Di GIUSEPPINA CAVALLO – All’indomani dei due terremoti che hanno sconvolto l’Emilia, i politici italiani avevano annunciato che si sarebbero privati dell’ultima tranche di rimborsi elettorali per devolverli alle zone terremotate. Questo impegno però rischia di non essere mantenuto perché, per un cavillo burocratico, non si è riusciti a far entrare in vigore la legge prima del 1 luglio, quando cioè i partiti potranno riscuotere i loro fondi. A sollevare il problema i senatori Radicali Donatella Poretti e Marco Perduca, che abbiamo raggiunto telefonicamente per farci spiegare meglio la situazione.

Senatore Perduca, la promessa dei partiti di devolvere l’intera ultima tranche dei rimborsi elettorali ai terremotati rischia di non essere mantenuta.
Qui gira voce che il governo sia pronto per adottare il decreto lunedì che sarebbe già 2 luglio e quindi troppo tardi. Noi abbiamo chiesto che questo venga fatto durante il Consiglio dei ministri di venerdì, ovvero in tempo utile per pubblicarlo in Gazzetta, anche se comunque sarebbe effettivo dal momento in cui viene adottato. Bisogna togliere ogni possibilità di argomentazione burocratica a favore dei tesorieri dei partiti che lunedì prossimo si presenteranno alla tesoreria della Camera per riscuotere la totalità del finanziamento previsto per il 2012.

Come mai si è arrivati così a ridosso dell’ultimo giorno utile?
Il problema sta nella legge che ha licenziato la Camera, in cui l’ultimo articolo prevede che la norma entri in vigore 15 giorni dopo la pubblicazione in Gazzetta. Quindi nella migliore delle ipotesi la legge sarebbe dovuta arrivare in Senato al massimo il 15 giugno per entrare in vigore pirma del 1 luglio. Il problema lo ereditiamo dalla disattenzione della Camera che aveva incluso l’articolo trabocchetto per dilatare i tempi. La senatrice Poretti ha posto il problema in Commissione Affari Costituzionali e ha fatto il casino, che sappiamo fare noi Radicali, e si è votato l’ordine del giorno che imponeva al governo di emettere il decreto legge in tempo utile

Il punto è che il governo e il Presidente del Consiglio in questi giorni sono distratti da ben altre questioni.
Sì, ma qui si tratta di apportare una modifica all’ultimo articolo e di farlo diventare legge, anche il più distratto dei ministri o il suo ufficio è in grado di farlo. Il punto è che Monti ha detto che vuole rimanere a Bruxelles fino a domenica e non so come si possa fare un consiglio dei Ministri senza il Presidente.

E se nel caso il governo non dovesse riuscire a fare in tempo?
In quel caso si dovrebbe fare pressione sul Presidente della Camera, Gianfranco Fini, perché sospenda l’erogazione delle quote fino a quando non è pronto il decreto.

Comunque non mi sembra che altri partiti, oltre i Radicali, siano molto preoccupati.
No, gli altri partiti ritengono di avere il diritto di incassare i soldi e poi di lasciare al buon cuore dei singoli tesorieri di devolvere la metà dei fondi, ma visto che in Italia i gentlemen’s agreement son sempre fatti per fregare i cittadini, ci si troverebbe nella situazione in cui la corsa all’incasso avverrebbe subito e in modo irreversibile. Ancora una volta i partiti si riempiono la bocca con dichiarazioni e promesse ad effetto per far bella figura, come hanno fatto anche con la proposta di diminuzione dei numero dei parlamentari per far vedere che prendono in considerazione il problema dei costi della politica. Avevano detto che avrebbero rinunciato a tutta l’ultima tranche, invece questo nobile gesto è rimasto solo una nobile dichiarazione.

Cambiando argomento, martedì 26 avete organizzato al Pantheon una manifestazione in occasione della giornata mondiale contro la tortura, come è andata l’iniziativa?
La manifestazione è andata molto bene, hanno preso parte le associazioni del pianeta carcere, i parenti dei detenuti e i volontari che seguono la vita nelle carceri. Si sente la necessità che entro fine legislatura si possa concludere l’iter della nostra proposta di legge che includa la tortura nel codice penale italiano. Noi abbiamo ricordato in piazza le vittime della mala amministrazione della giustizia, vittime di tortura è anche chi si impicca in cella perché le condizioni sono drammatiche e invivibili. Abbiamo reso tutto questo visibile attraverso una sorta di happening con persone stese a terra in Piazza del Pantheon dentro dei sudari: una scena molto di effetto che ha catturato l’attenzione dei passanti e anche di molti turisti che si sono meravigliati del fatto che non esista il reato di tortura in Italia. Nonostante siano passati 21 anni da quando il nostro Paese ha ratificato la Convenzione ONU contro la tortura e altre pene e trattamenti inumani e degradanti, ancora nell’ordinamento italiano non è stato introdotto un reato specifico, come richiesto dalla Convenzione, che la sanzioni. Comunque in Commissione Giustizia è iniziato il dibattito generale sul dl tortura e alla Camera si sta lavorando per la ratifica del protocollo addizionale alla convenzione Onu sulla tortura che consentirebbe agli ispettori delle Nazioni unite di visitare luoghi istituzionali dove si ritiene che siano in atto violazioni dei diritti umani per verificare e se l’Onu constatasse una cosa del genere sarebbe davvero gravissimo agli occhi della comunità internazionale.