10.28.2010

Discussione e approvazione della mozione n. 331 sulla condanna a morte dell'ex vice primo ministro iracheno Tareq Aziz

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Perduca. Ne ha facoltà.

PERDUCA (PD). Signora Presidente, per la terza volta in quattro anni grazie alla non violenza di Marco Pannella il Parlamento italiano è chiamato a parlare dei Caini di tutto il mondo, conosciuti o sconosciuti e, soprattutto, dei Caini che fanno parte dei peggiori regimi che hanno caratterizzato la seconda metà del secolo scorso. Mi riferisco ai regimi che hanno violato sistematicamente non solo i diritti umani, ma anche il diritto umanitario internazionale.

Nel 2006, alla vigilia dell'esecuzione di Saddam Hussein, Marco Pannella entrò in sciopero della fame e sete per evitare che venisse ucciso uno dei peggiori dittatori di questi ultimi anni. Quell'iniziativa non riuscì a salvare la vita a Saddam Hussein, ma lanciò in maniera molto decisa la campagna che portò all'adozione della risoluzione del 2007 sulla moratoria universale della pena di morte. Nel 2008, come l'altro ieri, ancora una volta la non violenza di Marco Pannella ha portato il Parlamento italiano (nel luglio 2008 con una lettera appello firmata da tutti i presenti in Commissione affari esteri e, oggi, con questa mozione condivisa da quasi tutti i Gruppi, tranne la Lega), ad agire contro un Caino, assieme ad altri due Caini - non si parla soltanto di Tareq Aziz, come ricordava la senatrice Bonino in illustrazione del documento, ma anche di Saadun Shaker, ex Ministro dell'interno, e dell'ex segretario personale di Saddam Hussein, Abdel Hamid Hamud - che sono stati condannati all'impiccagione. Sono state condannate all'impiccagione - il più noto è Tareq Aziz - persone di secondo livello del regime; Tareq Aziz era addirittura denominato la faccia presentabile del regime. Se c'è qualcosa di veramente drammatico è riuscire a formulare un'espressione come quella della faccia presentabile di un regime.

Forse, infatti, proprio grazie a questa faccia presentabile si riesce a non affrontare nel merito ciò che quel regime ha fatto nei confronti dei suoi cittadini, di qualsiasi etnia o affiliazione religiosa essi fossero.

Ho sentito parlare di nemici dell'Occidente. Non so chi siano tali nemici, ma sicuramente ve ne è uno che sta minando al nostro interno anche le democrazie liberali, ed è quello di non rispettare la legge, i patti e gli obblighi internazionali. La giurisprudenza internazionale negli ultimi anni ha considerato la pena di morte una violazione dei diritti umani e lo ha fatto attraverso una serie di decisioni prese dal Consiglio di sicurezza stesso quando ha creato i tribunali ad hoc; la comunità internazionale, proprio a Roma, nel 1998 ha adottato lo statuto della Corte penale internazionale, che non prevede la pena di morte per crimini contro l'umanità, genocidio e crimini di guerra. Tutto ciò che deriva dall'intervento internazionale deve mantenere gli standard più alti di giustizia internazionale sia in termini di giusto processo e di accesso alla difesa, ma anche di comminazione delle pene, e la pena di morte non viene riconosciuta da nessuno di questi documenti internazionali.

Ci troviamo alla possibile vigilia di un'esecuzione di un testimone fondamentale non soltanto per le nefandezze del regime di Saddam Hussein, ma anche per come si è arrivati alla guerra. Il 14 febbraio 2003 Tareq Aziz era in Italia ad offrire il suo aiuto per cercare una soluzione per la crisi presunta relativa alla presenza di armi di distruzione di massa in Iraq. Il 19 di quello stesso anno, marzo Camera e Senato, unici luoghi dove si fanno le leggi nel mondo, adottavano una risoluzione che dava mandato al Governo italiano di adoperarsi alle Nazioni Unite per scongiurare l'intervento militare, favorendo la possibilità di mandare Saddam Hussein in esilio. Il 22 febbraio in una riunione, dove erano presenti telefonicamente Blair e Berlusconi, e fisicamente Aznar e il presidente Bush, si discuteva della possibilità reale di poter mandare Saddam Hussein e i suoi in esilio in un Paese terzo, e vi erano state anche offerte di ospitare Saddam Hussein stesso. Alla riunione del 1° marzo della Lega araba a Sharm el Sheik tale proposta non fu inclusa all'interno della risoluzione finale perché Gheddafi e i reali sauditi iniziarono una serie di offese in riunione pubblica, che fecero proseguire la riunione in sede segreta affinché non si sapesse di una non concordanza su certi temi all'interno della famiglia araba.

Noi oggi chiediamo al Governo di farsi portatore della richiesta del Parlamento - ricordo che ieri lo ha fatto la Camera dei deputati - relativamente alla sospensione della pena di morte per i tre condannati e per fare applicare una moratoria in Iraq.
Quel che successivamente dovrà essere portato all'attenzione del Senato è la richiesta di una commissione d'inchiesta su come si è arrivati a far partecipare l'Italia - seppure in maniera anomala - alla guerra nel 2003 contro l'Iraq. (Applausi della senatrice Poretti).

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