Dopo aver preso una chiara posizione contro le minacce all'esistenza di
Israele durante la riunione del gruppo dei paesi Non Allineati, cosa
mai accaduta a un Segregario Generale dell'Onu specie durante una
riunione nella tana del lupo degli storici nemici di Gerusalemme, oggi
Ban Ki-moon ha intimato al premier siriano
Wael al-Halki, e al capo della diplomazia di Damasco Walid al-Muallim di
porre fine all'uso dell'artiglieria pesante nei confronti dei propri
connazionali. Non e' la prima volta che il massimo rappresentante delle
Nazioni unite muove critiche pesantissime nei confronti del regime
siriano, il problema e' he nessuno di coloro che condividono in patria
quelle denunce ha il coraggio di coordinare un'offensiva
politico-diplomatica a livello internazionale.
Occorre quindi operare
senza ulteriore indugio per proporre un "altrimenti" - un "or else"
come direbbero gli americani - nel caso (molto probabile) che Assad non
ordini al suo esercito di cessare l'impiego dell'artiglieria pesante. Da
oltre un decennio la comunita' internazionale si e' dotata di una
giurisdizione che puo' essere attivata, indipendentemente dal fatto che
uno stato membro delle nazioni unite la riconosca, quando non vi e'
possibilita' o volonta' di perseguire le violazioni del diritto
umanitario internazionale che destano preoccupazione mondiale: si tratta
della giurisdizione della Corte penale internazionale; Gli europei e
americani devono iniziare a includere tale prospettiva nelle loro
demarche per prefigurare scenari possibili e percorribili con decisi
impegni politici qualora Assad dovesse continuare colle proprie condotte
criminali altrimenti dovremo iniziare a parlare di comportamente
omissivi da parte dei "nostri"...
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