12.03.2012

In tutto questo andirivieni verso la Libia si sente poco parlare di diritti umani, non hanno insegnato niente le "primavere arabe"?

C'è un intressante ritorno di fiamma tra Italia e Libia: delegazioni parlamentari che vanno a formare i collegi libici, visite di Bersani prima alla camera di commercio italo-libica e poi colle autorià a Tripoli e "infine" l'ENI che riprende le proprie ricerche nel pozzo esplorativo situato nel bacino di Sirte a circa 300 chilometri a sud di Bengasi.

Proprio come pegli ultimi 40 anni, quelli del regime di Gheddafi, quelli del rapporto privilegiato e strategico tra Italia e Libia frutto dell'impegno di Andreotti, Craxi, Dini, Prodi, D'Alema e naturalmente Berlusconi, nessuno si pone il problema della promozione e protezione dei diritti umani e dello Stato di Diritto. Certo non che l'Italia si possa permettere grandi insegnamenti in questo campo, ma sia per quanto riguarda i libici, sia per quanto riguarda le centinaia di migliaia di migranti che continuano a transitare per la Libia nella speranza di un futuro migliore nel nord del Mediterraneo si possono apprezzare significativi miglioramente relativamente alle libertà civili costituzionalmente garantite.

Il governo Monti non ha mai chiarito quali parti del famigerato accordo Italia-Libia siano state rivitalizzate né come questo venga portato avanti, non vorrei che la prossima legislatura si dovesser trovar davanti un altro trattato che espanda le relazioni bilaterali tra i Italia e Libia, relazioni che, a oggi, son sempre state a perdere sia per chi vive in Libia che pegli italiani che hanno pagato colle loro tasse le attività di una dittatura e quelle di una controllata dal governo come l'ENI.

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