Al direttore - Anche se a Mariarosa Mancuso  è parsa più espressiva la 
nuca che non  il volto di Géza Ròhrig, l'attore che impersona  il 
personaggio principale de "Il figlio di  Saul", quella pellicola è 
l'ennesima riprova  che di film sulla Shoah non ce ne saranno  mai 
abbastanza. In "Saul fia" si narrano le  ore finali della "vita" di un 
Sonderkommando  - un internato costretto a gestire efficientemente  lo 
sterminio di migliaia di persone  per poi subire la stessa orribile 
sorte. Con un  milione di euro e 28 giorni di riprese intense  e 
drammatici effetti sonori, l'esordiente  Laszló Nemes racconta orrori, 
alienazione,  speranze, odii, amori, religiosità, ribellione,  vergogna,
 viltà e ungheresità con un lirismo  sommesso di raro coinvolgimento. Il
 figlio di  Saul è il film da vedere in questa settimana  della memoria 
anche se gli altri li abbiamo  già visti e rivisti tutti. Magari 
indossando  proprio la vostra kippah.
 
 
No comments:
Post a Comment