10-06-2011
Quello che segue è un dibattito che si è sviluppato in un sito telematico nei giorni scorsi, per oggetto gli ormai prossimi referendum, in particolare quelli cosiddetti sull’acqua; su questi due quesiti il comitato dei radicali ha deliberato di non dare indicazione di voto (sugli altri due l’indicazione è per il SI), pronunciandosi comunque a favore di un voto per garantire il quorum. Alcuni radicali tuttavia voteranno SI, altri NO, altri ancora un SI e un NO o scheda bianca; gli interventi si susseguono nell’ordine in cui sono stati “pubblicati”.
Gianfranco Spadaccia
Il 12 giugno voterò Sì a tutti e quattro i referendum. Avevo qualche dubbio ed esitazione suli due quesiti riguardanti l’acqua, per i quali in un primo momento propendevo per la scheda bianca. Mi sono tuttavia convinto che sia la legislazione attuale sia la legislazione che uscirà da una eventuale vittoria dei Sì sono inadeguate e carenti. Nessuna delle due da una risposta al più grave problema dell’acqua che è quello delle perdite del nostro sistema di acquedottti, in alcuni casi superiore al 60/70%. Chi deve provvedere ad assicurare gli investimenti necessari. Finora nè lo Stato (vi ricordate le promesse di Berlusconi davanti a Vespa?), nè le municipalizzate lo hanno fatto. Ci hanno pensato i privati? Neppure per sogno. Indicativa la dichiarazione di Staderini per l’ACEA: ci deve pensare lo Stato, noi (ACEA)potremmo provvedere soltanto gravando le famiglie di un esborso medio di 250 euro l’anno, il che – ha aggiunto - in Italia è impossibile. Che del resto la legislazione attuale sia carente e contraddittoria lo ha rivelato anche la tardiva intenzione del Governo , che non ci sarebbe stata senza il milione e mezzo di firme dei referendum, di istituire un’ Autorità indipendente sull’Acqua, a dimostrazione che le norme attuali non prevedono né regole certe nè adeguati controlli. Allora se la situazione è questa, preferisco azzerare la situazione esistente e riaprire il discorso. Non mi piace lo statalismo, non mi piacciono i carrozzoni pubblici. Ma non mi piacciono neppure gli oligopoli e l’intreccio di interessi pubblici e privati nel quale la partitocrazia sguazza.
Angiolo Bandinelli
Qual è il bilancio della privatizzazione dell'acqua, in Italia e nel mondo? Ne parlerà Oscar Giannino mercoledì 8 giugno a Milano in occasione della presentazione del libro di Fredrik Segerfeldt, "Acqua in vendita? Come non sprecare le risorse idriche " (IBL Libri, pp. 173, euro 15). La presentazione si svolgerà presso il Bookshop e Caffetteria degli Atellani, in via della Moscova 28 (Milano), con inizio alle ore 18:00.
La riflessione sulle esperienze di privatizzazione è necessaria in vista del referendum di domenica e lunedì prossimi, che è stato presentato (anche se in modo parzialmente mistificatorio) come un voto pro o contro l'ingresso dei privati nel settore. Come scrive Giannino nella sua prefazione, "questo libro serve perchè riconduce la "questione acqua" a una solida visione internazionale delle esperienze in materia, di come si è evoluto il confronto tra pubblico e privato nella gestione dei servizi idrici, di quali fattori economici e politici si siano sprigionati ogniqualvolta ai quattro capi del mondo si è tentato di dare un risposta al problema basata su cifre affidabili, ritorni commisurabili, effetti certi. L'esatto contrario della demagogia che anima - non solo in Italia - la posizione di chi spaccia l'acqua che manca a chi ne ha bisogno, o le inefficienze a chi è allacciato a un servizio, come si trattasse di un perfido risultato dovuto a rapaci interessi privati".
Angiolo Bandinelli
...per non ricordare che, con l'acqua pubblica che abbiamo oggi, l'Italia è il paese europeo che consuma più acqua privata in bottiglie di plastica: uno degli affari più lucrosi e meno affidabili che ci siano... andate ai supermarket a godervi minuta gente che compera intere confezioni di bottiglie di acqua "buona"... perché non si fida della cannella di casa.
Paola Cossu
Le riflessioni di Gianfranco sono molto interessanti...Tuttavia voterò NO ai quesiti sull’acqua proprio convinta da Oscar Giannino e dalle sue argomentazioni sul caso che vi consiglio...
Marco Di Salvo
Nel mio piccolo, qui a Milano io ne voterò 9, di Sì...
Fabio Pazzini
Le riflessioni di Gianfranco non solo sono interessanti ma anche condivisibili, ma arrivano ad una conclusione ottimistica: "preferisco azzerare la situazione esistente e riaprire il discorso". Perchè la situazione sicuramente si azzera, ma il discorso difficilmente si riaprirà, dato che è già stato difficile arrivare a queste norme insufficienti e lacunose. Tanto più che l'intento dichiarato dei referendari va nella direzione diametralmente opposta, cioè la ricostituzione delle municipalizzate che vanno direttamente nei bilanci comunali. Quindi voterò 2 NO ai referendum sull'acqua.
Silvio Viale
Con troppi Sì si diventa un signorSì...
Marco Di Salvo
o un Signor Sì.
Matteo Angioli
A Berlino dopo aver consentito 12 anni fa l'accesso ai privati (la RWE-Veolia) nella gestione della metà delle infrastrutture, si è verificato un aumentato dei costi che ha spinto i Berlinesi a chiedere un referendum comunale (poi vinto col 98% dei voti) per rendere pubblici i termini dei contratti con la RWE. Firme raccolte 320.000, votanti 720.000 (27,5% della popolazione)
http://www.foodandwaterwatch.org/blogs/berlin-water-referendum-success-an-inspiration-for-global-water-movement/
Alessandro Litta Modignani
Secondo me quest'ultima considerazione di Pazzini a Spadaccia è quella politicamente più decisiva. Se vincono ì NO, si potrà correggere in un senso o nell'altro la situazione, cioè utilizzare gli investimenti pubblici o privati, a seconda dei casi, per regolare una situazione che tutti dicono di voler migliorare. in un certo senso, la situazione resta "aperta" a un sistema misto pubblico-privato (l'unico realisticamente auspicabile). Ma se vincono in SI', tutto tornerà esclusivamente sotto il controllo delle minicipalizzate e questo sarà politicamente un segnale anche per altri settori. la politica, i partiti si sentiranno autorizzati a muoversi ancora più in quella direzione. sarà un segnale per il ritorno in forze dello statalismo, dei carrozzoni municipalizzati. Al di là delle buone intenzioni di qualcuno, il SI' non "riapre il discorso" come sostiene Gianfranco, semmai lo chiude e lo spranga a quattro mandate. Questa non è una considerazione "tecnica" sui quesiti, ma una valutazione tutta politica sul senso del referendum (dunque opinabile ovviamente).
Mihai Romanciuc
Nel articolo si parla di un 35% in più che in altre città! "This led to price increase of 35 percent, one of the highest of any German city"... è stiamo parlando di tedeschi!
Fabio Pazzini
E quando i contratti sono stati resi pubblici che cosa è successo?
Simone Sapienza
Sulle intenzioni dei referendari e molto altro, vi inoltro questa intervista a Rodotà, che poi è uno degli estensori. Si cita anche il modello Amerikano.
http://www.radioradicale.it/scheda/328924/intervista-a-stefano-rodota-sui-quesiti-referendari-riguardanti-la-gestione-dellacqua
Su Bersani postato da Viale, mi sembra chiaro, come lo era un anno fa, che la classe politica italiana è sostanzialmente unita sulla salvaguardia dei profitti di regime. Da Di Pietro (che proponeva un altro referendum, bocciato dalla corte, che difendeva comunque il sistema misto) a Bersani, passando per la maggioranza. Una parte di questi sono stati di fatto incastrati dal movimento referendario a prendere una posizione diversa. L'altra parte si scopre di colpo piena di liberisti e liberali, per "le gare". Eccezione rara che di per se dovrebbe far sospettare, visto che sempre oggi tutti insieme, idv in prima fila, regalano ad esempio (senza gara e contro le direttive europee) km di spiagge ai privati per 90 anni. Senza che nessun sedicente liberale fiati significativamente. Un illusione su cui molti radicali sono caduti accecati dalle belle bandiere. Così come tanti di noi caddero per fiducia di quella americana. Per me oggi la bandiera della concorrenza si difende non rinunciando ad uno stato che deve divenire di diritto, efficiente, tanto da godere della fiducia dei cittadini. Aperto al privato dove la libera concorrenza è possibile, dunque preferibile, dove ci siano regolatori e regole talmente potenti da fermare il potere del capitalismo inquinato di politica che regna in Italia. Anche su questo l'analisi di Litta (per citare l'ultimo) mi pare lacunosa. Il regime nn sono i partiti. Sono caste trasversali che hanno basi di controllo fuori dalla politica. La vittoria del No "liberista e liberale", determinerebbe solamente maggiori quote di Caltagirone & dentro società che come etichetta rimarrebbero pubbliche ma che sostanzialmente sono già controllate da soggetti privati. Oppure, dove invece il piccolo pubblico funziona benissimo e non vuole cambiare gestione, una gara tra questo ed enormi multinazionali che possono ammortizzare costi fino a Calcutta. Bella gara. Tutto questo in nome delle risorse che lo stato non ha. Dunque si chiedono a Caltagirone quei liquidi che la stessa gestione dello stato ha di fatto regalato ai palazzinari con la svendità del territorio... Se non fosse che già loro hanno spiegato pubblicamente che per investire hanno bisogno di aumentare le bollette. E finora, nonostante la remunerazione del capitale dal 1994, non hanno di fatto investito un bel nulla. Anzi gli investimenti negli ultimi anni sono stati proporzionalmente inversi alle aperture ai privati (70% in meno). I quesiti referendari voglio mettere in evidenza che servono forme di gestioni che non siano riconducibili a quelle tradizionali, con gli occhi rivolti al futuro e non al passato.
Ad esempio sul 2° quesito, le tariffe come negli stati uniti potrebbero essere decise da un’autorità pubblica indipendente a fronte di un preciso piano di investimenti non stabilite per legge con il 7% (e perché non 8%) della remunerazione del capitale investito? Negli stati uniti (solo il 15% è privato, con cooperative territoriali) poi c’ è il controllo delle Public utility commissions (PUC) o Public service commissions (PSC) sui costi che vengono ammessi a formare la base per le tariffe. L’autorità può anche correggere l’importo della tariffa. E infatti le tariffe idriche sono cresciute negli ultimi anni più del tasso di inflazione, per effetto soprattutto degli investimenti in manutenzione straordinaria e rinnovo, ma anche dell’inasprimento degli standard qualitativi e ambientali. Come ho detto in trasmissione l’intera tariffa, l’intera bolletta, dovrebbe servire per il miglioramento dell’impianto non per far guadagnare un privato. Chi mette i soldi visto che lo stato non li ha? Lo stato può ottenere un prestito delle banche e riconsegnarlo con le tariffe senza però togliere da queste tariffe la parte del profitto come invece fa il privato.
Matteo Angioli
Leggendo l'articolo dire che è successo che quel 98% sta vedendo i vantaggi della rimunicipalizzazione.
Silvio Viale
Solo per farti notare che i SI non azzerano nulla e apriranno un contenzioso infinito sul tradimento dello spirito referendario e del risultato che si riferisce a tutti i servizi pubblici locali ... Curioso che per il no sia proprio io che non ho vissuto gli anni delle partite IVA e del liberismo "sfrenato" radicale ...
Fabio Pazzini
A me sembra che il 98% dei votanti (il 25% della popolazione) abbia voluto conoscere i termini del contratto, che era segretato, per rendersi conto del perchè i prezzi siano aumentati del 35% (in 12 anni non mi sembra un'enormità). Non dice quali si siano rivelati i termini del contratto e le conclusioni a cui sono arrivati i cittadini.
Gianfranco Spadaccia
Questi sono argomenti puramente pregiudiziali, non pessimistici ma solo terroristi: chi vota Sì vota il caos o giù di lì. Potrebbero essere tranquillamente rovesciati, ma è un giochino a cui non mi presto. preferirei che dicessi a chiare lettere che per te privato è bello, è sempre bello anche se – gare o non gare – con il liberalismo queste privatizzazioni, in una situazione di monopolio naturale, hanno poco a che fare. E la legislazione vigente spinge ineluttabilmente a completare il processo di privatizzazione, senza regole certe, senza previsione di investimenti, e soprattutto allo stato senza controlli e, infine, con una remunerazione del capitale (7%) che assomiglia come una goccia d’acqua a una rendita. Se la volete una siffatta privatizzazione, tenetevela ma non gabellatela per quello che non è. dico a te ma anche a Silvio Viale e anche all’adorabile Paola Cossu.
Silvio Viale
Quella del 7% è una rendita appetibile, ma non è la bibbia e si può modificare...Diverso è azzerare allo 0%...Curioso poi la storia di Berlino e Postdam con i prezzi della municipalizzata di Postdam che sono più alti della partecipata pubblica di Berlino. Ma se a Postdam pagano 4,8 euro per mc3, quanto si paga Roma? Allora portiamo l'acqua di Roma a Postdam, ovviamente a costo zero.
Paola Cossu
Per sapere come la penso leggere mail di Ale Litta!(Sono al lavoro e non posso distrarmi...Lo faccio solo per ricambiare l'adorabilità di Gianfranco,che mi da sempre elementi per pensare profondamente e radicalmente ai diversi quesiti!)
Marco Pannella
Mi scuso, ma posso seguire solo con difficoltà questo pur così interessate e necessario dibattito, ma – a riflession fatta – mi riconosco pienamente nella posizione e nelle ragioni fin qui da lui espresse: voter /ò /ei 4 sì. Anche perché ritengo che quale esito prevarrà, quello abrogatore o l’altro conservatore, molto meglio saremo, non solamente ma certamente, anche noi meglio preparati e capaci di affrontare, integrare, governare la situazione relativa. Per quanto riguarda il doloroso e dolorante sospetto del Marco /Beltrandi sul fatto o misfatto dei Radicali di oggi meno pronti, esigenti, capaci di iniziativa nei confronti di questo o quel potere del Regime, a cominciare dalla idra Giurisdizione, ancora una volta apprezzo l’istinto e il riflesso generosamente romagnolo più forse che emiliano, ma…Mettere, come è doveroso, in analisi e discussione un atto della giurisdizione, perfino la meno repellente (la Cassazione), comporta un rapido ma serio studio dei suoi pronunciamenti precedenti nel loro assieme con il combinato disposto delle altre fonti (consuetudini, suprema cupola della ecc…, e anche “dottrina” ;-))) ). Comunque, Marco, se invece ti pare pregiudizialmente urgente, prima di prendere ciascuno di noi posizione sulla questione: acqua, facciamo pure un piccolo referendum, di carattere tecnico giuridico, sulla Cassazione in attesa di estenderla dopodomani sulla corte suprema della mafiosità partitocratica. Ma penso che anche espedendo questa incidentale procedura mi troverei molto probabilmente a confermare con un motivo di più il 4° quesito spadacciano! Comunque bene fa Mario Staderini a precisare all’esterno - anche per l’interno! - e a confermare che la posizione “Radicale” è quella di sostenere che per noi l’essenziale, più ancora forse per gli altri quesiti, sostenere questo perché sia sottoposto validamente al popolo “sovrano” perché imporrà, per ciò solo, un maggiore, un massimo approfondimento da parte del paese e delle istituzioni, necessario e opportuno per noi tutti. Abbraccioni a tutti
Angiolo Bandinelli
Confermo i miei due NO sull'acqua. Irrinunciabili.
Valter Vecellio
Confermo i miei quattro SI. Irrinunciabili :-f
Matteo Angioli
Valter la linguaccia è :-P
A meno che non intendessi raffigurare un omino che si disseta ad una fontana (pubblica).
Alessandro Litta Modignani
Questa discussione così aperta, senza rete, con i radicali che si dividono sul sì e sul no ma con motivazioni ben meditate e senza eccessi polemici, mi sembra molto bella e fa onore al nostro partito. Ringrazio tutti quelli che vi hanno partecipato, sinceramente. a me personalmente questo dibattito è stato molto utile.
Valter Vecellio
Infatti la mia non era una linguaccia, ma un più prosaico "bleahh!".
Angiolo Bandinelli
... senza rete, oooooplà...
Silvio Viale
Grande o…NO…re!!!
Paola Cossu
...Anche a me e'stato molto utile e seppur con un po'meno di convinzione...votero'no all acqua...Vi segnalo stasera Oscar Giannino all infedele sulla 7.
Valter Vecellio
Tutte le ragioni addotte da quanti si accingono a votare NO al referendum sull’acqua sono senz’altro rispettabili e naturalmente meritevoli di considerazione. Ma a questo punto, mi paiono anche – nessuno si senta offeso – irrilevanti; mi pare insomma che ci si stia smarrendo e avvitando in interminabili logomachie. Nel merito mi limito a osservare che credo si sbaglino di grosso quanti dicono che la legislazione così com’è non è soddisfacente, ma che voteranno ugualmente NO perché poi si avrà modo di cambiarla in senso migliorativo. Se vincerà il NO la normativa resterà così com’è come è giusto che sia, perché la maggioranza non la vuole abrogata. No significa no. Dire No, e aggiungere che No significa vedremo, mi parrebbe cosa un tantino sleale. Al contrario Si significa: questo non va, altro si vedrà. Ma mi accorgo d’avviarmi anch’io, a questo punto, in una logomachia. In una situazione “normale”, di tipo svizzero o americano, nulla questio. Ma qui non siamo né in America né in Svizzera. Siamo nell’Italia degli imbroglioni che hanno paura che il loro imbroglio sia stato “sgamato”, e hanno ragione di aver paura. Corrono ai ripari come sanno e come possono: annullando, o cercando di annullare, come è stato fatto in passato, la mia e nostra possibilità di esprimerci con la scheda referendaria. Lo hanno fatto in passato – e fa benissimo Marco Pannella a dirci e ridirci, ripeterci in quella che all’apparenza può sembrare una noiosa ossessione, l’altra storia che noi abbiamo vissuto in corpore vili, rischiamo a volte di smarrirne memoria, e nessuno racconta. Perché è un racconto che va salvato, a costo di essere e fare come i protagonisti del “Fahrenheit 451” di Ray Bradbury. Lo scippo del referendum, dei referendum, viene da lontano, e chi oggi strilla in sua difesa dovrebbe almeno riconoscere le sue responsabilità gravi d’un tempo neppure troppo lontano. Ma oggi è questo governo che ha cercato e cerca di uccidere il referendum; l’ha buttata in politica e in caciara, ora dice che tanto sono inutili, ci invita ad andare al mare. Bene, come si dice, a brigante, brigante e mezzo. Non mi interessano minimamente, ora, le ragioni, che possono essere ottime, dei sostenitori del NO. Mi interessa, dopo la “lezione” che è stata data alle recenti amministrative, cercare di darne, se possibile, un’altra. Ho questi mezzi a disposizione, e questi mezzi uso. Si dirà che è uso distorto dello strumento referendario, e – anche – che mi illudo, che non è questa la via, il mezzo, ecc.; vedremo. Può essere che sia nel torto, come altre volte è accaduto. Però oggi questa è la mia posizione; del resto anche in passato il significato che si attribuiva alle nostre tornate referendarie andava al di là del singolo quesito che si chiedeva di abrogare. Ora ho questa occasione. La uso con quattro SI, e magari fossero quaranta o quattrocento, i colpi a disposizione. Li uso, come avrei tranquillamente e serenamente usato, se fossi stato elettore a Milano o a Napoli, il voto a favore di Pisapia o De Magistris. E si dirà che anche questo è un errore; ma credo se di errore si tratta, confido sia salutare.
Angiolo Bandinelli
Voterò i due NO ai referendum per l'acqua, 1) perché non voglio fare un uso "improprio" dell'istituto referendario: da radicali, abbiamo sempre condannato questa distorsione. 2) In secondo luogo, quali che siano le tecnicalities, gli errori, gli inghippi del quesito, ecc., occorre dare un segnale inequivocabile che una "utility" come quella dell'acqua non deve essere un monopolio pubblico, né deve servire ai Ciarrapico vari di vendere acqua privata e costosa facendo leva sui disservizi dell'acqua pubblica: l'Italia è il paese dove già si vende più acqua "privata".
Fabio Pazzini
Concordo pienamente con Bandinelli. Che tra l'altro solleva il vero problema della risorsa acqua in Italia: la privatizzazione di fatto di moltissime fonti utilizzate per l'acqua in bottiglia, con nessun ritorno di utilità pubblica (neanche economico). Ma evidentemente ai promotori del referendum non interessa nulla della risorsa acqua. Voterò due NO ai referendum sull'acqua.
Marco Perduca
Ricordiamoci però che siamo in casa radicale dove la ricerca della - o l'amore per - la verità resta faro della nostra lotta politica. L'acqua coi referendum non c'entra niente né tantomeno è vero che ci sia stata la privatizzazione delle fonti sorgive ma malagestione clientelar-oligarchico-partitocratica di tutto. Forse 4 si sono una risposta "all'ingrosso" ma mi pare che siano una risposta politica che non vuole soccombere alla contro-propaganda pseudo-liberista che scambia il privato per la libertà. Come sua santità Giorgio Napolitano che dice di fare il proprio dovere di cittadino dimenticandosi che tra i doveri del cittadini c'è anche quello di rispettare e le leggi e le responsabilità che derivano dal ruolo scelto o affidatoci. Sua santità dice che andrà a votare ma tace sicuramente sulle denunce pannelliane della patente illegalità costituzionale del paese che quotidianamente lo inneggia come capo popolo oltre che capo di stato e altrettanto sicuramente tace sulla mancanza di un membro della Consulta e del CSM che presiede. Ecco contro tutti questi ragionamenti, questi sì, all'ingrosso, occorre che i Radicali recuperino l'attenzione per la/le verità...
Isio Maureddu
Vasco si schiera per l'acqua pubblica …
Vasco si schiera per l'acqua pubblica
"E' di tutti, non solo di chi può pagare"
Io vorrei fondare l'Arci-tossico, in difesa dei tossicodipendenti, i più fragili, indifesi, che vengono invece trattati come dei cani: la pericolosità sociale del drogato non esiste, il drogato ha bisogno di aiuto, semmai. Io però non potrei fare il presidente dell'Arci-tossico, pensavo di portare la candidatura di Capezzone: da radicale mi sono molto stupito quando è diventato il portavoce del Pdl, così si potrebbe riscattare".
Fabio Pazzini
La risorsa acqua nella retorica dei referendari c'entra moltissimo. E su questo hanno raccolto le firme e su questo vinceranno (se ci sarà il quorum) la consultazione. Comunque sostenere di votare sì per non "soccombere alla contro-propaganda pseudo-liberista che cambia il privato per la libertà ", a me sembra un'affermazione non ragionevole. Non è questa "contro-propaganda" a essere messa in gioco dal referendum ma 2 norme, se si parla di amore per la verità, sulla gestione dei servizi pubblici. L'inversione del tema referendario è forzata e comunque non tutti i sostenitori del No hanno la visione che riporti. Che poi si voglia dare al referendum, col votare Si, una valenza di nuova spallata al governo Berlusconi è ben altra cosa. Certo mi aspetterei da dei radicali che esprimessero il loro voto sul contenuto e non per seguire l'onda punitrice del caimano.
Fabio Pazzini
P.s.: ho scritto "privatizzazione di fatto" per le fonti delle acque in bottiglia e non privatizzazione tout court.
Marco Perduca
Cosa significa "privatizzazione di fatto"? Significa che chi ne detiene la "proprietà", le regioni, affida senza gara agli amici, la possibilità dell'imbottigliamento perché questi amici, privati, facciano guadagni stratosferici (leggevo da qualche parte che l'Italia è l maggiore consumatore di acque in bottiglia). Quella è lo stesso tipo di privatizzazione dei servizi di interesse pubblico dal decreto ronchi che dirigisticamente scrivendo nella norma (molto simile per certi aspetti al trattato Italia-Libia). I nomi delle aziende che si possono permettere di acquistare la quota minima, si legga minima, del 40% della municipalizzata. Questa è, gara o non gara, una consegna a pochi un servizio di interesse pubblico impedendo la partecipazione diffusa che potrebbe migliorare il controllo poiché l'utente sarebbe, o potrebbe essere, anche azionista. Altro che anti-caimano (trovami tra l'altro un radicale noto ignoto remoto che sia che abbia mai usato questo termine ;-) questo Si è molto probabilmente dato per motivi opposti dai maldestri propositori del referendum ma va contro una non riforma di un contesto che almeno non proibiva l'azionariato diffuso. Anche l'altro referendum sulle tariffe è anti-dirigista, meraviglia che dei proclamati liberali si dimentichino di questo aspetto...
Fabio Pazzini
Interessante definire dirigista una normativa che comunque prevede gare (anche se oggettivamente rivolte ad un mercato ristretto) e allo stesso tempo volerla abolire per di fatto tornare al sistema di gestione più dirigista che esista, che è quello delle municipalizzate. Perchè è questo l'obiettivo (oggi secondo) dei referendari e non le pur lodevoli intenzioni del senatore Perduca.
p.s.: non ho messo caimano in bocca a nessun radicale, ma per indicare in breve è l'obiettivo (oggi primo) dei referendari.
Francesco Poirè
Buongiorno a tutti,
come ha ricordato Marco / Perduca il primo referendum non si riferisce solo all'acqua e chiamarlo così è assolutamente fuorviante e ipocrita perchè si mente sapendo di mentire. I servizi a cui ci si riferisce, sono infatti distribuzione dell'acqua, spazzatura e trasporti pubblici. Il decreto Ronchi non dice che bisogna per forza privatizzare questi servizi ma che devono essere assegnati con gara ad evidenza pubblica a cui possono partecipare aziende private, miste o pubbliche. Quindi direi che si possono sfatare subito 2 miti dei sostenitori del SI:
- l'acqua rimane pubblica, non si assegna il bene ma la sua gestione.
- nessuno vuole privatizzarla per forza.
Altra cosa su cui mi sento di dissentire sono le affermazioni di Vecelio.
1 non voto i referendum per dare una spallata a nessuno ma voto il singolo quesito in base alle mie idee e convinzioni politiche e riflessioni.
2 trovo arrogante dire che si rispettano le ragioni del no e poi andare giù con il macete, forse sarebbe stato meglio non fare un preambolo di rispetto e ascolto.
3 se vince il si dubito che ci potranno essere nuove leggi sul tema che permettano l'ingresso ai privati visto che la battaglia che viene portata avanti dai comitati per il si, prendendo in giro i cittadini, è quella dell'acqua pubblica.
Quindi forse visto che abbiamo deciso di non schierarci da una parte o dall'altra ma da entrambe come Radicali Italiani e di chiedere solamente che venisse fatta informazione dovremmo cominciare a lasciare da parte la demagogia in casa nostra e dirci realmente le cose come stanno. Non penso che il privato sia meglio del pubblico sempre ma se ci sono molti casi di privati che non funzionano perchè come dice qualcuno "siamo in Italia" è anche vero che "in Italia" le municipalizzate sono spesso la casa dei falliti della politica o dei parenti di qualcuno.
Marco Perduca
Ieri sera ho sentito un'intervista di Diego Galli a qualcuno che, oltre ad avere scritto un libro, diceva di esser al lavoro per la regione Puglia su un progetto di ri-pubblicizzazione dell'acquedotto regionale. Forse andrebbe studiato quel lavoro. Credo che la questione abbia bisogno di "lodevoli" risposte legislative che almeno:
1) Pongano fine agli sprechi quindi imponendo, pensa pesanti sanzioni amministrative, investimenti nella sicurezza qualità ed efficienza della rete distributiva.
2) Propongano possibilità liberalizzatrici senza limiti minimi di partecipazione né di nazionalità dei partecipanti.
Ci sarebbe poi da capire se e quanto convenga sotto molto punti di vista smantellare tutto ciò che è "in house". Camera e senato per esempio hanno appaltato, con logiche simili alla "Ronchi" i propri uffici tecnici parcellizzando le "competenze" e quindi dismettendo molto personale fisso quindi con iniziali risparmi. La qualità del lavoro svolto dai privati e' talmente pessima che necessita passaggi e ripassaggi andando ad aumentare i costi. Tralasciando la qualità anche estetica del tutto, questa progressiva cancellazione del "in house" ha concorso all'irresponsabilizzazione che in definitiva ha aumentato i costi di gestione salvo complicare la lettura dei bilanci e l recupero delle responsabilità. Teniamo infine presenti che questi lavoratori a contratto esterno sono o saranno quelli dei contributi silenti ;-)
Simone Sapienza
Rispondo ad Angiolo,
qui non si sta parlando di una scelta tra sistema pubblico e sistema privato. Questo non è un sistema pubblico che sta per essere liberalizzato. Il 45% delle aziende idriche è misto o privato in italia. Il sistema è sempre stato lacunoso e da quando si è aperto il mercato l'investimento è calato del 70%. Dunque come dicono gli stessi amministratori, la remunerazione del capitale così come è determinata dal 1994 comporta un rischio che il privato ha deciso di non correre avendo comunque profitti garantiti, anche con le perdite. I SI chiedono di rivedere questo sistema di remunerazione. Come lo si deciderà? Io sono d'accordo con le proposte di Rodotà intanto. Ma stiamo parlando di una legge che dopo 15 anni può essere giudicata oltre le ideologie. Del resto non saranno i comitati promotori ha scrivere le future leggi. Anche su questo vedere il Regime, schierato dietro i promotori del referendum che vogliono tornare al controllo pubblico antiliberale che come scrive Poirè sono "ipocriti perché mentono sapendo di mentire" , dunque in malefede, secondo me è un errore. Il regime fino a quando gli era possibile si è schierato sostanzialmente contro questo referendum da Berlusconi a D'Alema passando per Tonino Di Pietro, Casini, Fini ecc. Tutti autenticamente liberali. I Governi di sinistra dal 1996 non hanno toccato la legge sulla remunerazione o creato controlli. E alle assenze (anche se erano presenti) di alcuni di questi, oltre che una nostra, si deve l'alibi al governo per il mancato accorpamento dei quesiti alle amministrative.
Marco Pannella
Dimenticavo: naturalmente i miei 4 sì sono invece rinunciabilissimi-issimi-issimi !
Michele Bortoluzzi
Tanto per non lasciare dubbi, se qualcuno non avesse capito :-))) Io l'acqua la bevo sia pubblica, sia privata. Ciaooooo
Antonio Grippo
Lo so che è troppo facile da dire, ma lo dico. :-) Questa è classe. Nel senso politico radicalpannelliano, naturalmente. ;-)
Valter Vecellio
Per Poiré e non solo lui:
comincio da una piccola cosa, quella della frequente storpiatura del mio nome e cognome. Non è importante scrivere Vecelio invece di Vecellio. E' solo una "spia". O la storpiatura è voluta (e non credo sia questo il caso), e si tratta di una manifestazione stupida; oppure è involontaria, (e credo sia questo il caso), e sta dimostrare l'attenzione che si mostra alle "cose" altrui. E infatti scopro, per aver sommessamente detto quello che credo di pensare che non solo sono in errore (cosa possibilissima); non solo non ho capito bene la mia e nostra storia (c'è chi ha osservato che mai il referendum è stato inteso come strumento contro il regime, ma sempre e solo per i quesiti in questione), ma, perfino, che nel mio credere le ragioni del SI sono anche arrogante, e procedo con un macete, al punto che "forse sarebbe stato meglio non fare un preambolo di rispetto e ascolto". E dire che non ho espresso un solo giudizio né sulle affermazioni né sui suoi autori, limitandomi a esprimere la posizione che ho maturato. Bene, registro. E' una vita che mi si insegna cosa significa esser liberale, socialista, libertario, radicale. Perché troncar oggi l'insegnamento? Grazie ai maestri e ai professori. Lo dico davvero. Buona logomachia.
Valter Vecellio
Ho lasciato macete com'era stato scritto. Ma credo di sapere come si scrive. Credetemi.
Francesco Poiré
Caro Valter, così non sbaglio :) prima di tutto scusa davvero per la storpiatura del nome che assolutamente non era voluta. Vedi io non voglio insegnare nulla a nessuno, penso che il dialogo aiuti a crescere ed essendo relativamente giovane penso che di cose da imparare ne ho tante ma gradirei non essere frainteso quando si discute in una mailing list.
Sicuramente la tipologia del medium utilizzato non aiuta, per essere chiari bisognerebbe forse essere più prolissi ma immagino che siamo tutti in ufficio al lavoro e quindi la brevità è d'obbligo sia per chi scrive che per agevolare chi può/riesce/vuole leggere. Io rispetto la posizione di chi è per il si e sicuramente non dico e non mi permetto di dire che "Nel merito mi limito a osservare che credo si sbaglino di grosso quanti dicono che la legislazione così com’è non è soddisfacente, ma che voteranno ugualmente NO" posso non essere d’accordo con te o con quello che dici ma sicuramente non dico che ti sbagli di grosso a credere qualcosa ed era a questo che si riferiva il macete inteso come mazzata oppure se preferisci machete
in riferimento invece al primo punto del mio dissenso con quello che avevi scritto ti ho scritto:
non voto i referendum per dare una spallata a nessuno ma voto il singolo quesito in base alle mie idee e convinzioni politiche e riflessioni - non è un modus operandi ma si riferisce appunto a quello che avevi scritto e su cui dissentivo quindi io a questi referendum voterò in base alle mie idee e non per fare un dispetto a B come se avessi votato a Milano avrei votato Pisapia non per fare un dispetto a B ma perchè lo ritengo migliore della Moratti. sul macete, beh http://it.wikipedia.org/wiki/Machete buona lettura Il machete o macete è uno strumento da taglio metallico, con impugnatura e lama dritta a un solo taglio. La lama è tipicamente lunga dai 32,5 ai 60 centimetri (12,8 - 24 pollici) e il suo spessore è solitamente sotto i 3 millimetri (0,12 pollici). In lingua inglese il termine equivalente è matchet[1] anche se il termine machete è più comune. Nei Caraibi anglofoni, come la Jamaica, Grenada, Trinidad e Tobago, il termine utilizzato per questo strumento agricolo è cutlass.
Angiolo Bandinelli
Il machete dovrebbe servire a tagliare la canna da zucchero, monocultura coloniale dei Caraibi. A volte però è stato usato anche per far fuori i nemici.
Valter Vecellio
Se io sono stato arrogante, posso chiedere a Francesco Poiré cosa pensa del dire (non gli chiedo del fare e del fatto) del presidente di Radicali Italiani, che si è espresso come si è espresso?
Francesco Poiré
Su quale degli interventi di Viale vorresti un mio parere?
”Con troppi Sì si diventa un signorSì...”
”Solo per farti notare che i SI non azzerano nulla e apriranno un contenzioso infinito sul tradimento dello spirito referendario e del risultato che si riferisce a tutti i servizi pubblici locali ...Curioso che per il no sia proprio io che non ho vissuto gli anni delle partite IVA e del liberismo "sfrenato" radicale...”
“Quella del 7% è una rendita appetibile, ma non è la bibbia e si può modificare...Diverso è azzerare allo 0% ...”
“Curioso poi la storia di Berlino e Postdam con i prezzi della municiplaizzata di Postdam che sono più alti della prtecipata pubblica di Berlino. Ma se a Postdam pagano 4,8 euro per mc3, quanto si paga Roma? Allora portiamo l'acqua di Roma a Postdam, ovviamente a costo zero”.
”Grande o ...NO...re !!!”
Valter Vecellio
Quello che ha provocato la reazione di Gianfranco Spadaccia. Mi pare riveli assai più di quanto non dica.
Silvio Viale
Ognuno è responsabile delle proprie reazioni a quello che pensa di percepire come provocazione. Per quanto mi riguarda vale ciò che scrivo in relazione a ciò che mi precede...Certamente sbaglio io, ma posso fare osservare che non c'è molta differenza tra i tre si e mezzo di Vasco e i quattro si rinunciabilissimi di Pannella? Comunque cerchiamo di fare andare a votare 24 miloni di italiani, sapendo che il centrosinistra prese 16 milioni con Prodi, 13 milioni con Veltroni e fate voi il conto con la proiezione delle attuali amministrative...che non dovrebbe essere più di 13 milioni. Senza dimenticare i tre milioni (forse solo 2 milioni e mezzo) degli italiani all'estero che in gran parte hanno già disertato e diserteranno le urne ...Da lunedì sera altro scenario, comunque.
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