9.30.2010

L'Italia e gli accordi economici diretti tra UE e Cipro Nord

Legislatura 16 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-03454



Atto n. 4-03454


Pubblicato il 14 luglio 2010


Seduta n. 405


PERDUCA , AMATO - Al Ministro degli affari esteri. -


Premesso che:

nel 1998 l'Unione europea (UE) decise di iniziare i negoziati per l'inclusione del settore greco dell'isola di Cipro e nel 1999 la Grecia tolse il suo veto all'ingresso della Turchia nell'UE fornendo aiuti al Governo turco in seguito a un devastante terremoto, segnando così un cambiamento del clima politico relativo alla questione di Cipro;


nel 2000 ripresero, almeno formalmente, i negoziati tra i rappresentanti delle due comunità Klerides (greca) e Denktash (turca) nell'ambito dell'ONU, coi greco-ciprioti che sostenevano una federazione riunificata mentre i turcociprioti ne volevano una basata su uguale sovranità;


nel 2001 la Turchia tolse il veto, pur ponendo alcune condizioni, all'accordo tra l'UE e la NATO, rendendo possibile a Klerides di attraversare la "linea verde" che separa Nicosia per andare a incontrare Denktash nella parte nord;


nel 2002 l'UE, in mancanza di un accordo interno a Cipro, sembrò nuovamente disposta ad accettare il solo settore greco, e Klerides e Denktash ripresero i negoziati quindi con la mediazione dell'ONU allo scopo di entrare nell'UE;


alla fine del 2002 il segretario generale dell'ONU Kofi Annan presentò un piano di pace che proponeva una federazione governata a rotazione;


nel 2003 Tassos Papadopoulos fu eletto nel settore greco e poche settimane dopo scadde il termine stabilito dall'ONU per raggiungere un accordo. Nello stesso anno Kofi Annan ammise che il suo piano di soluzione consensuale era fallito, ma insistette affinché venisse messo ai voti;


sempre nel 2003, malgrado lo stallo negoziale, per la prima volta dopo tre decenni, turchi e greco-ciprioti attraversarono la "linea verde" che divideva il Paese;


in due referendum paralleli nell'aprile 2004 i greco-ciprioti respinsero un piano ONU per la riunificazione dell'isola, mentre i turco-ciprioti lo accettarono;


il 1° maggio Cipro divenne, insieme ad altri nove Paesi, membro a pieno titolo dell'UE, ma solo la parte greca ottenne i benefici dell'appartenenza;


in dicembre 2004 Ankara dichiarò che avrebbe riconosciuto Cipro quale membro dell'UE prima dell'inizio dei negoziati per il proprio ingresso nell'Unione, programmati per l'ottobre 2005;


a seguito del risultato del referendum la Commissione europea promise di avviare progressivamente una serie di aiuti volti a bilanciare l'isolamento economico della parte nord dell'isola e tra questi vi era anche la promessa di un accordo di commercio diretto tra gli Stati membri dell'UE e Cipro nord;


nell'aprile 2005 Mehmet Ali Talat fu eletto presidente turcocipriota. In maggio, il Governo greco-cipriota e alcuni funzionari dell'ONU ripresero a parlare della possibilità di un nuovo accordo di pace. Nel giugno di quell'anno, il Parlamento cipriota approvò la bozza della Costituzione europea;


nel marzo 2006, nonostante gli impegni assunti, Ankara non aveva ancora riconosciuto Cipro quale membro dell'UE e manteneva truppe nella Repubblica turca di Cipro del Nord (RTCN). I negoziati per l'ingresso della Turchia proseguivano, mentre i caschi blu pattugliavano la "linea verde";


durante gli ultimi cinque anni le parti, seppure a fasi alterne e con risultati non sempre soddisfacenti per entrambi, hanno mantenuto vivi i contatti volti alla ricerca di una soluzione onnicomprensiva del problema;


considerato che:

dal 1° dicembre 2009 è entrato in vigore il Trattato di Lisbona che assegna, tra le altre cose, al Parlamento europeo un ruolo di legislatore e quindi la procedura di definizione e adozione dell'accordo commerciale diretto tra l'UE e Cipro nord è divenuta oggetto della procedura legislativa ordinaria;


nel marzo del 2010 la proposta dell'accordo è stata assegnata alla Commissione per il commercio internazionale per un parere e per relatore è stato nominato un eurodeputato italiano, Niccolò Rinaldi del gruppo dell'Alleanza dei liberal-democratici per l'Europa (ALDE);


la forte opposizione degli eurodeputati ciprioti (tutti provenienti dalla parte greca) alla bozza ha dato il via a una procedura di accertamento della basi giuridiche del documento (secondo la proposta della Commissione essa sarebbe stata introdotta secondo l'articolo 207 del trattato di Lisbona (concernente le misure per la realizzazione della politica commerciale comune), mentre i greco-ciprioti ritengono che la questione sia da affrontare secondo il 10° protocollo dell'atto d'accesso all'UE del 2003 in base al quale dovrebbe prevedersi l'unanimità;


tale contrapposizione il 27 aprile 2010 ha portato la conferenza dei coordinatori dei gruppi nella Commissione del commercio internazionale del Parlamento europeo a inviare alla Conferenza dei Presidenti la questione per una decisione inerente alle basi legali in modo da determinare quale sia la Commissione del Parlamento europeo competente;

alla riunione del 16 giugno 2010, la Conferenza dei Presidenti ha deciso di chiedere al Comitato affari giuridici di pronunciarsi sulla materia di concerto con l'ufficio legale del Parlamento e tale decisione dovrebbe essere resa alla prossima riunione prevista per settembre,


si chiede di sapere:


quale sia la posizione del Governo italiano circa la disputa legale;


quale sia la posizione del Governo italiano in merito all'accordo commerciale diretto tra l'UE e Cipro nord, tenendo presente l'importanza che tale accordo rappresenta anche per lo sblocco definitivo del processo di ingresso della Turchia nell'UE;


se il Governo sia al corrente della posizione di altri Stati membri dell'Unione, per esempio quella della Germania, e come intenda, data la nota posizione italiana a favore della rapida conclusione del processo di accesso della Turchia nell'UE, coordinarsi con gli altri Governi al fine di facilitare l'adozione di tale accordo, pendente dal 2004, entro la fine del 2010.


Legislatura 16 Risposta ad interrogazione scritta n° 4-03454



Risposta all'interrogazione n. 4-03454


Fascicolo n.92

Risposta. - Il Governo italiano si è costantemente adoperato in questi anni a favore di una riapertura della discussione in ambito europeo sulla proposta di regolamento sul commercio diretto con Cipro nord, bloccata in Consiglio dal 2004 a causa del veto cipriota. Si ritiene infatti essenziale tener fede agli impegni assunti da parte europea all’indomani del referendum sul piano Annan per la riunificazione dell’isola, onde porre fine all’isolamento della comunità turco-cipriota e favorire lo sviluppo economico della parte nord di Cipro.


In tale ottica l’Italia ha pertanto incoraggiato l’iniziativa della Commissione volta a riavviare l’iter di esame del progetto di regolamento da parte del Parlamento e del Consiglio UE, a seguito dell’entrata in vigore del Trattato di Lisbona e del conseguente mutamento della base giuridica del regolamento (si applicherebbe ora l’articolo 207 TFUE relativo al commercio con i Paesi terzi, che sostituisce l’articolo 133 del TCE e prevede il passaggio alla procedura legislativa ordinaria, segnatamente co-decisione e voto a maggioranza qualificata in Consiglio). La base giuridica individuata dalla Commissione viene tuttavia contestata da parte di Nicosia, che ritiene che debba invece applicarsi il protocollo X all’atto di adesione di Cipro, che disciplina la sospensione dell’acquis comunitario nelle zone dell’isola non controllate dal Governo cipriota e prevede una decisione all’unanimità in Consiglio. Tale tesi è stata peraltro sostenuta dal Servizio giuridico del Consiglio nel 2004, mentre il Servizio giuridico della Commissione aveva giustificato la base giuridica attuale. L’Italia ha sempre mantenuto nell’ambito di tale disputa legale un approccio flessibile e costruttivo e, pur comprendendo le preoccupazioni e gli interessi di Cipro, auspica che si possa giungere ad una soluzione concordata nel quadro dell’acquis comunitario. Si ritiene infatti essenziale procedere ad avviare un dibattito sul merito del progetto di regolamento e si sostiene pertanto tutte le iniziative volte a favorire una sua rapida approvazione. In tale contesto si è pertanto mantenuto uno stretto coordinamento con gli eurodeputati italiani all’interno della Commissione commercio internazionale del Parlamento europeo, cui è stato assegnato il dossier, ed in particolare con il relatore, Niccolò Rinaldi, onde far avanzare celermente l’esame parlamentare del provvedimento.


Il Governo italiano è infatti pienamente consapevole dell’importanza dell’approvazione di tale regolamento non solo al fine di garantire il necessario sviluppo socio-economico della comunità turco-cipriota, ma anche al fine di favorire il processo di adesione della Turchia, obiettivo prioritario di politica estera dell’Italia. Come ribadito da ultimo dal Ministro degli affari esteri turco Davutoglu in occasione del Consiglio di associazione UE-Turchia del 10 maggio 2010, l’approvazione di tale provvedimento rappresenterebbe il giusto segnale di apertura da parte dell’Unione per indurre il Governo turco a dare piena applicazione al protocollo addizionale all’accordo di associazione UE-Turchia (cosiddetto protocollo di Ankara), estendendo anche a Cipro la libertà di transito attraverso i porti e gli scali aerei turchi. In tal modo verrebbe meno uno dei principali ostacoli al progresso dei negoziati tecnici in vista dell’adesione. Secondo le decisioni del Consiglio del dicembre 2006, all’adempimento da parte turca del protocollo di Ankara è infatti subordinata l’apertura di 8 capitoli negoziali (1 circolazione delle merci; 3 diritto di stabilimento e libertà di circolazione dei servizi; 9 servizi finanziari; 11 agricoltura e sviluppo rurale; 13 pesca; 14 trasporti; 29 unione doganale; 30 relazioni esterne) e la chiusura delle trattative in tutti gli altri settori dell’acquis comunitario. La riapertura della discussione sul commercio diretto potrebbe altresì costituire una leva per accelerare il negoziato inter-cipriota, anche alla luce di un atteggiamento di disponibilità della Turchia a considerare la possibilità di una contropartita (ad esempio, consentire l’accesso dei ciprioti alla città di Varosha).
Alla luce di tali considerazioni, l’Italia è impegnata in un’intensa attività di sensibilizzazione a favore di una rapida approvazione del regolamento, sia nei competenti fori comunitari che a livello bilaterale, in occasione dei numerosi incontri tra i massimi esponenti governativi italiani e gli omologhi dei Paesi partner. Si ritiene infatti opportuno sostenere le iniziative suscettibili di imprimere maggiore dinamismo al dialogo fra l’Unione e la Turchia e favorire il superamento delle difficoltà che ostacolano il negoziato di adesione. In tale ottica, l'Italia ha esortato da un lato Nicosia a mantenere un atteggiamento aperto e costruttivo sulla questione del commercio diretto e, dall’altro, incoraggiato il Governo turco ad una maggiore flessibilità nelle relazioni con Cipro, con particolare riferimento al protocollo di Ankara.


Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri


MANTICA

(14 settembre 2010)

1 comment:

Anonymous said...

Il semble que vous soyez un expert dans ce domaine, vos remarques sont tres interessantes, merci.

- Daniel