5.29.2018

Cosa c'è di peggio di quello che sta succedendo adesso in Italia?

Cosa c'è di peggio di quello che sta succedendo adesso in Italia?

"Arrivano i barbari", "a rischio la tenuta democratica", "attacco alle istituzioni repubblicane", "vilipendio al capo dello Stato". "Colpo di Stato", "impeachment".

Cosa c'è di peggio di quello che sta succedendo adesso in Italia? Di peggio c'è ritenere che in effetti tutto quel che sta accedendo sia quanto di peggio sia mai accaduto nel nostro Paese.

Lascio da parte la cronaca delle ultime 48 ore, in ossequi di quella che una volta si sarebbe chiamata carità di Patria, le decisioni politiche ormai son state prese e sicuramente sono stati decisioni di parte che hanno contribuito a costruire la situazione che ci troviamo davanti - ingarbugliando ulteriormente un contesto di per sé sufficientemente complicato - ma queste ultime ore sono l'ultimo anello di una lunga, lunghissima, catena.

Fino a quando non si riuscirà a entrare nel merito della genesi di questa catena si continuerà ad adeguarsi a letture, recriminazioni, attacchi e difese che (forse) scalifiranno la superficie della questione senza però andare minimamente al cuore - una volta si sarebbe detto "radice" - del problema.

Nessuno, dicasi nessuno, di coloro che sono ritenuti i "leader" di movimenti o partiti presente in Parlamento (anche se dovrei dire in TV) è all'altezza del compito che ha di fronte - e che spesso s'è ritagliato addosso (basta guardare il povero Di Maio che in queste ore non sa letteralmente che pesci pigliare). Ma il compito che devono affrontare non è evitare la gente coi forconi davanti agli edifici istituzionali (o portarcela), il compito è molto più semplicemente (e per questo drammaticamente difficile) governare l'Italia.

Per tutta la campagna elettorale non scorto nessuno, neanche "noi" di Più Europa), che ricordasse che si il nostro è un Paese che è ridotto com'è ridotto perché vittima di assalti alla diligenza da parte di famelici apparati statali o para-statali che hanno depredato il "bene comune", se ne sono approfittati, lo hanno sfruttato per fini e interessi particolari, cancellando progressivamente ogni possibilità di attivazione degli strumenti previsti dalla nostra costituzione per agire o reagire al malgoverno della cosa pubblica.

E, si badi, molto spesso proprio chi si è sistematicamente eretto a paladino della Costituzione ha contribuito - direttamente, indirettamente, sofisticatamente, o in combutta -, a fare strame della nostra Carta. Poi, quando per via dell'alternanza, che mai è stata alternativa, toccava all'altro a governare, allora si ri-mobilitava la piazza con bandiere, bambini e compagnia cantante, scandendo coreograficamente in maniera evocativa il classico: "la Costituzione non si tocca, la difenderemo colla lotta!".

Finita la marcia tutti a casa, e tutti di nuovo intenti alla protezione e promozione dei propri interessi particolari. Per abbondante mezzo secolo. Tutti, nessuno escluso - salvo Marco Pannella.

A uno scontro uguale e contrario a quello di queste ore ci eravamo arrivati nel 1994: Arrivavano i barbari, era a rischio la tenuta democratica, i fascisti al governo erano un attacco alle istituzioni repubblicane, anche in quelle ore si parlava di vilipendio al capo dello Stato. La resistenza a quell'ondata pre-polulista (ma meno demagogica di quelle di oggi) si coalizzò attorno a una "gioiosa macchina da guerra". La guerra fu persa, ma con manovre di palazzo si passò a un governo tecnico e a un nuovo governo di salvaguarda repubblicana - che naturalmente durò poco ma servì per promuovere governi cugini tutti sempre presentati come necessari ma sistematicamente frutto di lotte intestine e a chi, in perfetta continuità col passato, continuava a perseguire interessi particolari in virtù della difesa della Costituzione.

In tutti questi anni le partecipazioni statali son tornate a esser necessarie, se non urgenti, son rimaste "golde share" dappertutto, e alle liberalizzazioni si son preferite le privatizzazioni regolarmente regalate agli amici degli amici. Tutti, salvo qualche sfigato finito in galera (pochissimi se paragonati agli infiniti procedimenti giudiziari aperti) hanno continuato ad apparecchiarsi tavole e tavolate senza render conto di niente a nessuno e non raramente per difendere la Costituzione.

Nel mondo le primavere scombussolavano regimi autoritari mentre da noi si manifestavano gli "indignati" (tra l'altro importandoli dalla Spagna). L'indignazione non è una categoria della politica, è un sentimento umano, peraltro di chi pensa di esser impotente di fronte agli scorni subiti, che si manifesta pubblicamente. Ma non "informa" la politica, la manda sonoramente affanculo.

E siccome in Italia si è sempre un po' diversi, se non anticipatori, questa indignazione si è fatta movimento politico che, in poco tempo è diventato maggioritario. Questa esplosione di rancore e risentimento (che comunque mai, e dico mai, è sfociata in un solo atto di violenza - questo va ricordato e per questo va ringraziato Beppe Grillo) è stata resa possibile da tutto quanto ricordato sopra. Visto che questa indignazione non aveva un ideale o una proposta, né tantomeno una classe dirigente derivata da esperienze consolidatesi negli anni altrove, ma solo tanta rabbia (magari perché era formato da esclusi dai meccanismi clientelari) questo Movimento è ben preso divenuto dirigibile da fuori e con dinamiche non democratiche - se non anti-democratiche.

Però quale sarebbe il soggetto politico che pienamente democratico al proprio interno? Quale politico poteva esser all'altezza del modello che si ergeva a difendere? Chi poteva scagliare la biblica prima pietra? Nessuno, tranne Pannella, ma Pannella si sa (esagero perché ormai non lo sa né dice più nessuno specie tra i presunti eredi) voleva convincere e non vincere. Non era dedito a colpire il proprio avversario ma accompagnarlo per un pezzetto di strada da far assieme per limitare qualche danno o conquistare una mezzoretta di libertà in più.

Oggi, quello andrebbe chiamato col suo nome, cioè "regime", mobilita le piazze perché
arrivano i barbari, è a rischio la tenuta democratica, è in atto un attacco alle istituzioni repubblicane, condito da vilipendio al capo dello Stato. O per il suo contrario.

E nessuno di lorsignori si lamenta del fatto che quelli da loro raccomandati e piazzati nelle varie TV pubbliche o private siano parte integrante di ciò quello che accede oggi in Italia da anni.

Per anni "Porta a Porta", la trasmissione televisiva più vista in Italia, ha dedicato (almeno) due volte l'anno ore al miracolo di Lourdes o al mistero del sangue di San Gennaro senza che un coltissimo mass-mediologo piuttosto che un cazzo di parlamentare membro della Commissione di Vigilanza RAI abbia nulla da ridire. Si promuovono superstizioni come se fossero fatti senza alcun problema perché la prossima superstizione potrebbe essere l'uscita dall'Euro o l'europeismo.

E voi mi capite che, se si parla di Cristo come se fosse realmente esistito, è il minimo che i vaccini possano passare alla storia perché causano l'autismo piuttosto che aver salvato milioni di vite umane. E' chiaro che se al minimo fatto, anche di costume, si intervistano, anzi, si mettono davanti alla bocca dei soliti tutti i microfoni a disposizione senza una domanda che sia una o senza un contraddittorio, alla fine ci ritroviamo coi maggiori giornali che in prima pagina mettono uno screenshot di uno che dice - pensate voi! - "sono molto arrabbiato" e l'altro che gli mette un like! E meno male che l'Italia è uno dei pochissimi paesi al mondo ad avere un ordine dei giornalisti!

Se non fosse stato per il New York Times, manco la benemerita Valigia Blu s'era posta il problema (anche qui rendiamoci conto della vacuità, egocentrismo e vanagloria di 'sti cazzi di scuole e festival del giornalismo onnipresenti), nessun "operatore dell'informazione" del Belpaese si sarebbe azzardato a verificare che il CV di uno sconosciuto professore di diritto che stava per esser comporre un governo corrispondesse a verità. Come nessuno aspetta di ascoltare l'originale delle risposte di un tedesco chiacchierone riprese in inglese da un giornalista belga prima di titolare in italiano una stronzata. Charlie Chaplin, o Mel Brooks, paion dilettanti di fronte a tutto questo...

Nel mio quartiere di Roma si vive circondati da sporcizia e immondizia, l'indignazione popolare dei resistenti si esprime imbrattando i muri con slogan per la Pelestina libera, i curdi arrestati da Ergogan e la scomparsa della dinastia dei Castro.

Potrei andar avanti con migliaia di esempi.

Cosa succederà nelle prossime ore non lo so, ma con queste premesse può succedere veramente di tutto, talmente tutto di tutto che, come sempre, alla fine non succederà niente. Niente di buono, niente di significativo, niente che non sia già successo tante altre volte. Forse manco le elezioni anticipatissime. Insomma, non stiamo facendo la storia.

Qualsiasi cosa succeda temo proprio che però a questo giro succederà senza di me. So di non esser all'altezza, e aggregarmi a chi agita lo spauracchio dell'arrivo dei barbari, della tenuta democratica, l'attacco alle istituzioni repubblicane, il vilipendio al capo dello Stato per rimanere a galla essendo concausa di tutto quello che stiamo vivendo francamente mi farebbe prender posizioni che non condivido. E se ho potuto continuare a far politica fino a oggi è stato principalmente perché ho potuto farla dicendo e facendo quello in cui credevo e che ritenevo di poter dire senza timore di confrontarmi con altri perché ero forte di un'analisi e proposta radicalmente diversa da tutti - spesso anche da quelli seduti dalla mia parte.

Non si tratta di affermare giustizia e purezza di una storia, tradizione o posizione politica particolare, si tratto solo di non rinunciare a ritenere che la politica sia qualcosa di diverso - e sicuramente ancora possibile - da quella di questi che persistono cogli interessi particolari contro quello generale.


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