4.05.2014

Cosa c'insegnano gli afgani

In queste ore in Afghanistan si vota per eleggere il successori di Hamid Karzai alla presidenza della repubblica islamica (si avete letto bene, proprio islamica). Malgrado nelle ultime settimane ci sia stato un ritorno in grande stile di violenti attentati e intimidazioni, in particolare rivolti alle presenze internazionali di osservatori elettorali e di giornalisti, gli afgani pare che abbiano tutte le intenzioni di non perdere l'occasione di praticare qualcosa che per decenni è stat loro preclusa: la possibilità di aver voce in capitolo nel governo del loro paese. 


Ero a Kabul durante le elezioni parlamentari del 2005 e in effetti era impressionante vedere come i 'volantini' elettorali fossero dappertutto, cicatrizzati sui muri, appesi agli alberi secchi, solidificati dal sole e la sabbia portata dal vento ammotinati un po' dappertutto. Erano le prime elezioni consentite nell'elettorato attivo e passivo anche alle donne che fecero del loro meglio per cogliere l'occasione.

E' sicuramente molto presto per poter valutare se e come funzioni la 'democrazia' in un paese che e' uscito, manu militari, da oltre trent'anni di conflitto interno e internazionale, ma questa grande partecipazione è di per sé molto significativa. Io non sono dell'opinione che occorra lasciare agli afgani la gestione dell'Afghanistan. Non si può pretendere la ownership se nessuno da tempo ha potutto possedere alcunché. Non lo dico perché ritenga l'Occidente superiore, lo dico perché passare dal terrore, la prepotenza e l'integralismo religioso e le varie occupazioni militari a un contesto che profumi di libertà e Stato di Diritto - e non di relativismo culturale - necessita molto tempo. 

Molto molto tempo. bBasterebbe pensare a cos'era l'Italia alle fine degli anni Quaranta...

Se fossi afgano voterei Abdullah Abdulla. Mi era parso un buon ministro degli esteri nel governo di transizione, qualcuno con cui potrebbe esser possibile affrontare il 'fattore oppio' in modo serio e strutturale, perché senza quella riforma l'Afghanistan avrà sempre due velocitả e quella dell'illegalitả sarả sempre doppia rispetto alla quella della legalitả.

Con la loro partecipazione di massa alle elezioni gli afgani ci insegnano che le libertả vanno praticate con responsabilitả e costantemente senza dar mai per scontato niente. In Europa troppo spesso ce ne dimentichiamo, e ce ne dimentichiamo per quanto ci riguarda sia per quanto riguarda coloro che abbiamo ritenuto di voler 'aiutare' colle forza nella ricerca di un futuro migliore.

E' da sperare che, comunque vadano le elezioni afgane, la presenza internazionale in Afghanistan non diminuisca. Occorre sicuramente trasformarla in una presenza sempre più civile e di buon senso o buon governo. Per questo occorre affrontare la questione della legalizzazione della produzione del papavero, altrimenti non si caverà un 'talibano' dal buco...

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