5.09.2016

Contro la penalizzazione del negazismo

il Senato ha di nuovo modificato la legge sul "negazionismo" che prevede una pena "da due a sei anni se la propaganda, ovvero l'istitgazione e l'incitamento commessi in modo che derivi concreto pericolo di diffusione, si fondano in tutto o in parte sulla negazione della Shoah, o dei crimini di genocidio, dei crimini contro l'umanità e dei crimini di guerra, come definiti dagli articoli 6, 7 e 8 dello Statuto della Corte penale internazionale". 

A parte che l'Italia, malgrado lo abbia ratificato nel 1999, non ha ancora pienamente recepito tutte le norme dello Statuto di Roma della Corte dell'Aia, modificare la legge Mancino introducendo l'aggravante del negazionismo, oltre che minare la libertà di espressione anche delle più abiette idee o ideologie, andrebbe a creare la contraddizione per cui se si esaltasse la Shoah per incitare o istigare alla commissione di un crimine non si verrebbe puniti in egual maniera come se la si negasse.


Nella scorsa legislatura, in un'insolita unione laica delle forze, proprio assieme ai Senatori Giovanardi e Quaglieriello, coi quali non condivido praticamente nulla, riuscimmo a opporci con successo all'adozione definitiva di un testo peggiore (se possibile) dell'attuale. 

Se la proposta davanti al Parlamento fosse frutto di una sincera vicinanza a Israele - o al popolo ebraico generalmente inteso - credo che andrebbe accantonata una volta per tutte per lasciar spazio ad altri modi per manifestare tale amicizia. Oggi, molto peggio del negazionismo, è il permanere di un anti-sionismo che ritiene Israele il cancro del mondo da debellare definitivamente. Occorre fronteggiare questo odio militante con le armi della politica, del dialogo, del confronto storico e culturale. Certo, non è semplice avere a che fare col fascismo degli anti-fascisti, o anti-nazisti, della prima come dell'ultima ora, ma lì sta la differenza tra civiltà e barbarie. 

Il diritto penale fa già danni di suo, non diamogli un altro motivo per aggravare la sua posizione dominante.

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