8.31.2012

Sulla Siria, per aiutare Ban Ki-moon occorre pensare al "altrimenti" della CPI, altrimenti comportamente omissivi da parte dei "nostri"

Dopo aver preso una chiara posizione contro le minacce all'esistenza di Israele durante la riunione del gruppo dei paesi Non Allineati, cosa mai accaduta a un Segregario Generale dell'Onu specie durante una riunione nella tana del lupo degli storici nemici di Gerusalemme, oggi Ban Ki-moon ha intimato al premier siriano Wael al-Halki, e al capo della diplomazia di Damasco Walid al-Muallim di porre fine all'uso dell'artiglieria pesante nei confronti dei propri connazionali. Non e' la prima volta che il massimo rappresentante delle Nazioni unite muove critiche pesantissime nei confronti del regime siriano, il problema e' he nessuno di coloro che condividono in patria quelle denunce ha il coraggio di coordinare un'offensiva politico-diplomatica a livello internazionale. 

Occorre quindi operare senza ulteriore indugio per proporre un "altrimenti" -  un "or else" come direbbero gli americani - nel caso (molto probabile) che Assad non ordini al suo esercito di cessare l'impiego dell'artiglieria pesante. Da oltre un decennio la comunita' internazionale si e' dotata di una giurisdizione che puo' essere attivata, indipendentemente dal fatto che uno stato membro delle nazioni unite la riconosca, quando non vi e' possibilita' o volonta' di perseguire le violazioni del diritto umanitario internazionale che destano preoccupazione mondiale: si tratta della giurisdizione della Corte penale internazionale; Gli europei e americani devono iniziare a includere tale prospettiva nelle loro demarche per prefigurare scenari possibili e percorribili con decisi impegni politici qualora Assad dovesse continuare colle proprie condotte criminali altrimenti dovremo iniziare a parlare di comportamente omissivi da parte dei "nostri"...

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