11.14.2008

Suelle Persecuzioni dei cristiani in Iraq

Il Sottosegretario di Stato Prot. N. 007/397559
Vincenzo Scotti 12 Nov 2008

Atto n. 4-00727

 Pubblicato il 28 ottobre 2008 
Seduta n. 79



- Al Ministro degli affari esteri. -
Premesso che:

da molteplici articoli e siti internet si apprende della preoccupante condizione in cui si trovano a vivere i cristiani iracheni. Tra le voci più allarmanti quella di padre Amer Youkhanna, sacerdote caldeo di Mosul, il quale non esita ad utilizzare la parola “sterminio”;

sulla stessa posizione si sono allineate le dichiarazioni di altri esponenti del mondo cristiano-iracheno, come monsignor Louis Sako, arcivescovo caldeo di Kirkuk, monsignor Shleimun Warduni, patriarca Vicario di Baghdad e monsignor Philip Najim, procuratore caldeo presso la Santa Sede. Quest’ultimo ha invocato la necessità che il Governo iracheno si impegni a garantire la protezione di tali minoranze, non semplicemente in qualità di minoranze, ma anche e soprattutto in qualità di cittadini che hanno bisogno e vogliono vedersi assicurata la protezione da parte del Governo dell’Iraq;

le informazioni raccolte ed analizzate in Iraq evidenziano come i cristiani subiscono continue violenze dalle molestie ai rapimenti, fino a torture e uccisioni; a fronte di tutto ciò si riscontra un generale disinteresse dei media nei confronti di questo stato di cose che rischia di minare ulteriormente il già difficile cammino verso la creazione di istituzioni democratiche che la nazione irachena sta tentando di intraprendere,
si chiede di sapere:
se al Ministro in indirizzo risulti tale condizione dei cristiani in Iraq, se sia in possesso di ulteriori informazioni relative a tali violenze e se la loro portata possa essere considerata come vero e proprio sterminio come denunciato dal sacerdote caldeo padre Amer Youkhanna;
se il Ministro ritenga che questo aumento di persecuzioni possa essere messo in relazione con il processo all’ex Ministro degli esteri di Saddam Hussein, il cristiano Tarek Aziz;
considerato anche il rinnovato impegno della cooperazione italiana in Iraq, se, dopo aver accertato la veridicità di tali denunce, il Ministro non ritenga opportuno sollevare la questione con la rappresentanza diplomatica irachena in Italia, nonché farsi carico, con gli altri Stati membri dell’Unione europea, di un sostegno coordinato alla causa di questi cittadini iracheni che invocano una maggiore attenzione internazionale sia da parte dei governi presenti in Iraq che da parte dei principali forum internazionali.

Esistono meccanismi di monitoraggio della libertà di religione, a livello internazionale, tanto nell’ambito degli organismi delle Nazioni Unite, rappresentato dal Consiglio dei Diritti Umani che nel quadro di strumenti pattizi, come il Comitato dei Diritti dell’Uomo, organo indipendente che vigila sul rispetto del Patto internazionale sui diritti civili e politici, il cui art. 18 sancisce il diritto alla libertà di religione.

É in questo contesto che si inserisce l’azione dell’Italia e dell’Unione Europea volta in particolare a sostenere gli organi internazionali, deputati a monitorare e censurare le violazioni di libertà di religione nel mondo.

L’obiettivo principale è di rendere questi organismi sempre più efficaci, in particolare accrescendo il sostegno della Comunità Internazionale al loro mandato.

In tale prospettiva, nel 2007, l’Unione Europea ha presentato due importanti iniziative sull’eliminazione di tutte le forme di intolleranza e di discriminazione fondate sulle religione e sul credo, in seno al Consiglio dei Diritti Umani ed all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, riuscendo in entrambe le circostanze ad ottenere l’approvazione.

La Risoluzione del Consiglio dei Diritti Umani, approvata nel dicembre del 2007 dalla maggioranza degli Stati, per la quale l’Italia figura tra i Paesi che hanno redatto il testo, è particolarmente significativa perché ha consentito di rimandare per tre anni il mandato del relatore speciale del Consiglio per la libertà religiosa, e che potrà dunque continuare a svolgere l’importante opera di indagine e monitoraggio sui casi di violazione di tale diritto nel mondo.

Altrettanto rilevante è la Risoluzione presentata dall’Unione Europea, e approvata per consenso, alla 62esima Assemblea Generale delle Nazioni Unite, in cui si esprime, tra l’altro, la preoccupazione per i gravi casi si intolleranza e discriminazione in base alla religione o al credo avvenuti nel mondo, e si richiede ai singoli Stati di garantire ad ogni individuo il diritto di professare liberamente la propria fede. La Risoluzione invita, inoltre, tutti i Governi a cooperare appieno con il Relatore Speciale del Consiglio dei Diritti Umani, e ad essere disposti ad accogliere favorevolmente le ispezioni internazionali e di fornire loro tutte le informazioni necessarie. L’Italia e i partners comunitari presenteranno una Risoluzione sull’intolleranza religiosa anche alla 63esima sessione dell’Assemblea Generale, in corso, per continuare a mantenere alta l’attenzione della Comunità Internazionale su questo tema.

L’Italia è inoltre da sempre sostenitrice di iniziative multilaterali volte a rafforzare il dialogo interculturale e interreligioso, come ad esempio l’”Alliance of Civilizations” in ambito ONU, promossa dalla Spagna e dalla Turchia, che si propone di favorire il dialogo e la conoscenza reciproca tra le diverse culture, con un focus particolare sulle relazioni tra il mondo occidentale e islamico. L’Italia a questo foro fornisce un contributo attivo, anche in qualità di membro del “Group of friends”, che raccoglie i Paesi vicino all’Alleanza.

Infine, in ambito euro-mediterraneo, l’Italia sostiene la Fondazione Anna Lindh per il Dialogo fra le Culture, organismo di carattere non governativo, ideato come strumento propulsore e catalizzatore di attività finalizzate allo sviluppo del dialogo interculturale e della conoscenza reciproca fra i popoli degli Stati membri dell’Unione Europea e dei Partners Mediterranei.

Nella stessa ottica, l’Italia ha sempre seguito con attenzione la questione del rispetto delle minoranze religiose, e in particolare di quella cristiana in Iraq, adoperandosi per affermare il principio dell’inclusività e la loro tutela. L’offensiva terroristica che ha colpito il Paese si è, infatti, indirizzata verso le varie componenti religiose-sunnita, sciita, cristiana, sabea, yazhidi, i cui diritti sono tutelati dalla costituzione, -nel tentativo di fomentare contrapposizioni etniche e settaria e di operare forme di “pulizia religiosa”, determinando un esodo consistente della comunità cristiana.

In Iraq, dopo le recenti violenze contro le minoranze religiose nel Paese, sotto la pressione della Comunità internazionale e delle comunità cristiane in Iraq, il governo ha dato una risposta alla forte richiesta di protezione dei cristiani di Mosul. Circa 1600 famiglie hanno lasciato la città recandosi per la quasi totalità nei villaggi a forte presenza cristiana nella Piana di Nineveh. Meno di un centinaio di famiglie sono andate ad Erbil e a Dohuk nella Regione del Kurdistan iracheno.

Dopo la decisione di inviare 4 battaglioni della Polizia Nazionale, tra questi un battaglione formato dai nostri Carabinieri, in gran parte già schierati, a presidio dei quartieri cristiani di Mosul, il 14 ottobre il Consiglio dei Ministri ha deciso, su iniziativa del Ministro dell’Industria, l’assiro–cristiano Fawzi Hariri, una serie di misure per prestare soccorso agli sfollati e un significativo stanziamento economico per compensazioni e la ricostruzione delle case distrutte.

Infine, è in corso un’azione, di cui si sono fatti carico il Presidente della Repubblica Talabani, i massimi vertici istituzionali ed i leaders delle principali forze politiche, per esplicitare nella legge elettorale provinciale una clausola che garantisca l’elezione di quote predeterminate di rappresentanti delle minoranze religiose.

Nel quadro attuale, che ha visto un sensibile miglioramento delle condizioni di sicurezza e positivi risultati nel contrasto ai gruppi terroristici, il Governo iracheno ha avviato una serie di misure per favorire il rientro dei rifugiati.
Quanto sopra esposto dimostra come l’Italia sia costantemente impegnata a proseguire, sia in sede di organizzazioni internazionali,d’intesa con i partners europei, sia nei rapporti bilaterali, la sua azione volta a promuovere il rispetto della libertà religiosa.

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