6.19.2013

In Combogia torna il paritito unico contro il Pannella indocinese

Per chi ha una certa età Cambogia vuol dire Khmer rouge e Khmer rouge vogliono dire genocidio. Su questo non esiste alcun dubbio. Per volere di Hun Sen, padre-padrone della Cambogia liberata da Pol Pot, dalla settimana scorsa però, per ovviare alla recondita possibilità che qualcuno voglia negare le atrocità che hanno colpito quel paese dal 1975 al 1975, farlo sarà reato punito con un paio d'anni di galera e una multa di 1000 dollari. Bene no? Neanche per sogno.

La legge, che a prima vista non si discosterebbe da analoghe decisioni adottate altrove contro la negazione della Shoà, sarebbe stata 'suggerita' a Hun, Sen che comanda a bacchetta il Partito del Popolo della Cambogia, da alcune dichiarazioni del parlamentare dell'opposizione Kem Sokha che avrebbe affermato che la famigerata prigione Toul Sleng, meglio conosciuta come S-21, non era gestita dai Khmer Rouge ma da quegli stessi vietnamiti che poi avrebbero cacciato Pol Pot e i suoi una volta per tutte. Una seconda lettura quindi fa emergere i veri motivi di questo zelo pro-veritate, sulla base del nuovo quadro normativo Kem Sokha rischia quindi due anni di carcere un modo come un altro per silenziare l'opposizione.

La nuova legge è stata adottata all'unanimità dal parlamento cambogiano perché i membri del Sam Rainsy Party e del Partito dei Diritti Umani, che si erano fusi creando una nuova formazione che si chiama Partito per il salvataggio nazionale della Cambogia CNRP, sono stati sospesi perché non più appartenenti ai parti coi quali erano stati eletti. La sospensione dei parlamentari e la legge 'anti-negazionismo' sono solo gli ultimi due esempi di come la Cambogia sia ormai decisamente incamminata verso il ritorno al partito unico con tutto quello che ciò comporta. Sebbene fiero nemico, seppur giovanissimo, dei Khmer Rouge, Hun Sen, che oggi ha 62 anni, negli ultimi 10 anni è divenuto il padrone assoluto della Cambogia. Fondamentale in questa sua folgorante carriera iniziata coll'elezione nel 1985 è stato il sostegno del Vietnam che ha sempre trattato il vicino come se fosse una sua provincia, allo stesso tempo la solita distrazione internazionale ha fatto sì che si privilegiasse la presenza di una sorta di stato cuscinetto in una zona dove traffici di ogni genere potessero avvenire pur di mantenere una presenza 'amica' al confine col colosso cinese.

A seguito degli accordi di pace di Parigi del 1993 la Cambogia fu affidata alle Nazioni unite per la sua ricostruzione e quindi 'obbligata' a riconoscere tutti i maggiori trattati internazionali fino allo Statuto di Roma della Corte penale internazionale. Gli accordi prevedevano un massiccio investimento in termini di presenza internazionale per ricostruire un paese decimato per fame, senza alcuna infrastruttura. Si reistituiva la monarchia, si avvia un percorso di creazione di istituzioni democratiche, almeno sulla carta, ma non prevedeva di la creazione di un tribunale ad-hoc per processare i crimini dei Khmer rouge. All'epoca lo zelante Hun Sen non disse nulla.

La proposta di una corte speciale fu fatta circolare intorno al 1997 dalla Cambogia stessa, ma l'effettiva entrata in vigore dello statuto del Tribunale speciale pei crimini commessi dai Khmer rouge tra il '75 e il '79 avvenne solo nel 2006 coll'elezione dei 30 giudici previsti. Nel 1998 i Khmer rouge, che ancora controllavano una zona al nord del paese, decisero di consegnare Pol Pot alla comunità internazionale perché venisse processato. Per l'appunto, Pol Pot mori nell'aprile di quell'anno in attesa che l'esercito cambogiano lo andasse a prendere.

Unico oppositore alle voraci politiche nazional-comuniste del premier è sempre stato Sam Rainsy. Gia' ministro delle finanze in formazioni non comuniste che pero' governavano assieme al Partito del popolo, Sam Rainsy ha guadagnato il consenso dei cambogiani proponendo delle riforme politico istituzionali ed economiche di stampo liberale. Il coraggio e la determinatezza, oltre che anche un'opposizione parlamentare organizzata con tecniche di ostruzionismo nonviolento gli hanno fatto guadagnare il soprannome di "Pannella indocinese", un nomignolo che e' diventato affiliazione politica una decina di anni fa quando Sam Rainsy e tutto i suo parlamentari si son iscritti al Partito Radicale.

Da quattro anni Sam Rainsy e la moglie vivono in esilio a Parigi perché alcuni dei loro interventi in parlamento son stati ritenuti talmente eccessivi da far loro sospendere l'immunità parlamentare e quindi esser arrestati per qualsiasi altro motivo - e in uno stato senza certezza del Diritto l'unica certezza diviene quella della pena utilizzata per motivi politici. Ad ogni tornata elettorale la Cambogia, che comunque anche al netto dei brogli riserva preferenze di tutto rispetto all'opposizione (intorno al 25%), scompare un leader politico, alle volte è un giornalista, altre un sindacaliste altre ancora qualche rappresentante di una ONG locale. Sam Rainsy potrebbe rientrare per le elezioni, previste a luglio, nel frattempo il Kem Sokha lo rappresenta, occorre vigilare con grande attenzione affinché quelle elezioni non passino alla storia per qualche martirio e pel ritorno della Cambogia al partito unico.


Pare che la Tailandia abbia negato il visto a Sam Rainsy per passar da quel paese e raggiungere la Cambogia...


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