Dalla visita di venerdi' 6 luglio effettuata nel
quadro dell'iniziativa Boats4people assieme ad Anna Bucca dell'Arci
emerge che anche i CIE iniziano a essere sovrappopolati. Al centro di
Milo a Trapani, abbiamo visto 224 persone la' dove ce ne dovrebbero
stare 204, e' vero che e' stato chiuso il CIE di Serraino Vulpitta, si
spera per sempre vista la struttura piu' volte da noi denunciata come
non a norma, ma e' altrettanto vero che da Palermo partono due voli a
settimana per rimpatriare 30 tunisini a volta. Dei 224 presenti 184
erano per l'appunto tunisini, arrivati anche recentemente, mentre il
resto era composto da 7 egiziani, 5 marocchini 3 iracheni e 3 siriani, 2
palestinesi, 2 ganesi, oltre che croati, serbi, paraguaiani, cingalesi.
Almeno
un terzo dei presenti proveniva dal carcere dove aveva gia' scontato
una pena, un terzo era in attesa di risposta da parte della commissione
territoriale per una qualche forma di protezione (o ricorreva contro un
diniego). Tutti vivono insieme in una delle piu' moderne e recenti
strutture d'Italia che gia', pero', ha malfunzionamenti strutturali tali
da dover tagliare l'acqua per buona parte della giornata - che non
aiuta a mantenere la calma in questi giorni di gran caldo. Per via
dell'eccitazione frutto anche della nostra presenza non siamo potuti
entrare negli alloggi ma abbiamo visto la situazione solo da "oltre le
sbarre". Allo stesso tempo abbiamo potuto pero' parlare con alcuni
ospiti, molti dei non tunisini, ma anche alcuni di questi, sono persone
che in Italia vivevano e lavoravano ma che per scadenza di documenti o
problemi colla giustizia, spesso confronti colle forze dell'ordine o per
piccoli reati legati alla "droga" sono entrati nel labirinto delle
incertezze della giustizia italiana che per i non italiani e' spesso
ancora piu' intricato.
Il governo
Monti ha confermato lo stato d'emergenza der quanto riguarda
l'immigrazione ma non ha ben chiarito quali siamo i necessari ritocchi
dal punto di vista delle politiche, e quindi delle risorse, che possano
consentire l pieno rispetto dei diritti umani delle persone private
della propria liberta' in virtu' di tale emergenza. Grave infine la
decisione di non aver voluto emanare un decreto flussi ne' di aver dato
un segnale verso la regolarizzazione del mezzo milione di non italiani
che spesso hanno un lavoro, perche' e' solo attraverso la legalità e la
regolamentazione, seppur complicata, del fenomeno che si potra' dare una
risposta in linea colla nostra costituzione e gli obblighi che l'Italia
ha nei confronti dei trattati internazionali che ha ratificato.
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