Al direttore - Nella sua visita a Gerusalemme il Presidente Napolitano in conferenza stampa congiunta con l`omologo Peres ha affermato che "avere scambi economici e commerciali con l`Iran non significa che l`Italia non faccia la sua parte nella comunità internazionale e nella politica di fermezza decisa da queuest`ultima" nei confronti della Repubblica Islamica. Gli ha fatto eco il ministro degli Esteri Frattini ribadendo chiaramente alla collega Livni che nei confronti dell`Iran "ci vogliono sanzioni credibili e forti" e che l`Italia "si farà portatrice di talee richiesta" poiché il nostro paese "è assolutamente convinto che l`Iran sia una reale minaccia per il mondo intero e non solo per Israele, ma anche per l`Unione europea e per gli Usa, "Occorre respingere - ha aggravato Frattini - le affermazioni negazioniste e le minacce alla sicurezza di Israele e consolidare l`impegno nella comunità internazionale per una politica attiva a sostegno di Israele" Bene, Bravi, Bis!
In onore a cotante dichiarazioni, mi permetto di insistere sulla necessità di praticare però certe convinzioni in merito al medio oriente trovando il coraggio di uscire dal solco delineato adAnnapolis, e non solo perché non si è fatto un centimetro nella direzione individuata l`anno scorso, e recuperare la necessità di una prospettiva federalista europea nei confronti della sponda orientale del Mediterraneo: se l`Italia ha a cuore il futuro della democrazia israeliana porti a Bruxelles la proposta pannelliana di inclusione di Israele nell`Ue. Al contempo, se nei confronti del regime iraniano la linea deve essere quella della f érmezza, va tenuto presente che il pericolo nucleare non è il solo fronte sul quale Teheran registra quotidiani avanzamenti. Vi è infatti la sempre più insidiosa infiltrazione nei gangli dello stato iracheno.
Son di ritorno da una visita lampo nella provincia di Diyala, nel nord-est dell`Iraq, dove ho
potuto incontrare sceicchi sunniti e sciiti, capi tribù e rappresentanti di organizzazioni femminili,
i quali non hanno mancato di manifestare le loro preoccupazioni circa l`iranizzazione progressiva del governo centrale a Baghdad. Ero in Iraq, a totale mio rischio e pericolo, con altri militanti del Partito radicale e il vicesindaco di Cuneo, per onorare un invito dell`organizzazione dei mujaheddin del popolo iraniano che rischiano l`espulsione, o l`annichilamento, se e quando le truppe Usa dovessero smantellare Camp Grizzly che difende la città di Ashraf dove sono rifugiati dai 1984. Oltre 460 parlamentari italiani ritengono che la fennezza nei confronti dell`Iran passi anche attraverso la concessione di un`opzione di resistenza politica ad Ahmadinejad: togliere i mujalreddini dalla lista delle organizzazioni terroristiche dell`Ue serve a tanto ma anche a garantire che i 3500 residenti di Ashraf possano vivere senza la prospettiva di dover subire attacchi da parte dei pasdaaan infiltrati in Iraq o peggio ancora dell`esercito iracheno stesso.
Marco Perduca, senatore nel Pd (Pr)
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