PRESIDENTE. Comunico che sono state presentate due questioni sospensive.
Ha chiesto di intervenire il senatore Perduca per illustrare la questione sospensiva QS1. Ne ha facoltà.
PERDUCA (PD).
Signora Presidente, la questione sospensiva QS1, che affrontiamo
stamane, a firma anche delle senatrici Bonino e Poretti, l'abbiamo
presentata quasi un mese fa in Commissione affari costituzionali, perché
riteniamo che non ci sia la necessità di accelerare un percorso che va a
toccare sicuramente una parte molto importante della vita dei partiti
e, cioè, quella del finanziamento pubblico che noi giustamente
continuiamo a chiamare in questo modo. Non credo infatti che si possa
parlare di rimborso elettorale quando si parla di cifre così ingenti e,
soprattutto, perché, all'interno del meccanismo della legge vigente e
della legge che si vuole andare a modificare, il concetto del rimborso
delle spese elettorali effettivamente sostenute durante la campagna
elettorale è stato preso in considerazione.
Avevamo presentato tale questione quando, tra
l'altro, ancora non era sorto il problema della famosa devoluzione della
metà dell'ultima tranche relativa all'anno in corso alle vittime
del sisma dell'Emilia-Romagna. Infatti, all'epoca, non avevamo ancora
scoperto quello che sarebbe poi stato un problema e, cioè, che la legge
sarebbe entrata in vigore il quindicesimo giorno dalla sua pubblicazione
in Gazzetta Ufficiale, che con un rapido calcolo di date, ci
avrebbe portato a luglio inoltrato, che è il periodo in cui in effetti i
tesorieri dei Partiti politici possono presentarsi alla Tesoreria della
Camera per ritirare questa famosa seconda tranche.
In quell'occasione si accolsero tutta una serie
di suggerimenti e proposte e il Governo si impegnò con un ordine del
giorno ad adottare un decreto che avrebbe tolto il problema dal tavolo,
avrebbe consentito un regolare svolgimento dell'approfondimento delle
misure contenute in questo strumento legislativo che oggi ci apprestiamo
ad affrontare ed altresì una maggiore concentrazione su alcuni aspetti
di questa legge che verranno fuori, non ultimo, un profumo di
incostituzionalità in alcuni suoi passaggi sui quali si soffermerà più
avanti la senatrice Poretti.
Inspiegabilmente, dopo aver accolto un ordine
del giorno di tutti i Gruppi presenti, il Governo, che infatti non ha
dato spiegazioni, ha deciso di non adottare questo decreto-legge. Oggi
siamo al 5 luglio e ci è stato dato detto che, proprio per evitare che
la metà della seconda tranche del 2012 non possa essere destinata ai terremotati, occorre far presto e portare a termine l'iter legislativo.
Ebbene noi crediamo che si debba continuare a
perseguire, visto e considerato che lo si fa su quasi tutto, l'idea
principe del decreto del Governo piuttosto che invece correre ad
affrontare la questione del finanziamento pubblico dei partiti.
Lo avevamo già sottolineato quando si parlava di
modifiche costituzionali (anch'esse tante, necessarie e urgenti) che,
dopo due passaggi in Aula, non si sa dove siano finite. È tuttavia
dubbio che possano trasformarsi nella grande, epocale riforma della
nostra Costituzione che ci era stata presentata all'inizio del suo
percorso sia perché l'accordo raggiunto in Commissione affari
costituzionali è venuto meno sia perché non si trattava di una riforma
ma soltanto dell'annuncio del desiderio di voler diminuire il numero dei
parlamentari del 20 per cento: obiettivo raggiunto alla Camera dei
deputati, ma non al Senato perché la riduzione sarebbe molto minore.
Il problema principale che vogliamo
affrontare con questa prima questione sospensiva concerne i soggetti che
devono incassare queste centinaia di milioni di euro di danaro
pubblico. Si tratta di soggetti che non hanno uno status
giuridico chiaro, perché in sessant'anni di storia repubblicana non si è
mai voluto attuare l'articolo 49 della Costituzione. In Italia la
diffusa lettura, secondo cui la nostra Costituzione all'articolo 49
esclude ogni possibilità di ingerenza da parte dei pubblici poteri nel
pluralismo politico - lettura che affonda le sue radici nel ricordo,
ancora fresco all'epoca, dell'esistenza di un partito fascista - ha
sempre cercato di escludere qualsiasi disciplina legislativa che in
cambio della personalità giuridica riconosciuta a questi soggetti
consentisse a una qualche amministrazione, dipendente dall'Esecutivo, di
realizzare un'ingerenza nei fini o nella vita interna delle
associazioni politiche.
Una riprova di ciò, che nei mesi
scorsi della nostra storia repubblicana è tornata - ahinoi - tristemente
alla cronaca, è il fatto che i bilanci dei partiti, pur essendo
rendicontati e presentati al Parlamento, sono soggetti all'esame di
revisori appositamente nominati che tuttavia non possono accorgersi di
bilanci non veritieri perché effettuano un controllo meramente formale.
Queste notizie sono note non soltanto a tutti i
parlamentari ma, grazie a qualche articolo di stampa comparso nei mesi
scorsi, anche agli italiani, che quindi hanno iniziato a prendere in
considerazione in maniera più seria il modo in cui i partiti organizzano
la propria amministrazione.
In quegli stessi mesi, però, ci
veniva indicato il modello tedesco come modello principe da seguire, sia
per quanto riguarda una certa rigidità nell'amministrazione dello
Stato, sia per quanto riguarda il sistema istituzionale e, non ultimo,
quello elettorale. Ma allora perché non siamo andati a vedere quel
modello, che poteva fornire un esempio in più. Ce ne sarebbe stato tutto
il tempo già alla Camera, dove i deputati radicali si sono opposti a
questo disegno di legge ritenendo che occorra sicuramente un contributo
alle spese elettorali sostenute dai partiti politici e la corresponsione
di servizi (più che di denari) agli stessi partiti affinché possano
fare politica e, ancor più, la presenza di un servizio radiotelevisivo
pubblico (oggi, ancora una volta, ostaggio delle oligarchie
partitocratiche, proprio come è avvenuto ieri) che agisca come un vero
servizio pubblico, garantendo da una parte la possibilità per i soggetti
politici di esprimere le proprie idee e presentare i propri programmi
e, dall'altra, assicurando che i cittadini siano debitamente informati,
riducendo in tal modo una parte dei finanziamenti necessari alla
propaganda politica.
Ripeto, i nostri colleghi radicali alla Camera
si sono opposti facendo ostruzionismo, consentito in quel ramo del
Parlamento ma non qui dove vige la legge della tagliola. Il modello
tedesco poteva fornire - ripeto - un esempio in più. La Gesetz über die politischen Parteien o Parteiengesetz
del 31 gennaio 1994, quindi una legge recente, stabilisce infatti che
l'ammontare del finanziamento è rapportato ai suffragi conseguiti, ma
anche ad elementi della vita interna di partito. È vero che in questa
legge alcuni di tali elementi sono presi in considerazione, ma riteniamo
si tratti di una distrazione rispetto alla necessità di arrivare
finalmente all'attuazione dell'articolo 49 della Costituzione, prima
ancora di stabilire quale debba essere il meccanismo del finanziamento
pubblico dei partiti.
Altrimenti creiamo soltanto una cornice,
all'interno della quale il quadro rimane lo stesso, cioè totale
oscurità, mancanza di trasparenza e anche mancanza di possibilità per un
organo esterno superiore di poter "ingerire" (forse non è forse il
termine più adatto), di applicare le leggi che si applicano a tutte gli
altri tipi di amministrazione.
Concludo, quindi, dicendo che per quanto ci riguarda, ricordando come nel 1993 un referendum
popolare a furor di popolo, con oltre il 90 per cento dei voti
favorevoli, cancellò l'esistenza del finanziamento pubblico dei partiti.
Immediatamente dopo e col passare degli anni sono state adottate delle
leggi che solo nominilisticamente hanno portato alla modifica della
legge - dal finanziamento pubblico si è passati ai rimborsi elettorali -
ma si è mantenuto intatto quello stesso schema; uno schema che dà soldi
in quantità incontrollata, incontrollabile ai partiti. E noi vediamo
che addirittura le plusvalenze o i soldi non utilizzati vengono
investiti per continuare in altri tipi di attività, in Italia ed
all'estero, per continuare a finanziare la struttura dei partiti mentre
dovrebbero essere invece destinati al rimborso delle spese sostenute
durante la campagna elettorale.
Quindi, presentiamo questa e la successiva
questione sospensiva per porre tutti questi problemi all'attenzione
dell'Assemblea, ritenendo che in questo caso, nel caso della sospensiva
QS1, si affronti prima lo status giuridico dei partiti, i
soggetti che dovranno gestire centinaia di milioni di euro. E poi si
vada a mettere mano, tenendo conto della crisi economica e dei sacrifici
che quotidianamente chiediamo agli italiani, al meccanismo che va a
finanziare questi partiti o movimenti politici.
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