7.07.2012

Anche il CIE di Milo e' vittima dei tempi della giustizia e delle leggi criminogene italiane. Regolarizzare immigrati fa bene a stato di diritto ed economia

Dalla visita di venerdi' 6 luglio effettuata nel quadro dell'iniziativa Boats4people assieme ad Anna Bucca dell'Arci emerge che anche i CIE iniziano a essere sovrappopolati. Al centro di Milo a Trapani, abbiamo visto 224 persone la' dove ce ne dovrebbero stare 204, e' vero che e' stato chiuso il CIE di Serraino Vulpitta, si spera per sempre vista la struttura piu' volte da noi denunciata come non a norma, ma e' altrettanto vero che da Palermo partono due voli a settimana per rimpatriare 30 tunisini a volta. Dei 224 presenti 184 erano per l'appunto tunisini, arrivati anche recentemente, mentre il resto era composto da 7 egiziani, 5 marocchini 3 iracheni e 3 siriani, 2 palestinesi, 2 ganesi, oltre che croati, serbi, paraguaiani, cingalesi.
Almeno un terzo dei presenti proveniva dal carcere dove aveva gia' scontato una pena, un terzo era in attesa di risposta da parte della commissione territoriale per una qualche forma di protezione (o ricorreva contro un diniego). Tutti vivono insieme in una delle piu' moderne e recenti strutture d'Italia che gia', pero', ha malfunzionamenti strutturali tali da dover tagliare l'acqua per buona parte della giornata - che non aiuta a mantenere la calma in questi giorni di gran caldo. Per via dell'eccitazione frutto anche della nostra presenza non siamo potuti entrare negli alloggi ma abbiamo visto la situazione solo da "oltre le sbarre". Allo stesso tempo abbiamo potuto pero' parlare con alcuni ospiti, molti dei non tunisini, ma anche alcuni di questi, sono persone che in Italia vivevano e lavoravano ma che per scadenza di documenti o problemi colla giustizia, spesso confronti colle forze dell'ordine o per piccoli reati legati alla "droga" sono entrati nel labirinto delle incertezze della giustizia italiana che per i non italiani e' spesso ancora piu' intricato.
Il governo Monti ha confermato lo stato d'emergenza der quanto riguarda l'immigrazione ma non ha ben chiarito quali siamo i necessari ritocchi dal punto di vista delle politiche, e quindi delle risorse, che possano consentire l pieno rispetto dei diritti umani delle persone private della propria liberta' in virtu' di tale emergenza. Grave infine la decisione di non aver voluto emanare un decreto flussi ne' di aver dato un segnale verso la regolarizzazione del mezzo milione di non italiani che spesso hanno un lavoro, perche' e' solo attraverso la legalità e la regolamentazione, seppur complicata, del fenomeno che si potra' dare una risposta in linea colla nostra costituzione e gli obblighi che l'Italia ha nei confronti dei trattati internazionali che ha ratificato.

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