3.03.2011

In dissenso sulla "donazione" alla biblioteca per i ciechi Regina Margherita di Monza

Discussione e approvazione, con modificazioni, del disegno di legge:
(2146) Deputato GRIMOLDI ed altri. - Aumento del contributo dello Stato in favore della Biblioteca italiana per ciechi «Regina Margherita» di Monza e modifiche all'articolo 3 della legge 20 gennaio 1994, n. 52, concernenti le attività svolte dalla medesima Biblioteca (Approvato dalla Camera dei deputati) (ore 18,35)


PERDUCA (PD). Domando di parlare per dichiarazione di voto in dissenso dal mio Gruppo.

PRESIDENTE. Ne prendo atto e le do la parola.

PERDUCA (PD). Signora Presidente, non parteciperò al voto, e non perché, da radicale, non mi interessi dell'accesso a qualsiasi tipo di cultura per chi è disabile. In quanto iscritto e dirigente dell'associazione «Luca Coscioni», devo dire che da sempre ci battiamo perché anche i muti possano parlare, oltre che affinché i ciechi possano leggere.

Sarebbe stata una felice coincidenza se questo disegno di legge fosse stato un emendamento al disegno di legge poc'anzi approvato, in cui si imponeva, con tutti i favori che sono stati fatti agli editori, la produzione dei libri con tutti i formati, Braille, digitale e a caratteri ingranditi, senza alcun onere per lo Stato. I numeri che ci avete sciorinato parlano al massimo - se la memoria non mi tradisce - di 10.000 volumi all'anno: per 10.000 volumi l'anno, 700.000 euro annui vanno a questa benemerita associazione, i cui meriti sono stati individuati dal 1929 a non si sa quando, perché tutto è stato presentato con il tempo al passato.

Io non mi astengo, perché sarebbe equivalente ad un voto contrario; ritengo però che questo sia tutto tranne che un aiuto ai ciechi (sappiamo, e ci è stato detto onestamente, che c'è un dibattito tra i ciechi, perché alcuni di loro vogliono continuare a chiamarsi così). Uno di loro è un mio compagno radicale scomparso poche settimane fa: si chiamava Paolino Pietrosanti, e grazie a un incarico dell'allora ministro Rutelli nella scorsa legislatura stava proprio negoziando con gli editori l'imposizione della pubblicazione di una serie di testi anche con questi formati, quindi non esternalizzando cose inutili, perché il file di un libro da stampare a caratteri più grandi o da mettere su Internet non costa assolutamente nulla in più, né tantomeno trasferirlo a una macchina che lo stampi in Braille, a oltre cento anni dall'invenzione di questo codice.

Questa è una medaglia al valore. Bene, sia l'ultima medaglia al valore, perché altrimenti da qui in avanti inizierà addirittura l'ostruzionismo selvaggiamente liberista (come è stato ricordato poco fa), perché con una crisi economica come quella attuale non è possibile regalare 1,6 milioni di euro a non si sa cosa.

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