Ormai ogni occasione e' buona per dar fiato alle trombe ammeregane de noantri e il maestro in quest'arte resta il nostro Camillo (anche se qualche suo amichetto non se la passa maluccio diciamo). Nel suo pezzo di oggi sul foglio Rocca ci tiene a sottolineare quanto segue "L’accesso alle armi ovviamente aiuta, ma in America il possesso delle armi non è il prodotto di una cultura bullista o machista, piuttosto è collegato al principio della libertà personale garantito dalla Costituzione e alla base degli Stati Uniti. In ogni caso la questione delle armi non fornisce una spiegazione."
Quel che, come al solito, Camillo non dice, e' che laddove negli USA si e' fortemente limitata la possibilita' di acquisto di armi da fuoco, come per esempio nello stato di New York dove egli risiede quando e' negli States, si e' anche registrato un notevole calo nel numero di incidenti che hanno portato al loro utilizzo; ma banalita' statistiche a parte, quel che veramente colpisce, a parte le frescacce del tipo "L’America è Blacksburg o Columbine, ma è anche la società più vitale del pianeta e l’unica capace di prendersi sulle spalle il peso del suo e del nostro futuro" e' il fatto che a questi "ass-kisser" (solo cosi' certi yesmen possono essere chiamati negli Stati uniti), non passa neanche per l'anticamera del cervello interrogarsi su quello che ormai caratterizza il dibattito culturale statunitense e' l'inevitabilita' della violenza come unica soluzione alle controversie.
Sono quattro anni che negli USA tutti i notiziari iniziano col bollettino di morti ammazzati in Iraq e proseguono con la necessita' di abituarsi a una lunga guerra al terrorismo (senza esclusione di colpi). Quattro anni nel Terzo Millennio, specie per uno dei paesi che passa piu' ore davanti alla TV, mentre le altre, specie in giovane eta', le passa alla consolle di videogame che replicano nella stragrande maggioranza dei casi episodi di conflitto armato, sono un'eternita' e i semi iniziano a dar frutto.
Virginia Tech non e' che un bocciolo, la foresta piu' fitta e' da ricercare altrove.
6 comments:
Non mi convince nè questa "quello che ormai caratterizza il dibattito culturale statunitense e' l'inevitabilita' della violenza come unica soluzione alle controversie", nè quella dei tg, nè tantomeno quella degli americano lobotomizzati dai tg.
Lo dico per esperienza personale, sicuramente confutabile. cia!
Valerio
Quindi se un tizio sbrocca, è colpa della guerra e dei videogame. Perdù, occupati degli omicidi di mafia e camorra, va'...E' meglio...
cioè l'esperienza personale è quella di non esser diventato violento malagrado la lobotomizzazione dei tg?
se un tipo sbrocca sono problemi suoi, che poi da lì parta per un killing spree sono invece questioni diverse. ieri sera ho visto 8 1/2 e che non m'è piaciuto molto ma ora se trovo il tempo ci torno sopra. la cosa strana è che mentre gli omicidi di mafia e/o camorra proseguono a ritmi pressoché costanti da anni - e se ne parla molto meno di quanto non si facesse negli anni ottanta - gli omicidi di altro tipo sono in nettissimo calo, ma fanno sempre grande clamore...
No, non mi convince il fatto che gli americani siano lobotomizzati dai tg. E' la solita macchietta "americana" che hanno in testa molti italiani, ma che non corrisponde alla realtà. Tutto qui.
p.s. io non faccio testo, la quantità di TV che consumo è poca, ma cmq - ora che ci penso - quanto basta per vedere un paio di morti ammazzati al giorno di media. (ho visto "300" 2 settimane fa, quindi rispetterò la media per il prossimo anno);)
gli americani sono solo i primi (in ordine cronologico) a esser stati influenzati dalla TV, per certi versi la lobotomizzazione è più preoccupante da noi. e comunque ho ampliato, don't worry
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