7.05.2012

Contro questa legge sul finanziamento pubblico dei partiti

PRESIDENTE. Comunico che sono state presentate due questioni sospensive.

Ha chiesto di intervenire il senatore Perduca per illustrare la questione sospensiva QS1. Ne ha facoltà.

PERDUCA (PD). Signora Presidente, la questione sospensiva QS1, che affrontiamo stamane, a firma anche delle senatrici Bonino e Poretti, l'abbiamo presentata quasi un mese fa in Commissione affari costituzionali, perché riteniamo che non ci sia la necessità di accelerare un percorso che va a toccare sicuramente una parte molto importante della vita dei partiti e, cioè, quella del finanziamento pubblico che noi giustamente continuiamo a chiamare in questo modo. Non credo infatti che si possa parlare di rimborso elettorale quando si parla di cifre così ingenti e, soprattutto, perché, all'interno del meccanismo della legge vigente e della legge che si vuole andare a modificare, il concetto del rimborso delle spese elettorali effettivamente sostenute durante la campagna elettorale è stato preso in considerazione.

Avevamo presentato tale questione quando, tra l'altro, ancora non era sorto il problema della famosa devoluzione della metà dell'ultima tranche relativa all'anno in corso alle vittime del sisma dell'Emilia-Romagna. Infatti, all'epoca, non avevamo ancora scoperto quello che sarebbe poi stato un problema e, cioè, che la legge sarebbe entrata in vigore il quindicesimo giorno dalla sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, che con un rapido calcolo di date, ci avrebbe portato a luglio inoltrato, che è il periodo in cui in effetti i tesorieri dei Partiti politici possono presentarsi alla Tesoreria della Camera per ritirare questa famosa seconda tranche.

In quell'occasione si accolsero tutta una serie di suggerimenti e proposte e il Governo si impegnò con un ordine del giorno ad adottare un decreto che avrebbe tolto il problema dal tavolo, avrebbe consentito un regolare svolgimento dell'approfondimento delle misure contenute in questo strumento legislativo che oggi ci apprestiamo ad affrontare ed altresì una maggiore concentrazione su alcuni aspetti di questa legge che verranno fuori, non ultimo, un profumo di incostituzionalità in alcuni suoi passaggi sui quali si soffermerà più avanti la senatrice Poretti.

Inspiegabilmente, dopo aver accolto un ordine del giorno di tutti i Gruppi presenti, il Governo, che infatti non ha dato spiegazioni, ha deciso di non adottare questo decreto-legge. Oggi siamo al 5 luglio e ci è stato dato detto che, proprio per evitare che la metà della seconda tranche del 2012 non possa essere destinata ai terremotati, occorre far presto e portare a termine l'iter legislativo.

Ebbene noi crediamo che si debba continuare a perseguire, visto e considerato che lo si fa su quasi tutto, l'idea principe del decreto del Governo piuttosto che invece correre ad affrontare la questione del finanziamento pubblico dei partiti.

Lo avevamo già sottolineato quando si parlava di modifiche costituzionali (anch'esse tante, necessarie e urgenti) che, dopo due passaggi in Aula, non si sa dove siano finite. È tuttavia dubbio che possano trasformarsi nella grande, epocale riforma della nostra Costituzione che ci era stata presentata all'inizio del suo percorso sia perché l'accordo raggiunto in Commissione affari costituzionali è venuto meno sia perché non si trattava di una riforma ma soltanto dell'annuncio del desiderio di voler diminuire il numero dei parlamentari del 20 per cento: obiettivo raggiunto alla Camera dei deputati, ma non al Senato perché la riduzione sarebbe molto minore.

Il problema principale che vogliamo affrontare con questa prima questione sospensiva concerne i soggetti che devono incassare queste centinaia di milioni di euro di danaro pubblico. Si tratta di soggetti che non hanno uno status giuridico chiaro, perché in sessant'anni di storia repubblicana non si è mai voluto attuare l'articolo 49 della Costituzione. In Italia la diffusa lettura, secondo cui la nostra Costituzione all'articolo 49 esclude ogni possibilità di ingerenza da parte dei pubblici poteri nel pluralismo politico - lettura che affonda le sue radici nel ricordo, ancora fresco all'epoca, dell'esistenza di un partito fascista - ha sempre cercato di escludere qualsiasi disciplina legislativa che in cambio della personalità giuridica riconosciuta a questi soggetti consentisse a una qualche amministrazione, dipendente dall'Esecutivo, di realizzare un'ingerenza nei fini o nella vita interna delle associazioni politiche.

Una riprova di ciò, che nei mesi scorsi della nostra storia repubblicana è tornata - ahinoi - tristemente alla cronaca, è il fatto che i bilanci dei partiti, pur essendo rendicontati e presentati al Parlamento, sono soggetti all'esame di revisori appositamente nominati che tuttavia non possono accorgersi di bilanci non veritieri perché effettuano un controllo meramente formale.

Queste notizie sono note non soltanto a tutti i parlamentari ma, grazie a qualche articolo di stampa comparso nei mesi scorsi, anche agli italiani, che quindi hanno iniziato a prendere in considerazione in maniera più seria il modo in cui i partiti organizzano la propria amministrazione.

In quegli stessi mesi, però, ci veniva indicato il modello tedesco come modello principe da seguire, sia per quanto riguarda una certa rigidità nell'amministrazione dello Stato, sia per quanto riguarda il sistema istituzionale e, non ultimo, quello elettorale. Ma allora perché non siamo andati a vedere quel modello, che poteva fornire un esempio in più. Ce ne sarebbe stato tutto il tempo già alla Camera, dove i deputati radicali si sono opposti a questo disegno di legge ritenendo che occorra sicuramente un contributo alle spese elettorali sostenute dai partiti politici e la corresponsione di servizi (più che di denari) agli stessi partiti affinché possano fare politica e, ancor più, la presenza di un servizio radiotelevisivo pubblico (oggi, ancora una volta, ostaggio delle oligarchie partitocratiche, proprio come è avvenuto ieri) che agisca come un vero servizio pubblico, garantendo da una parte la possibilità per i soggetti politici di esprimere le proprie idee e presentare i propri programmi e, dall'altra, assicurando che i cittadini siano debitamente informati, riducendo in tal modo una parte dei finanziamenti necessari alla propaganda politica.

Ripeto, i nostri colleghi radicali alla Camera si sono opposti facendo ostruzionismo, consentito in quel ramo del Parlamento ma non qui dove vige la legge della tagliola. Il modello tedesco poteva fornire - ripeto - un esempio in più. La Gesetz über die politischen Parteien o Parteiengesetz del 31 gennaio 1994, quindi una legge recente, stabilisce infatti che l'ammontare del finanziamento è rapportato ai suffragi conseguiti, ma anche ad elementi della vita interna di partito. È vero che in questa legge alcuni di tali elementi sono presi in considerazione, ma riteniamo si tratti di una distrazione rispetto alla necessità di arrivare finalmente all'attuazione dell'articolo 49 della Costituzione, prima ancora di stabilire quale debba essere il meccanismo del finanziamento pubblico dei partiti.

Altrimenti creiamo soltanto una cornice, all'interno della quale il quadro rimane lo stesso, cioè totale oscurità, mancanza di trasparenza e anche mancanza di possibilità per un organo esterno superiore di poter "ingerire" (forse non è forse il termine più adatto), di applicare le leggi che si applicano a tutte gli altri tipi di amministrazione.

Concludo, quindi, dicendo che per quanto ci riguarda, ricordando come nel 1993 un referendum popolare a furor di popolo, con oltre il 90 per cento dei voti favorevoli, cancellò l'esistenza del finanziamento pubblico dei partiti. Immediatamente dopo e col passare degli anni sono state adottate delle leggi che solo nominilisticamente hanno portato alla modifica della legge - dal finanziamento pubblico si è passati ai rimborsi elettorali - ma si è mantenuto intatto quello stesso schema; uno schema che dà soldi in quantità incontrollata, incontrollabile ai partiti. E noi vediamo che addirittura le plusvalenze o i soldi non utilizzati vengono investiti per continuare in altri tipi di attività, in Italia ed all'estero, per continuare a finanziare la struttura dei partiti mentre dovrebbero essere invece destinati al rimborso delle spese sostenute durante la campagna elettorale.

Quindi, presentiamo questa e la successiva questione sospensiva per porre tutti questi problemi all'attenzione dell'Assemblea, ritenendo che in questo caso, nel caso della sospensiva QS1, si affronti prima lo status giuridico dei partiti, i soggetti che dovranno gestire centinaia di milioni di euro. E poi si vada a mettere mano, tenendo conto della crisi economica e dei sacrifici che quotidianamente chiediamo agli italiani, al meccanismo che va a finanziare questi partiti o movimenti politici.

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