7.05.2007

I guardiani della rivoluzione liberale

Vediamo se mi riesce riassumere il senso dell'iniziativa dell'anagrafe pubblica degli eletti posta dalla Mozione particolare adottata dal Consiglio Nazionale di Radicali italiani il 1 luglio.

Posta l'assenza del vincolo di mandato per gli eletti esplicitata dalla Costituzione italiana, e soprattutto l'impossibilità allo stato attuale, e pure futuro visto il modo con cui il referendum "Guzzetta" intende cambiare il porcellum, di poter scegliere o in collegi uninominali oppure grazie al proporzionale puro senatori e deputati, un liberale dovrebbe comunque porsi il problema di guadagnare leggi e politiche che, magari con l'ausilio di tecnologie avanzate, possano far conoscere, a tutti coloro che lo vogliano, la qualità e quantità del lavoro degli eletti della repubblica (o del regno) al fine di consentire ai cittidini di deliberare in occasione delle future elezioni.

Marco Pannella, nel suo intervento di domenica 1 luglio, ha ammesso senza falsi pudori che in tutti questi anni, seppur a 16 iniziò a far politica leggendo sul Monde i resoconti delle presenze e voti parlamentari francesi, non si era mai posto il problema in questi termini. Adesso, perché colpito dall'evidente comportamento di "uno dei suoi" ha proposto al Comitato di Radicali italiani di tradurre questa sua agnizione o epifania (fate un po' voi) in iniziativa politica di riforma dell'esistente chiedendo, tra l'altro, un adeguamento a direttive europeee della normativa italiana relativa alla pubblicizzazione del lavoro delle istituzioni e/o pubblica amministrazione. Si tratta di questo. Poi ciascuno lo condisce con le spezie che si ritrova in cucina (ma non olii, quindi la battuta su quello di ricino sarebbe stata carina ma non calzante), ma la ricetta del piatto dell'anagrafe degli eletti è questa.

Siccome poco si sa, e se non ci fosse Radio radicale meno ancora si saprebbe, di quanto accade nel palazzo, ho paura che "accontentarsi", come m'è stato fatto notare da qualcuno che tra l'altro così ritiene ci inviti a fare la Costituzione, di esprimere un giudizio sull'operato degli eletti ex post in occasione delle elezioni sia una reazione totalmente impolitica e sicuramente agli antipodi della rivoluzione liberale che tanto ci garba.

Spero comunque che vi sia sfuggito a più acuti analisti politici che la valutazione della politica, come della giustizia o delle questioni etiche, sia totalmente assente dalla schedina dei deciderosi. Vorrà pur dire qualcosa?

4 comments:

Anonymous said...

vuol dire che sei stronzo e che non capisci che una lista di pochi punti deve per necessità stare sulle priorità e di sicuro, le priorità dell'Italia non sono quelle di sapere quante volta ha votato questo o quello. Lo sfascio della nostra politica è l'unica cosa che non ha bisogno di esere dimostrata

perdukistan said...

io son stronzo, ma te non capisci proprio un cazzo! tiè

Anonymous said...

mi piace tirare fuori la tua vera essenza :-))

perdukistan said...

essenzanò