo facile concedere asilo politico a chi scappa da una dittatura col quale si collabora...

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