Il rapporto annuale dell’INCB del 2006 denuncia che solo il 78% degli Stati membri delle Nazioni unite forniscono stime corrette relativamente alla documentazione necessaria per certificare la quantità delle sostanze soggette al controllo delle tre Convenzioni Onu in materia di stupefacenti da utilizzarsi legalmente per fini medico-scientifici. Tra i paesi che non comunicano i propri dati ci sarebbero i più poveri e quelli interessati da conflitti. Malgrado ciò, l’INCB riporta un basso livello di consumo degli analgesici da oppio per la cura del dolore (sia moderato che severo), in particolare la situazione che caratterizza numerosi paesi in via di sviluppo rimane un punto di grave preoccupazione per il Board. Dal 1996 al 2005 il consumo globale di morfina è raddoppiato passando da 16 a quasi 32 tonnellate, Circa 50 paesi hanno aumentato la loro prescrizione di oppiacei di oltre il 100% nello stesso periodo. Il 70% dei paesi col più alto consumo di analgesici da oppio si trova in Europa e in America del nord.
In aggiunta alla mancata comunicazione del 22% dei membri dell’Onu, il Rapporto 2006 lamenta inoltre il fatto che, per molti anni consecutivamente, un sostanziale numero di Governi non ha aggiornato le proprie stime relativamente alla richiesta di sostanze psicotrope legali tra le quali figurano la morfina e la codeina. Questa mancanza di documentazione fa ragionevolmente ipotizzare quindi che vi sia una certa inattualità delle cifre in possesso del Board relativamente alla quantificazione del reale fabbisogno mondiale di oppiacei, nonché della sua distribuzione territoriale tra i vari stati e territori riconosciti dalle Nazioni unite.
Da tenere presente inoltre che negli ultimi mesi i Paesi bassi hanno classificato l’eroina come medicina per la cura delle tossicodipendenze - annunciando programmi simili a quanto già avviene in Svizzera di somministrazione controllata di eroina per tossicomani - e che in Italia è prevista una liberalizzazione della prescrizione della morfina nel quadro della promozione delle cure del dolore.
Le Nazioni unite stimano che nel 2006 la produzione illecita di oppio in Afghanistan abbia superato le 6.100 tonnellate, un incremento del 50% rispetto all’anno precedente. La totalità del raccolto viene utilizzata per la produzione di eroina pari al 93% delle produzione di materie prime per eroina per un totale stimato intorno a 2,7 miliardi di dollari, eroina che raggiunge nella stragrande maggioranza dei casi i mercati europei principalmente attraverso l’Iran, il Pakistan, l’Uzbekistan mentre traffici minori, ma in espansione, interessano le ex-repubbliche sovietiche site al nord nonché la Cina. Solo una frazione infinitesimale del giro d’affare legato al traffico di oppiacei resta ai contadini mentre il resto va ad arricchire i signori della droga, quelli della guerra, i Talebani nonché buona parte dei responsabili delle amministrazioni locali e centrale dove la corruzione regna sovrana.
L’Onu ritiene che 2,9 milioni di persone (pari al 12,6% della popolazione) siano coinvolte a vario livello nella produzione di oppio e nel traffico di oppiacei più o meno raffinati, e che le discrepanze tra le previsioni di crescita elaborate dal Fondo Monetario Internazionale che anticipavano una crescita del 12%, contro l’8% riportato, siano dovute a una diminuzione della produzione di cereali scartata per la coltivazione una pianta maggiormente redditizia come il papavero.
Secondo l’Ufficio per le droghe e il crimine delle Nazioni unite (UNODC) nel 2006 la superficie dell’Afghanistan dedicata alla coltura illecita del papavero ha raggiunto la superficie record di 165.000 ettari, un incremento del 59% rispetto al 2005 e più del doppio del 2003[1]. Secondo quanto riportato dalle autorità afgane l’area in cui le colture illecite di papavero sono state eradicate dai governatori locali, che nel 2005 era di 5.000 ettari, è triplicata per il 2006 (15.300) ma rappresenta poco meno del 10% della superficie totale per la produzione dell’oppio. Il giro d’affari mondiale generato dall’eroina afgana viene stimato tra i 400 e i 500 miliardi di dollari mentre è impossibile quantificare quale sia l’ammontare che interessa attività di riciclaggio di danaro, che le Nazioni unite stesse ritengono interessare tra il 3 e il 5% del commercio globale (tra i 590 e i 1.500 miliardi di dollari).
L’aumento più significativo della coltivazione è stato registrato nella provincia meridionale di Helmand dove la coltivazione ha raggiunto i 69.300 ettari in un contesto che negli ultimi mesi è stato caratterizzato da un inasprimento degli scontri tra le forze della Coalizione internazionale e i Talebani, uno sviluppo in controtendenza rispetto alle fasi iniziali dell’intervento militare dell’inverno 2001 quando la produzione aveva toccato i minimi storici dei 7.606 ettari in tutto il paese. Le Nazioni unite certificano che solo 6 delle 34 province Afgane non conoscono la produzione di papavero.
A seguito di questa preoccupante situazione che non accenna a cambiare, e in linea con quanto già fatto negli anni scorsi, l’International Narcotics Control Board (INCB) ha invocato ancora una volta l’articolo 14[2] della Convenzione unica sulle sostanze stupefacenti dell’Onu seguendo da vicino le attività del Governo di Kabul volte ad adottare tutte le misure necessaria per garantire la proibizione della produzione e del traffico delle sostanze illecite. Anche a questo fine nel 2004, grazie all’impegno europeo, il direttorato nazionale anti-droga è stato elevato a rango di Ministero[3]. Nel quadro della nuova legislazione anti-droga afgana, ad agosto del 2006, è stata istituita la Commissione per la regolamentazione delle droghe che dovrà “regolare l’esportazione, importazione, vendita, distribuzione e licenze di produzione per fini medico-scientifici e impieghi industriali leciti”[4].
In questa drammatica situazione che non accenna a mutare, abbiamo chiesto al Governo italiano con un ordine del giorno (che è stato accolto il 7 marzo 2007)[5] di impegnarsi a promuovere nelle sedi internazionali competenti un piano efficace di riconversione delle colture illecite di oppio in coltivazioni legali anche ai fini di una loro parziale utilizzazione per le terapie del dolore. La coltivazione di oppio è già legale in India, Turchia, Francia, Ungheria, Spagna e Australia, ma non risulta sufficiente a coprire la crescente richiesta mondiale di oppiacei per le terapie del dolore. C’è una sorta di razzismo in tutto questo; infatti, se si considera inoltre, che il 79% della produzione globale di morfina si consuma in dieci paesi tra l’Europa e il Nord America, mentre i paesi in via di sviluppo, che rappresentano circa l'80% della popolazione mondiale, corrispondono solo al 10% del consumo globale di morfina. Allo stesso tempo, sebbene nel 2005 sia stato creato dalle Nazioni unite l’Emergency Relief Fund per far fronte a carestie e calamità naturali, non è mai stato discusso uno stoccaggio significativo di oppiacei per il pronto intervento umanitario.
L'Italia, è al 103° posto per l'utilizzo della morfina contro il dolore: un fatto che si può spiegare solo, in un paese in cui la storia oscurantista della Chiesa evidentemente pesa ancora, con l’equivalenza “oppio uguale zolfo uguale demonio”. Le ripercussioni di questo tipo di politiche hanno delle drammatiche, se non tragiche, ripercussioni in Africa dove l’AIDS sta distruggendo intere popolazioni e i malati terminali muoiono tra atroci sofferenze.
[1] http://www.unodc.org/pdf/afg/afghanistan_opium_survey_2004.pdf.
[2] http://www.admin.ch/ch/i/rs/0_812_121_03/a14.html.
[3] http://www.mcn.gov.af/.
[4] http://www.mcn.gov.af/eng/downloads/press_release/drug_committee.htm.
[5] Testo dell’OdG accolto dal Governo il 7 marzo 2006: La Camera, premesso che: condizione per la stabilizzazione dell’Afghanistan è il raggiungimento di adeguati livelli di sicurezza per la popolazione attraverso il controllo del territorio e un livello di sufficiente sviluppo economico e di promozione sociale tale da migliorare sensibilmente le condizioni di vita delle popolazioni; per ottenere tali risultati – come peraltro previsto dalle risoluzioni delle Nazioni Unite in materia – assume rilevanza la definizione di un’efficace strategia di contrasto e riconversione delle coltivazioni illegali di oppio, aumentate in quest’ultimo anno, che alimentano una condizione di ricattabilità dei contadini afgani da parte dei mercanti di droga e dei cosiddetti “signori della guerra” che utilizzano i rilevanti proventi del traffico illegale per i propri fini;
impegna il Governo: a sostenere nelle sedi internazionali competenti, in attuazione della mozione n. 1/00014 approvata dalla Camera il 19 luglio 2006, ogni iniziativa tesa ad individuare un’efficace strategia di contrasto alla coltivazione e al commercio illegali di oppio, anche attraverso eventuali programmi di riconversione delle colture illecite di oppio in Afghanistan in colture legali, ai fini dell’utilizzazione dell’oppio medesimo per le terapie del dolore.
9/2193/4. Sereni, D’Elia, Venier, Mantovani, Donadi, Mattarella, Brugger, Villetti, Bonelli, Fabris
3 comments:
non e' eccessiva la stima di 500 miliardi di dollari di fatturato per l'eroina afgana? Anche in riferimento ai soli due miliardi di valore alla produzione.
Sarebbe quasi la metà di tutto il Pil degli Usa.
perché quanto sarebbe il pil USA visto che il bilancio per i militari è almeno 3 triliardi di dollari?!?!?
Suttora, parassita, vai a lavorare...
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