Come detto, grazie al caso, ho comprato il saggio "Bisogno di credere, un punto di vista laico" della semiologa francese di origine bulgara Julia Kristeva. Per coinvolgere alla lettura pòsto qui uno dei primi passaggi significativi tratto da pagina 25.
"Avvicendandosi alla teologia e alla filosofia, le scienze umane hanno sostituito il "divino" e l'"umano" con nuovi oggetti di indagine: i legami sociali, le strutture di parentela, con i riti e i miti, la vita psichica e la genesi delle lingue e delle opere. Abbiamo acquisito una conoscenza senza precedenti della ricchezza e dei rischi dell'animo umano; e questa conoscenza turba, incontra resistenze, provoca censure. Eppure, per quanto siano carichi di promesse, i territori così definiti frammentano l'esperienza umana; eredi della metafisica, ci impediscono di individuare nuovi oggetti di indagine. Le sovrapposizioni tra questi settori distinti non bastano da sole per rifondare il nuovo umanesimo di cui vi sarebbe bisogno. E' importante che il nuovo soggetto pensante ponga subito in relazione il suo pensiero con il suo essere al mondo, attraverso un "transfert" affettivo, politico ed etico. La mia pratica di psicoanalista, la scrittura dei miei romanzi, i miei interventi nel campo sociale non sono forme di "impegno", ma derivano da questo modo di pensare che cerco e concepisco come una "energeia" nel senso di Aristotele: un pensiero in atto, l'attualità dell'intelligenza."
A pagina 28 si legge invece:
"A differenza di quello che vorrebbero farci credere, lo scontro di religioni è infatti solo un fenomeno di superficie. Il problema di questo inizio di terzo millennio non è la guerra di religioni, ma la faglia e il vuoto che dividono ormai coloro che vogliono sapere che Dio è inconscio e coloro che preferiscono non saperlo, per godere meglio dello spettacolo che annuncia che Egli esiste. L'universo mediatico globalizzato sostiene con tutto il suo apparato ideativo e finanziario la seconda opzione: non volere sapere nulla per godere meglio del virtuale. In altri termini: godere nel vedersi promessa - e accontentarsi di avere promessa - la fruizione di bei garantiti dalla Promessa di un Bene superiore.
No comments:
Post a Comment