4.21.2009

Contro il Decreto Sicurezza

PERDUCA (PD). Signora Presidente, ancora una volta il Governo ci impone misure di inasprimento di pena in un contesto in cui in Italia ormai lo Stato di diritto non esiste più. Quotidianamente siamo confrontati con la patente illegalità costituzionale per cui i diritti civili e politici degli italiani - indipendentemente dal contesto o dall'ambito in cui essi si trovino - non sono godibili, perché le istituzioni stesse sono le prime ad agire contro le proprie leggi.

Sebbene alla Camera dei deputati abbiamo visto un sussulto di ragionevolezza che ha fatto cancellare almeno due delle pessime misure che rientravano in quella versione del decreto (cioè le ronde e la permanenza fino a sei mesi all'interno dei CIE), la delegazione Radicale del Gruppo del Partito Democratico qui al Senato ritiene che anche questa versione, depurata da queste due pessime misure, sia da respingere totalmente, e per questo abbiamo proposto due pregiudiziali di costituzionalità.

Riteniamo infatti che estendere, come previsto all'articolo 2, tutta una serie di inasprimenti di pena ad altri tipi di reato sia in violazione patente degli articoli 3, 13 e 27, comma 1, della Costituzione (quest'ultimo articolo, peraltro, dedicato alla rieducazione del condannato).

Si vuole in qualche modo creare uno Stato che a questo punto non chiamerei neppure più «di polizia», perché forse gli Stati di polizia si basano se non altro su un minimo di certezza delle regole; in questo caso, invece, qualsiasi situazione possa generare un minimo dubbio che si stia commettendo un reato manda direttamente in galera la persona coinvolta.

La modifica in discussione comporta la compressione delle libertà personali nella modalità più estrema (cioè la custodia cautelare in carcere), per una molteplicità di condotte assai eterogenee, sottraendo del tutto al giudice - e il relatore era un magistrato, una volta - la valutazione di adeguatezza della misura. Un simile meccanismo è peraltro funzionale al cosiddetto fenomeno di anticipazione della pena, che diviene paradossalmente effettiva (conoscendo i tempi della giustizia italiana, criminale abituale sanzionato quotidianamente dalla Corte di Strasburgo dei diritti umani), proprio perché irrogata senza processo, proiettando un'immagine dimidiata del diritto al processo, in patente violazione dell'articolo 27, comma 1, della nostra Costituzione.

Per questi motivi riteniamo che non si debba procedere oltre nell'esame quest'oggi qui in Senato del disegno di legge n. 1505. (Applausi delle senatrici Granaiola e Poretti)

No comments: