A seguito della procedura di
infrazione aperta dalla Commissione Europea nei confronti di Gazprom, accusata
di violare le norme relative alla concorrenza in otto paesi dell’Est Europa, il
presidente Vladimir Putin ha emanato un decreto dal titolo assai eloquente: “Misure
per la protezione degli interessi della Federazione russa nelle attività delle
aziende russe all’estero”.
Le società russe considerate strategiche - e tra queste, per l’appunto, c’è Gazprom - potranno fornire informazioni ad autorità e organizzazioni straniere solo con il consenso del governo o di un organo esecutivo federale che sia autorizzato dall’esecutivo. Non solo. Il consenso servirà anche quando si tratterà, per tali società strategiche, di modificare accordi pregressi con soggetti stranieri, comprese le intese che riguardano i prezzi dei contratti del gas.
Le società russe considerate strategiche - e tra queste, per l’appunto, c’è Gazprom - potranno fornire informazioni ad autorità e organizzazioni straniere solo con il consenso del governo o di un organo esecutivo federale che sia autorizzato dall’esecutivo. Non solo. Il consenso servirà anche quando si tratterà, per tali società strategiche, di modificare accordi pregressi con soggetti stranieri, comprese le intese che riguardano i prezzi dei contratti del gas.
Marco Perduca (senatore
radicale, co-vicepresidente del Senato del Partito Radicale) e Giulio
Manfredi (Direzione Radicali Italiani):
Il decreto di Putin ha il merito
di cancellare qualsiasi dubbio sulla natura e sulla “mission” di Gazprom, che
costituisce da sempre lo strumento utilizzato da Putin per condizionare le
politiche, e i politici, dei Paesi europei, agendo sul ricatto energetico.
Ci auguriamo, non nell’interesse
dei radicali, ma nell’interesse di tutti i cittadini europei, che la
Commissione Europea vada avanti senza tentennamenti su tre fronti: la verifica
delle eventuali violazioni alla concorrenza da parte di Gazprom; il terzo pacchetto energetico europeo, che
prevede la separazione tra le attività di produzione e trasporto dell’energia;
il rilancio del progetto “Nabucco”, per
approvvigionamenti di gas non più sottoposti al controllo di Putin (e per una
Turchia sempre più agganciata all’Europa, in attesa del suo ingresso nell’Unione
Europea).
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