La notizie che la Corte Penale Internazionale abbia
finalmente reso noto di aver avviato delle indagini su quanto accaduto
in Mali l'anno scorso è uno sviluppo necessario, anche se tardivo, che
corrisponde alle richieste che anche il Segretario del Partito Radicale
Nonviolento, l'avvocato maliano Demba Traoré, aveva condiviso colle
istituzioni italiane ed europee nel luglio dell'anno scorso. Dato che il
Mali è stato uno dei primi paese a riconoscere la giurisdizione della
Corte occorreva, fin da suibito, che questa fosse attivata nella ricerca
delle responsabilità delle violazioni del diritto umanitario
internazionale avvenute durante gli attacchi dei gruppi cosiddette
"terroristi" o "secessionisti".
Proprio perché tanto il Mali, teatro
delle operazioni di queste ore, quanto tutti i paesi europei che si
candidano a fornire assistenza all'esercivo maliano o sostegno logistico
all'avventata iniziativa francese hanno ratificato lo Statuto di Roma
occorre che vengano rispettati, se non altro, le norme contenute nelle
convenzioni di Ginevra e quindi nello statuto di Roma. Poi ci sarebbero
molte considerazioni politiche da fare ma ormai la politica, anche a
livello internazionale, è cancellata dalla necessità di far presto per
garantire il risultato, che in questo caso, ci si dice, sarebbe quello
di evitare che Bamako venga invasa e che un paese grando più di Francia e
Italia messe insieme cada nella mani di qualche migliaio di
"terroristi"...
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