6.09.2009

Innescato dibattito sulla presenza del leader libico Gheddafi nell'Aula del Senato

PERDUCA (PD). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PERDUCA (PD). Signor Presidente, mi ero iscritto a parlare in apertura di seduta per - mio malgrado - fare i complimenti alla Presidenza del Senato. A questo punto, dopo quanto ha annunciato lei poco fa, cioè che noi addirittura non terremo la nostra seduta per far parlare un dittatore in quest'Aula giovedì mattina alle ore 11, è chiaro che mi rimangio anche il pensiero di aver voluto in qualche modo congratularmi con la Presidenza.

Ci si è assunti la responsabilità, trovando l'escamotage di farlo intervenire come Presidente di turno dell'Unione Africana, di far parlare in questa sede chi manda a morte chi lo critica. Io spero che tutti i senatori presenti qui e che saranno presenti giovedì mattina alle 11 sappiano assumersi la loro responsabilità in virtù della mozione che abbiamo adottato poco fa. Rileggo il passaggio significativo che credo debba essere considerato il modo migliore per la nostra vita di politici: "i diritti umani fondamentali" della nostra Costituzione, della Dichiarazione universale e del Trattato per la costituzione dell'Unione Europea "rappresentano l'orizzonte comune dei popoli di tutto il mondo e devono costituire un riferimento costante per la politica internazionale e, in particolare, per l'iniziativa dei governi democratici nei confronti dei Paesi in cui tali diritti sono disconosciuti e conculcati". Bene, il re dei re questo fa tutti i giorni. Avete adottato tutti quanti qui presenti - pochi, devo dire, del Gruppo del PdL - una mozione che questo prevede nella premessa; ricordatevelo giovedì mattina.

Per quanto riguarda la delegazione radicale nel Gruppo del PD, sicuramente praticheremo le nostre convinzioni. (Applausi della senatrice Poretti).

VITALI (PD). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VITALI (PD). Signor Presidente, vorrei anch'io intervenire a proposito della visita in Italia del Presidente della Libia, il colonnello Muammar Gheddafi.

Nei giorni scorsi la presidente dell'Associazione dei familiari delle vittime della strage di Ustica, che è stata anche nostra collega, la senatrice Daria Bonfietti, ha inviato una lettera al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.

Di questa lettera hanno dato notizia anche i mezzi di comunicazione di massa. Con questa lettera la presidente dell'Associazione fa presente che più volte il presidente Gheddafi, in dichiarazioni pubbliche, ha detto di conoscere le ragioni per le quali l'aereo fu abbattuto sui cieli di Ustica nel 1980. Queste dichiarazioni sono tali da imporre, secondo quanto afferma la presidente in questa lettera, che venga fatta luce. La presidente dell'Associazione chiede quindi che vi sia un incontro dell'Associazione dei parenti delle vittime della strage di Ustica con il colonnello Gheddafi. Credo sia molto importante che anche la Presidenza del nostro Senato si faccia carico di quest'istanza, poiché più volte in quest'Aula abbiamo discusso di mozione relative a tale tema. E' molto importante, per la sovranità e la dignità nazionale, che si faccia piena luce sulle ragioni che portarono all'abbattimento di quell'aereo e credo che questa richiesta, fatta dall'Associazione dei parenti delle vittime al Governo italiano, debba necessariamente trovare ascolto anche da parte della Presidenza di questo Senato che potrebbe farsi carico di fare presente il problema direttamente al Presidente del Consiglio.

PRESIDENTE. La Presidenza prende atto della sua richiesta.

PEDICA (IdV). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PEDICA (IdV). Signor Presidente, onorevoli colleghi, quando ho letto l'agenzia sull'esito della Conferenza dei Capigruppo sono rimasto davvero esterrefatto per una decisione tanto grave. Infatti, come ha affermato il collega Perduca, far parlare una persona che rappresenta una vergogna per l'Italia, per tutti quelli che sono stati cacciati via, un dittatore che non sa nulla di diritti umani è come far parlare in Aula Totò Rina. E' la stessa cosa. Noi, in Aula, giovedì, facciamo parlare un dittatore che ha sulle spalle tanti e tanti omicidi e ciò equivale a far parlare nell'Aula del Senato Totò Rina. Questo non ha eguali in un Paese come l'Italia, dove noi dobbiamo difendere quelli che il dittatore Gheddafi ha espulso anni fa, e che ancora ne pagano le conseguenze, mentre voi lo invitate in Aula.

È una vergogna di questo Paese e lo dimostreremo, come ha detto il collega Perduca, con voce alta per sensibilizzare un Paese che accoglie un dittatore, una persona che non riconosce i diritti umani. Io, Totò Rina, in Aula non lo voglio! (Applausi dei senatori Carlino e Perduca).

CARLONI (PD). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CARLONI (PD). Signor Presidente, anch'io non mi aspettavo questa decisione. Non ne ho compreso le motivazioni e quindi desidero chiedere alla Presidenza quali siano le motivazioni per sospendere i lavori parlamentari in occasione della visita di un Capo di Stato e se esistano precedenti di questo tipo nel nostro Senato. (Applausi dei senatori Poretti, Perduca e Pedica).

PRESIDENTE. La Presidenza prende atto della sua richiesta.

DIVINA (LNP). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DIVINA (LNP). Signor Presidente, al di là dei toni usati dagli esponenti del Gruppo dell'Italia dei Valori, non solo non condivisibili ma neanche opportuni perché irresponsabili, l'obiezione che il senatore Perduca ha sollevato ha un fondamento di condivisione. Dobbiamo essere però estremamente seri, perché in questo momento non stiamo rappresentando una parte dell'elettorato, un gruppo che ci potrebbe chiedere animosamente di fare battaglia, di impugnare e brandire armi e sciabolare, ma come legislatori di tutto il Paese abbiamo una grande responsabilità. Se dovessimo fermarci all'affermazione che il nostro Paese rifiuta rapporti con Paesi esteri al cui interno c'é poca democrazia e magari governano dittature conclamate, probabilmente farei fatica a trovare in Africa un Paese che non rappresenti una forma di dittatura più o meno autoritaria.

È impensabile pensare di non intrattenere rapporti con i Paesi africani; non solo è impensabile, ma e anche inopportuno. Però una cosa è intrattenere rapporti, altra è invitare in un Parlamento - francamente non riusciamo capire a quale titolo - un rappresentante e un Capo di Stato estero sul quale magari qualche obiezione possiamo anche sollevare.

Bisognerebbe capire in che modo i Capigruppo hanno optato per questa scelta, che oggettivamente lascia tanti di noi, anche da questa parte, un po' perplessi. E semmai, per quel tanto che ormai quest'Aula può deliberare e influire, potremo chiedere ai Capigruppo di rivedere tale posizione, decidendo di ospitare questo capo di Stato nelle sedi opportune, diplomatiche, dove rappresentanze tanto politiche quanto istituzionali possono intrattenere rapporti opportuni e del caso, ma evitare un piccolo incidente. Proviamo ad immaginare cosa potrebbe accadere se qualcuno sciaguratamente o sconsideratamente facesse azioni che gli competono e sono legittime in un Parlamento, e ciò che potrebbero causare a quel delicatissimo equilibrio che abbiamo provato ad instaurare con quel Paese, la Libia, con cui da dopo il 1979, cioè dall'insediamento di Gheddafi, abbiamo sempre avuto grandi difficoltà di relazione. Abbiamo chiuso la grande partita del colonialismo, della richiesta dei danni di guerra e di una nuova richiesta di collaborazione al fine di aiutare l'Europa, in questo caso l'Italia, a controllare l'immigrazione clandestina. Abbiamo tentato di allacciare nuovi rapporti con Paesi africani difficili proprio perché governati non da strutture democratiche.

Non mandiamo tutto all'aria, proprio per la grande responsabilità che si può richiamare, grazie al Presidente, tanto da una parte politica quanto dall'altra parte di questa Aula. Però appare condivisibile la richiesta di rivedere le decisioni assunte dai Capigruppo.

PORETTI (PD). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PORETTI (PD). Signor Presidente, mi unisco all'appello del senatore Divina perché questa decisione è "piombata" in Aula, anzi l'abbiamo appresa un attimo prima dalle agenzie stampa. E davvero non si capisce come sia possibile sconvocare l'Aula di giovedì mattina, come ricordato dalla senatrice Carloni, ed interrompere i lavori parlamentari per invitare, non si sa come e a che titolo, un dittatore. L'escamotage del Presidente dell'Unione africana ovviamente non voglio che venga utilizzato come risposta. Però - ripeto- si invita qui un dittatore verso il quale neanche noi vogliamo impedire che vi siano rapporti diplomatici. Anzi riteniamo che, in questo senso, vadano rafforzati affinché la Libia finalmente adotti e sottoscriva quelle convenzioni internazionali sui diritti dei rifugiati, sulla tratta delle donne, e su tanti altri temi ancora.

Quindi, ben vengano i rapporti diplomatici per costringer un Paese, una dittatura, a uscire dal regime dittatoriale e affidarsi alla democrazia. Però - ripeto - invitare Gheddafi in questa Aula, che ha visto soltanto altri due precedenti, di ben altro spessore - è evidente a tutti - come re Juan Carlos e Kofi Annan, ed avere come terzo ospite d'eccezione un dittatore della misura di Gheddafi, che pratica la pena di morte, davvero fa venire i brividi.

Per questo mi unisco all'appello del senatore Divina affinché perlomeno l'Aula possa discutere della decisione dei Capigruppo. Che sia l'Aula ad assumere una decisione di tale gravità, che sia motivata, e che qualcuno ci venga a spiegare l'utilità di interrompere i lavori parlamentari per dare la parola al dittatore Gheddafi.

Poi ciascuno si assumerà la responsabilità individuale di votare in una direzione o in un'altra: meglio l'Aula del Senato che fa il suo lavoro o meglio stare qui ad ascoltare un dittatore. (Applausi del senatore Perduca).

NEGRI (PD). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

NEGRI (PD). Signor Presidente, credo che il senatore Divina abbia tolto noi tutti d'imbarazzo. La sua proposta è perfetta, totalmente condivisibile: non c'è alcun motivo per esporre questo Senato - e di conseguenza la diplomazia italiana, il Governo italiano, noi stessi, noi tutti - ad imbarazzanti episodi. Non condivido personalmente questa decisione; mi pare dunque che il senatore Divina ci abbia offerto una soluzione organizzativa, politica, diplomatica di grande interesse. Chiederei personalmente di rifare la riunione della Conferenza dei Capigruppo e di soprassedere su questa imbarazzante decisione. (Applausi del senatore Perduca).

PEDICA (IdV). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Le ricordo che è già intervenuto e che gli altri colleghi sono intervenuti solo una volta.

PEDICA (IdV). Signor Presidente, si tratta solo di una precisazione.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà, in via eccezionale.

PEDICA (IdV). Non so se ho ascoltato male: ricordo che nella Conferenza dei Capigruppo c'è stato un netto dissenso solo da parte dell' Italia dei valori.

PRESIDENTE Tutti i Capigruppo hanno votato a favore tranne quello dell'Italia dei valori.

PEDICA (IdV). Sono d'accordo con il senatore Divina sul fatto che il tema andrebbe discusso in Aula, perché quella della Conferenza dei Capigruppo non è sicuramente la volontà dei nostri rappresentanti in Aula.

PRESIDENTE. La Presidenza prende atto della richiesta.

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