8.01.2006

"Palle, che ci vuoi fare?"

Nel leggere il Foglio in questi giorni, ebbene sì continuo a leggere il Foglio malgrado la dreiva teo-con degli ultimi tempi, mi sono imbattuto in Alessandro Schwed che mi ha colpito per il suo scrivere in fiorentino di una volta oltre che per essere stato uno degli autori de il Male.

La simpatia per l'uso dell'appellativo "palle" nel riferirsi ad amici e parenti mi ha ricordato un mio zio che lo usava spesso, zio che, per l'appunto si trova anche nel titolo dell'ultimo romanzo di Schwed che mi son comprato giusto oggi. Ciliegina sulla torta il fatto gli Schwed, come parte della mia famiglia, sono di origine ungherese...

In sintesi:
"Viaggiando su un treno diretto in Ungheria, il protagonista apprende che la seconda guerra mondiale non si è mai svolta, e, dopo essersi convinto, riceve una bastonata in testa. Era partito per far visita allo zio di Ungheria, di cui ora, grazie al colpo, non ricorda più il nome. Curiosa coincidenza, perché dallo zio voleva farsi raccontare proprio ciò che era successo alla loro famiglia durante la guerra, qualcosa che ha a che fare con un posto chiamato Auschwitz. Il colpo, dice, ha provocato uno "mnemomoto": buffe amnesie, certo, ma anche la capacità di raccontare terrori nascosti e taciuti, che lo zio - lo zio Coso, appunto - come moltissime vittime ha rimosso per sopravvivere. Alessandro Schwed è il vero nome dello scrittore satirico Giga Melik."

4 comments:

Anonymous said...

anch'io leggo gli articoli di schwed sul foglio. ecco un brano dell'articolo di ieri, intitolato "Accosta l'orecchio a Israele, sentirai il rumore della solitudine":
[...] L'altro giorno camminavo nella piazza del paese, sotto alla lunga torre coi merli e l'orologio, la Toscana dove vivo. Dal giornalaio, accanto alla Nazione, mi viene incontro, esclamativa, la locandina del Vernacoliere. C'è, cubitale, quella parola: "Ebrei". Un tremito, sto in guardia da quando sono nato. "ISRAELE NON RISPARMIA SULLE BOMBE. O CHE EBREI SONO?" Con un molto potente spostamento interiore, un salto nel mio iperspazio psichico, sono nel 1934, al posto di mio padre, davanti allo squadrismo fascista. Le grida, la scritta "ebreo" sul passaporto. Non so come, sono dentro, dal giornalaio. Chiedo il quotidiano. Una voce che è mia e trema, parla dalle parti della mia bocca. [...] Ho i piedi di piombo. Lento come una testuggine, me ne torno a casa in una rallentatissima vita. Mi pare che tutti mi guardino di sfuggita, che gli occhi degli altri sussurrino, ecco l'ebreo, non risparmia sulle bombe.Mi spiano i muri, mi spiano le scarpe di chi passa, l'intera vita mi spia, e dice ebreo, assieme al Vernacoliere. Luglio 2006, sono qui in Toscana, circondato. I giornalai espongono l'intrepida schifezza, e la parola ebrei urla per tutto il paese, per tutta l'Italia, per tutto il mondo. [...]

Mi sa tanto che mi comprerò anch'io il libro dello Zio Coso.

perdukistan said...

bravo, compra anche il vernacoliere pero' che buttare nel cesso l'acidita' della comicita' costiera' potrebbe intasartelo ;)

Anonymous said...

anch'io continuo a prenderlo, nonostante ferrara abbia fatto fuori la cara guia soncini, il mio alibi per anni...

perdukistan said...

la conobbi grazie a rocca una sera a cena nel lower east side di un paio d'anni fa, simpatica. poi mi son perso il perche' e il percome dell'allontanamento...