3.11.2011

La CEI abbia il coraggio di chiamarla "settimana politica" e di praticare ciò che si predica. Futuro giovani luminoso solo senza probizioni

Visto che la Conferenza episcopale fa politica, e non da oggi, perché i suoi incontri continua a chiamarli "settimana sociale"?, non sarebbe meglio dare a cesare quel che è di cesare...? Nel documento presentato venerdì mattina la CEI chiede in modo netto di 'salvaguardare la democrazia' omettendo di soffermarsi sulla necessità di salvaguardare ciò che rende tale una democrazia e cioè la netta separazione tra Stato e Chiesta, un dettaglio non da poco. Dopodiché essa individua in particolare 4 punti prioritari: la democrazia interna ai partiti, la lotta alla criminalità organizzata, la legge elettorale e la forma di governo, nonché il federalismo, priorità che dovrebbero caratterizzare sicuramente la vita della Repubblica italiana quanto la vita interna dello stato della Città del Vaticano dove immunità e impunità unite alla totale mancanza di trasparenza economico finanziaria ed elettorale caratterizzano la vita quotidiana di quelle istituzioni che vivono del contributo dei cittadini italiani.

Posto che sicuramente si tratta di problemi di urgenti riforme strutturali, alle quali va aggiunto per esempio anche il finanziamento pubblico dei partiti - non a caso lasciato fuori dalle attenzioni della CEI - occorrerebbe che le gerarchie vaticane iniziassero a dare il buon esempio e a praticare ciò che predicano. Per quanto riguarda i giovani infine, se il cardinale Bagnasco riflettesse un attimo sulle politiche e leggi proibizioniste che il Vaticano impone e sponsorizza non si troverebbe di fronte a chiese, parrocchie e seminari vuoti e alla necessità di ricercare le vocazioni nel mondo povero. Il futuro luminoso che auspica per i giovani italini è costruibile solo colla promozione della libertà di scelta, di ricerca e quindi l'affermazione della propria coscienza.

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