12.14.2011

Contro il taglio dei parlamentari


È iscritto a parlare il senatore Perduca. Ne ha facoltà.

PERDUCA (PD). Signora Presidente, innanzi tutto saluto il professor Ruperto, perché è la prima volta che lo vediamo in Aula. Immagino che sarà leggermente sorpreso dal fatto che in un dibattito su due mozioni su cose che si trascinano avanti da tre anni e mezzo si senta citare il federalismo (con buona pace del federalismo, visto che un sindaco viene in Senato da senatore a dirci che lui è a favore del federalismo, quando magari i suoi elettori lo vorrebbero a governare il suo paese o la sua città, e lo stesso si potrebbe dire dei molti presidenti di Provincia che sono in questa Camera), si senta parlare dell'impero romano (con dotte disquisizioni su quale fosse il patto iniquo o equo: magari equino, molto più che equo, visto e considerato che all'epoca anche in Senato si mandavano i cavalli) e non si parli di quale sia il problema di fronte a noi. Il nostro diritto penale prevede la circonvenzione dell'incapace. È vero che un Parlamento di nominati potrebbe essere fatto da persone incapaci di vivere le proprie convinzioni...

PRESIDENTE. Senatore Perduca, per cortesia. (Commenti dal Gruppo LNP).

PERDUCA (PD). Presidente, se mi fa finire possiamo poi prendere in considerazione quello che dico.
MONTI Cesarino (LNP). Sei stato nominato?

PERDUCA (PD). Certo. Ho usato il condizionale, che in padano credo sia uguale all'italiano. (Commenti del senatore Gramazio).

C'è poi la circonvenzione dell'ingannato, perché qui si dice che il problema dei problemi relativamente ai costi della politica sia quello del numero dei parlamentari, perché la piazza è giustamente indignata, nella migliore delle occasioni, contro l'immagine dei parlamentari che viene data da multinazionali, che non sono degli editori puri ma che hanno interessi diffusi dappertutto. Ci si deve allora mettere d'accordo su quale sia il motivo della questione, e mi dispiace che il Sottosegretario sia distratto in questa fase del dibattito dal senatore Vitali, che ha già parlato durante la discussione generale.

Qui stiamo parlando di due mozioni che chiedono di applicare delle leggi. Fino a poco tempo fa la maggioranza, che oggi non è più tale fortunatamente, comunque quelle leggi in parte le ha applicate, ma nella stragrande maggioranza dei casi non l'ha fatto.

Dall'altra parte, invece, si chiede di accelerare i tempi della riduzione dei parlamentari, addirittura arrivando a 250 senatori e 250 deputati, perché occorre rivedere il bicameralismo. La revisione del bicameralismo, sicuramente necessaria, è però una delle ultime fasi di una revisione radicale - questa sì, e non l'applicazione del Titolo V della Costituzione - dell'assetto definito dalla nostra Carta costituzionale. Occorre - e ciò chiaramente deve essere preso in considerazione con una revisione altrettanto radicale - consentire finalmente al cittadino italiano di poter direttamente esercitare i propri diritti civili e politici, scegliendosi tutti i propri rappresentanti e pretendendo che questi facciano il loro mestiere, e solo quello, senza avere quattro-cinque cariche cumulabili, altrimenti andiamo a ingannare il pubblico con la cacciata di metà dei parlamentari continuando a portare avanti le politiche della partitocrazia.

Questo è il problema che ha portato, dopo 60 anni, l'Italia alla situazione attuale, ad indebitarsi con tutto e tutti e alla creazione di zone di privilegio per qualsiasi categoria, nessuna esclusa: è stato ricordato poco fa che persino il giornale della Confindustria ha degli aiuti di Stato e non credo esista una cosa simile in nessuna parte del mondo. Questo avrebbe dovuto essere fin dall'inizio della legislatura l'argomento del nostro dibattito.
Dopo tre anni e mezzo e dopo altri due dibattiti, dove addirittura si è portata l'Aula a votare una procedura di urgenza per mettere all'ordine del giorno ciò che era stato già deciso in Commissione affari costituzionali, ci troviamo a un terzo passaggio perché chi all'epoca era alla maggioranza e ora è all'opposizione ha ritenuto, non avendo avuto confermato un Ministero che non serviva a nulla, di dover sottoporre un'altra volta la questione, fra l'altro escludendo a priori, perché non si sa se si faccia parte della maggioranza o dell'opposizione, un documento di un altro Gruppo parlamentare.

Non so quali siano le competenze specifiche del professore, ma se fossero di diritto parlamentare ci sarebbero argomenti a iosa da dare per tesi di laurea, per studiare il modo con cui le Camere fanno finta di prendere in considerazione i problemi del Paese, e quando, uno ogni tanto, o molti di noi, quando possiamo parlare senza necessità di rispondere agli ordini di partito o di Gruppo, ritengono di sollevare invece, magari, il vero bandolo della matassa si fa di tutta l'erba un grande falò e lo si brucia sull'altare della necessità di fare presto e di andare incontro alle esigenze della piazza, che sono quelle di cancellare i pochi residui che possono esistere ancora oggi della possibilità di affermare la propria coscienza individuale.

Penso si possa aver capito quale sarà la mia dichiarazione di voto più avanti; però queste due ore di dibattito si sarebbero potute dedicare ad ascoltare cosa succede alla Camera, perché forse lì i problemi che riguardano gli italiani vengono discussi. (Applausi della senatrice Poretti).

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