Frattini ritiene che quanto ottenuto da Sarkozy sia soddisfacente e che dimostri come Mosca riconosca l’importanza del ruolo dell’Europa. A parte il fatto che ancora una volta esistono (almeno) due versioni di quanto conquistato dal Presidente francese: per Sarkozy le truppe dovrebbero ritirarsi l’8 ottobre, 3 settimane dopo le promesse di agosto, per il Ministro degli esteri Lavrov 10 giorni dopo l’arrivo degli osservatori dell’UE previsti per il 1 ottobre, c’è da chiedersi chi ancora possa ritenere la Russia un interlocutore sincero. Può darsi che i “dettagli” sulle date si siano persi nella traduzione? Oppure c’è un’associazione trans-nazionale al vilipendio dell’opinione pubblica europea? Oppure si vogliono creare le condizioni per cui solo ed esclusivamente la NATO può agire politicamente nella regione? Capisco che solo nella permanente necessità di interpretare quanto sottoscritto con Mosca non si possa imporre il rispetto dei patti ai russi, ma pensare che questa situazione porti un minimo di stabilità o sicurezza nella regione è del tutto irresponsabile.
Gli omicidi dei giorni scorsi di giornalisti indipendenti in Kabardino Balkaria, Inguscezia e Dagestan, i ritorni di frizioni in Nagorno Karabakh, il silenziamento di quanto detto da Medvedev al Presidente Moldavo circa la Transnistria, nonché l’escalation della crisi politica ucraina la dicono lunga sulle intenzioni russe nella regione. Continuare a non imporre una posizione chiara di rispetto del diritto internazionale e dei patti siglati farà divenire l’Europa complice dei prossimi conflitti.
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